Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 2/3/2011, 2 marzo 2011
L’ORO VOLA AL RECORD STORICO
Quotazioni al record storico per l’oro, che nella serata di ieri ha superato di qualche decina di cents il picco di 1.432,50 dollari l’oncia che aveva raggiunto il 7 dicembre. L’argento, intanto, è salito ai massimi da marzo 1981, superando 34,60 $/oncia.
Il metallo giallo, che aveva iniziato l’anno in tono minore, sta accelerando i rialzi sull’onda dei disordini in Nordafrica e Medio Oriente. La fuga dal rischio, verso il più tradizionale dei beni rifugio, è il motore principale del rally di questi giorni, ma un ruolo importante lo sta giocando anche l’allarme crescente per l’inflazione, generata dai forti rincari delle materie prime e in particolare il petrolio, che ieri ha ulteriormente guadagnato terreno per chiudere nel caso del Brent in rialzo di oltre il 3%, sopra 115 dollari al barile, il massimo da due anni e mezzo.
A gonfiare gli acquisti di oro negli ultimi giorni, tuttavia, ha contribuito molto probabilmente anche l’identità degli investitori: è verosimile che l’interesse verso il lingotto sia sia risvegliato in modo particolarmente impellente proprio in Nord Africa e in Medio Oriente, dove i listini azionari stanno crollando. Ieri la borsa saudita ha perso il 6,8%, il ribasso più forte da novembre 2008. Da metà febbraio, la capitalizzazione è diminuita di quasi il 20 per cento. I paesi mediorientali, secondo le statistiche del World Gold Council, nel 2010 hanno rappresentato circa un decimo dei consumi mondiali di gioielleria, monete e altri investimenti in oro fisico, per un totale di 246,1 tonnellate. Riad ha fatto la parte del leone, con 88,7 tonn. Molto più ridotta, anche se in forte crescita, la quota del Medio Oriente negli investimenti in Etf e simili: 26,3 tonnellate su un totale di 1.333 nel mondo.
Il peso degli investitori di paesi emergenti potrebbe anche spiegare in parte l’anomalia costitutita dalla performance piuttosto debole degli Etf sull’oro fisico: in febbraio, mentre le quotazioni dell’oro salivano del 6%, i lingotti accantonati dall’Spdr Gold Trust diminuivano per il quinto mese consecutivo (-520.580 once), il declino più lungo dalla loro creazione nel 2004. Un’ulteriore conferma del grandissimo successo delle monete arriva invece dalla Uk Royal Mint, la zecca britannica, che nel quarto trimestre 2010 ha utilizzato per il conio 35.113 once d’oro, quasi il triplo rispetto a un anno prima, e 170.251 once d’argento, oltre il quadruplo.
Gli analisti osservano anche un’altra circostanza insolita sui mercati: in questi giorni il dollaro non sta affatto beneficiando della ricerca di beni rifugio. Ieri anzi il biglietto verde è scivolato ai minimi da 4 mesi nei confronti di un paniere delle principali valute. «Normalmente quando c’è una crisi i fondi si buttano sui dollari americani, ma questa volta non è così – osserva John Meyer di Fairfax – Soprattutto gli investitori mediorientali in questo periodo sembrano preferire l’euro come moneta più stabile e sicura. L’idea di comprare il dollaro "imperialista" probabilmente non piace al dittatore medio nordafricano. E questo potrebbe favorire anche l’oro».