ROCCO MOLITERNI, La Stampa 1/3/2011, 1 marzo 2011
La Gam si fa in quattro - Malinconia, Linguaggio, Anima e Informazione: sono i quattro temi-percorso intorno ai quali la Galleria d’Arte Moderna di Torino riallestisce le proprie collezioni da giovedì prossimo
La Gam si fa in quattro - Malinconia, Linguaggio, Anima e Informazione: sono i quattro temi-percorso intorno ai quali la Galleria d’Arte Moderna di Torino riallestisce le proprie collezioni da giovedì prossimo. «Due anni fa - ricorda Danilo Eccher, direttore della Gam e artefice del progetto - abbiamo pensato di ridefinire l’identità del museo, puntando su un nuovo criterio espositivo, che superasse i vecchi metodi cronologici». Nacque l’idea di affidare a quattro intellettuali non legati al mondo dell’arte altrettanti temi che facessero da fil rouge per leggere le collezioni del museo che vanno dall’Ottocento a oggi. «L’idea ha avuto successo - dice ancora Eccher -. Proprio in questi giorni abbiamo presentato il voluminoso catalogo che documenta il primo esperimento, che si snodava attraverso Veduta, Genere, Infanzia e Specularità». Ora si riparte. Questa volta sono stati coinvolti lo psichiatra Eugenio Borgna (Malinconia), il filosofo Sebastiano Maffettone (Linguaggio), il teologo Vito Mancuso (Anima) e il fisico Mario Rasetti (Informazione). Tutti hanno elaborato un testo teorico, che è servito per andare a «pescare» le opere fra le migliaia nel patrimonio della Gam. «Ma più che sulla singola opera di un artista, questa volta abbiamo lavorato sulla poetica che lo caratterizza. Ad esempio nel percorso della malinconia s’incontrano più lavori di Casorati, come nel caso del linguaggio c’è un’intera sala di Fontana». Il viaggio parte al secondo piano con la Malinconia. «L’abbiamo considerata, sulla falsariga del testo di Borgna, non come suggestione letteraria ma come disagio psichico». Così ad esempio nella prima sala campeggia l’ottocentesco Pazzo di Onetti e non distante c’è la Cella delle pazze di Giacomo Grosso. La malinconia può essere anche interpretata come assenza, di qui la sala con La ragazza rossa di Modigliani e il Requiem di Paolini. «Ma c’è anche una malinconia del paesaggio - dice ancora Eccher -, così abbiamo scelto Dans mon pays di Chagall e sul versante contemporaneo Sorge la luna di Calzolari». Alla malinconia come solitudine si rifà invece la splendida sala con cinque Casorati, dal poco visto L’uomo con le botti ai celeberrimi La donna e l’armatura eDaphne a Pavarolo . Non mancano Manzù, Campigli, la metafisica di De Chirico, Melotti. Poi si passa al Linguaggio. «Un tema che si può articolare in vari modi. C’è il racconto sulla tela come nel caso della Pia de’ Tolomei di Carlo Arienti o nella Battaglia di Legnano di Massimo d’Azeglio, ma c’è anche il quadro che si fa alfabeto o il linguaggio che si “azzera”». Così si va dalla Compenetrazione iridescente di Balla ai tagli di Fontana (un’intera sala con una grande scultura gialla sul pavimento), per approdare a Warhol, Scarpitta, Burri. E il linguaggio più vicino alla politica è rappresentato da Sironi, Guttuso e Balestrini con il suo La Quinzaine che chiude il percorso. La cavalcata lungo il tema dell’anima si apre con le tele fine Ottocento di Gastaldi ( San Luigi , L’innominato , Savonarola ). Colpiscono la grande sala in cui un’installazione di Hermann Nitsch si confronta con due combustioni di Nunzio e quella in cui una scultura di Yves Klein dialoga con due Hayez. Ci sono anche anime «peccaminose» (Mosso), un Medardo Rosso accanto a un Cy Twombly e un’imponente e recentissima montagna di Kiefer. Il tema dell’Informazione parte dagli elementi naturali (paesaggi dell’800), passa attaverso Merz, Pinot Gallizio, Piacentino, Buren, Pistoletto, Manzoni, Cragg. A chiuderlo è Pedro Cabrita Reis. «Lavorare a Torino - conclude Eccher, che ha diretto musei civici a Bologna e Roma - è una sfida. Da un lato la città ha un grande patrimonio museale e dall’altro una capacità di innovazione che non è sempre facile trovare altrove. In questo senso penso sia giusta la definizione di città-laboratorio».