Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 02 Mercoledì calendario

“Abbiamo i voti in Aula Non possono legarci le mani” - Non è un dettaglio che la lettera con la quale viene chiesto a Fini di sollevare il conflitto di attribuzione sia stata firmata anche dal capogruppo della Lega Reguzzoni

“Abbiamo i voti in Aula Non possono legarci le mani” - Non è un dettaglio che la lettera con la quale viene chiesto a Fini di sollevare il conflitto di attribuzione sia stata firmata anche dal capogruppo della Lega Reguzzoni. Berlusconi ha voluto che anche Bossi mettesse le sue impronte digitali su un vero e proprio atto di guerra non solo nei confronti dei magistrati milanesi. Nel mirino c’è l’inquilino di Montecitorio che dovrà decidere come gestire questa bomba atomica. Non ci sono precedenti e Berlusconi lo aspetta al varco: Fini agirà come leader politico del Fli o si atterrà al suo ruolo istituzionale superpartes? Secondo il premier dovrà inviare la questione all’aula e non mettere i bastoni tra le ruote. «Abbiamo i voti per far passare quello che vogliamo. E Fini non può legarci le mani: le prerogative dell’aula non possono essere intaccate da nessuno». Ma c’è un altro destinatario delle manovre berlusconiane: il Capo dello Stato. Ecco, il Presidente della Repubblica ha cercato in tutti i modi di evitare che scoppiasse un conflitto istituzionale e a più riprese ha chiesto al premier di presentarsi a giudizio, convinto che il processo «si svolgerà e concluderà secondo giustizia». Per il Cavaliere il suo giudice naturale è il Tribunale dei ministri e per questo ha sollevato il conflitto di attribuzione. E’ prevalsa la linea durissima. Sono stati tacitati i consiglieri moderati (ministro della Giustizia Alfano in testa) con l’obiettivo di fermare la sfilata di ragazze ed escort in tribunale e la sentenza che già prevede di condanna. Se i magistrati andranno avanti comunque, nonostante il conflitto di attribuzione, allora Berlusconi avrà la possibilità di sparare la seconda testata nucleare: il voto parlamentare sulla improcedibilità in attuazione dell’articolo 96 della Costituzione. E questo perché il premier avrebbe agito «per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo». Già perché la tesi è che la telefonata in Questura per il rilascio di Ruby Berlusconi l’avrebbe fatto per evitare un incidente diplomatico: credeva veramente che la ragazza marocchina fosse la nipote di Mubarak. Quella del presidente del Consiglio è una manovra in due tempi. Lo stesso avvocato Longo però osserva che ai magistrati di Milano non conviene andare avanti. «La sentenza della Consulta potrebbe annullare tutto il loro lavoro. E poi - si chiede Longo - perché quando sono i magistrati a sollevare il conflitto di attribuzione i processi vengono sospesi in attesa della Corte Costituzionale e quando invece lo fanno altre istituzioni non dovrebbe valere?». Al di là degli aspetti tecnici, la questione è squisitamente politica. La Lega fa quadrato attorno al Cavaliere nel giorno in cui viene deciso di mettere la fiducia sul federalismo municipale. Fiducia chiesta e ottenuta da Bossi, il quale ha spiegato di non volere sorprese oggi in aula, nonostante il centrodestra ha una maggioranza sicura. Teme agguati da parte dei deputati del gruppo dei Responsabili in fibrillazione perché non stanno incassando le nomine promesse dal premier. Certo non è un caso che la richiesta di sollevare il conflitto di attribuzione sia arrivata nello stesso giorno in cui il governo ha posto la fiducia sul federalismo fiscale. Dando al leader del Pd Bersani il facile destro per gridare che questo è «federalismo salvaprocessi...». Ma tant’è: Berlusconi ora si sente più forte. Al voto di fiducia di oggi vuole mettere nero su bianco di avere più di 321 deputati grazie a nuovi arrivi. I numeri aumentano e nelle prossime settimane ne arriveranno altri 4-5 deputati. «Adesso però - spiega Daniela Santanchè che è stata protagonista dell’operazione allargamento maggioranza - siamo più selettivi». Il Cavaliere considera questa nuova maggioranza omogenea. Nessuno di quelli che sono saliti sul carro del centrodestra vuole andare a casa. Chi ha fatto il salto si è bruciato i ponti alle spalle e tutti sono obbligati a votare tutto ciò che verrà loro proposto. Quanto ai posti nel governo, chi scalpita deve pazientare ancora un po’ perché ci sono diverse caselle da sistemare. Sembra che ci siano problemi con i leghisti che vorrebbero di nuovo il ministero dell’Agricoltura che Galan dovrebbe lasciare per l’ingresso dell’ex Udc Saverio Romano. Il giro di poltrone sta complicando un po’ i piani del Cavaliere, ma solo di un po’.