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 2011  marzo 02 Mercoledì calendario

USA, L´ASSALTO DELLA DESTRA METTE IN PERICOLO LA RIPRESA CON TAGLI FEROCI ALLE SPESE - NEW YORK

Per la Goldman Sachs gli Stati Uniti ora rischiano addirittura una ricaduta nella recessione. Per il chief economist dell´agenzia di rating Moody´s «l´America perderà 700.000 posti di lavoro in due anni». Colpa dello choc energetico, del caro-petrolio provocato dagli eventi della Libia? Macché: il pericolo più grave per la ripresa viene dall´assalto della destra repubblicana al debito pubblico. Una manovra di tagli alla spesa pubblica così feroci, che 320 economisti hanno firmato una lettera collettiva per mettere in guardia contro quello che sta per accadere. «Tagli di spesa di questa entità sono un colpo mortale alla forza dell´economia americana», si legge nel loro appello alla nazione. A maggior ragione, se si dovesse arrivare al fatidico "shutdown": cioè la chiusura degli uffici federali, la paralisi di molti servizi pubblici per mancanza di fondi in bilancio.
Per ora questo scenario estremo è rinviato. Non sarà venerdì 4 marzo il giorno dell´Apocalisse. Ieri un accordo in extremis tra repubblicani e democratici ha regalato un po´ di ossigeno. Ma è una tregua cortissima, appena due settimane di rinvio prima di arrivare alla stretta finale. E i repubblicani si sono fatti pagare a caro prezzo i loro voti: subito 4 miliardi di tagli alla spesa pubblica. Fra due settimane vorranno incassare anche il resto: almeno 60 miliardi di tagli immediati. Altrimenti, senza i voti della destra che ha la maggioranza alla Camera, non passerà l´innalzamento legale del tetto sul debito pubblico federale. Raggiunta la soglia massima fissata a 14.300 miliardi, il Tesoro si troverebbe allora nell´impossibilità di rifinanziarsi con emissioni aggiuntive di titoli pubblici. Donde la soluzione estrema: "shutdown". Ma l´alternativa non è molto migliore. Cedere alle richieste della destra, per Obama vuol dire accettare tagli brutali ai programmi di spesa che considera irrinunciabili: scuola, ricerca, ambiente. Poi toccherà a pensioni e sanità. La destra ha già preannunciato le prossime offensive contro la Social Security e il Medicare, due conquiste che risalgono rispettivamente al New Deal di Franklin Roosevelt negli anni Trenta e alle riforme kennedyane degli anni Sessanta. E´ la promessa di uno Stato minimo, dissanguato di risorse, che la nuova destra ha sancito nel suo patto con la base: "100 miliardi di tagli", stava scritto nel contratto con gli elettori che portò il partito repubblicano alla vittoria nel novembre scorso, alle elezioni legislative di mid-term.
Ci sono almeno 87 "pasdaràn" del partito repubblicano che devono la loro elezione al movimento populista del Tea Party. Una corrente dell´opinione pubblica è intransigente fino al fanatismo, animata dal fervore dell´ideologia anti-Stato, anti-tasse, anti-politica. Il Tea Party tiene sotto tiro i "suoi" eletti, pronto a denunciare ogni patteggiamento col nemico. Il vento di destra in una parte dell´opinione pubblica è così forte, che i paragoni col passato forse non valgono più. Il precedente che tutti ricordano è quello del 1995. Anche allora un presidente democratico, Bill Clinton, fu sconfessato dagli elettori nel voto legislativo di mid-term e si trovò in minoranza al Congresso. Anche allora ci fu uno scontro che impedì di approvare il bilancio nei tempi legali. Alla fine del 1995, e poi ancora nel 1996, per ben due volte ci fu lo "shutdown", gli uffici pubblici paralizzati per settimane. Alla fine i cittadini persero la pazienza, incolparono per lo stallo l´intransigenza della destra, il vento cambiò e Clinton fu rieletto. Stavolta però i sondaggi sembrano indicare una situazione diversa. La maggior parte degli elettori indipendenti, i moderati di centro, secondo l´ultima indagine demoscopica del Washington Post attribuirebbero la colpa dello stallo a Obama, non alla destra (37% contro 32%). Questo spiega l´arrendevolezza dei democratici, che ieri anche al Senato (dove conservano la maggioranza) hanno accettato i tagli immediati di 4 miliardi voluti dalla destra. Lo stesso Obama continua ad offrire ramoscelli d´ulivo al suo avversario repubblicano John Boehner, il presidente della Camera. E in tutto il paese si estende a macchia d´olio l´altra offensiva della destra: quella dei governatori repubblicani contro i diritti sindacali dei pubblici dipendenti. Dopo il Wisconsin, paralizzato tre settimane, è la volta dell´Ohio: anche lì un governatore repubblicano vuole togliere agli statali il diritto di sciopero. Contro questo "assalto finale" ai diritti sindacali sono sfilati in 70.000 a Madison, la piccola capitale del Wisconsin: è dai tempi della guerra del Vietnam che non si vedeva una protesta di quelle dimensioni. Ma il governatore repubblicano Scott Walker ha ribadito ieri il suo ultimatum: «Se non accettate il mio piano, tagli ai salari e licenziamenti degli statali saranno ancora più pesanti». Altrimenti, sostiene l´uomo-simbolo della destra, il Wisconsin potrebbe essere il primo degli Stati Usa a rischiare la bancarotta, innescando una spirale di cui nessuno osa immaginare le conseguenze.