Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 01 Martedì calendario

1marzo, ECCO IL NUOVO RE ITALIANO MA SUL NOME NON C´È INTESA - Sembra tutto in ordine: tranne il numero, la qualifica e la spiegazione

1marzo, ECCO IL NUOVO RE ITALIANO MA SUL NOME NON C´È INTESA - Sembra tutto in ordine: tranne il numero, la qualifica e la spiegazione. Mi spiego meglio. Manuali, quaderni e sillabari sono già spalancati ad accogliere Vittorio Emanuele come loro venerato sovrano. Ma si dovrà chiamarlo Primo oppure Secondo (romanamente I o II?). E Re d´Italia o Re degli Italiani? Ancora: è diventato tale per decreto divino o per volere del popolo? Sarà pure una controversia formale, ma appassiona sia gli uomini della strada che le pensose diplomazie europee. Ecco, per esempio: una circolare del ministero per gli Affari esteri dell´impero austriaco, Johann Bernhard conte di Rechberg, inviata ieri mattina ai rappresentanti imperiali all´estero, avanza un´esplicita protesta per l´adozione del titolo di "Re d´Italia" da parte del sovrano piemontese. Passa qualche ora e, a Roma, nell´atrio dell´Università, un gruppo di studenti incorona un busto di Vittorio Emanuele, infervorandosi a scrivervi sotto questa leggenda: «Re d´Italia per la divina provvidenza e per il voto nazionale». Sempre a Roma, gli alunni dell´Accademia di Belle Arti di San Luca hanno affisso sui muri dell´edificio un ritratto del sovrano subalpino con corona d´alloro e bandierine tricolori, senza troppo specificare le sue attribuzioni anche nel timore che qualche coscienzioso zuavo accorresse ad ammanettarli. Sempre stamane, alle Assise di Torino, il gerente del giornale L´Armonia, forse il più clericale d´Italia, è stato condannato a due anni di carcere, tremila lire di multa e sospensione dall´attività giornalistica fino a estinzione di pena per aver dubitato che a Vittorio Emanuele spettasse una qualifica diversa da quella di Re di Sardegna. Ciascuno, d´altronde, prende ordini da chi vuole e può: e all´Armonia fonti autorevoli e venerande hanno assicurato che nessuna autorità supertemporale ha investito il sovrano subalpino di dignità che provengono da Dio, sia pure filtrate dal suo vicario in terra (per essere più chiari, da Roma si comunica a tutti i prelati d´Italia e ai loro più fervidi fedeli che le trattative in corso tra il conte di Cavour e l´abate Carlo Passaglia in merito a una conciliazione tra la Santa Sede e la nuova Italia sono a un punto morto per preciso volere di Sua Beatitudine). A Torino, il Senato si riunisce tra oggi e domani. Ma già s´intravede cosa potrà venirne fuori. E su due punti della questione sembra che l´accordo sia cosa fatta: è meglio adottare la dizione di Re d´Italia che quella di Re degli Italiani, ed è opportuno chiarire che il sovrano assume questo titolo «per sé e per i successori», come accade in qualunque monarchia ereditaria. Più spinosa la questione che abbiamo chiamata "del numero". Primo, o secondo? Alcuni esponenti della Camera alta sarebbero del parere che Sua Maestà assumesse il titolo di Vittorio Emanuele I, poiché, se è vero che è "secondo" di Sardegna, nessuno potrebbe negare che in Italia egli esordisce appena, e allora perché rinunziare al fascino di questa novità? Quella dei "primisti" è però una minoranza. Gli si è obiettato che, nel mantenere inalterato il proprio titolo pur cambiando potere e dignità, i Savoia hanno offerto una consuetudine invalicabile. E qui gli storici dell´alto consesso hanno offerto, tra qualche emergente sintomo di noia tra i "patres conscripti", lezioni incontrovertibili. Sia quando Amedeo VIII assunse il titolo di duca di Savoia che quando Vittorio Amedeo II si fregiò della dignità di re di Sicilia e poi di Sardegna, i loro titoli restarono immutati. Tutti continuarono a chiamarli rispettivamente Amedeo VIII e Vittorio Amedeo II. Perché contraddire, dunque, memorie care a una dinastia che Ludovico Antonio Muratori chiamava - e qui la voce dei "secondisti" rasentò il singhiozzo - «di gran lignaggio e fra le più nobili e antiche dei principi d´Europa». A lubrificare il dibattito sono valse voci provenienti da Londra: dicono che, in breve, il governo di Sua Maestà si propone di riconoscere il nuovo re comunque si chiami. Il che assegna un nuovo punto ai fautori del "numero II", a parere dei quali - è questa la dizione preferita dal governo - il sovrano assumerà il titolo «per grazia di Dio e volontà della Nazione». Un breve strascico di dibattito si sono concessi i fautori della soluzione "Vittorio Emanuele II". Gli ambasciatori stranieri, essi argomentano, sono stati accreditati presso Vittorio Emanuele II. Se ora egli diventa Vittorio Emanuele I, i ministri di mezzo mondo sono costretti a procurarsi nuove credenziali. Se dovessero mandare al nuovo re dei dispacci o degli incartamenti, che numero dovrebbero scrivere sulla busta? Si sa che le discussioni procedurali possono prolungarsi all´infinito, poco pietose, come sono, dell´impazienza dei popoli. Meno che mai piacciono agli umoristi. Ci sarà qualche ambasciatore che manda una lettera al re non ricordando se si chiama Primo o Secondo. E che dramma è? Al massimo si avverte il postino: così ha suggerito - forse con limitata riverenza dinastica - un redattore dell´Arlecchino. Della corrispondenza, e non solo di quella reale, si parla molto in questi giorni. Oggi, infatti, con la riorganizzazione unitaria di tutti gli uffici nascono a tutti gli effetti le poste italiane. Dal primo gennaio i francobolli della IV Emissione di Sardegna sono ammessi in tutte le province del nord e del centro del nuovo Stato in via di formazione, mentre nei territori del sud da un anno non circolano più timbri filatelici ufficiali. Ma l´emissione della prima serie italiana di francobolli ormai è realtà.