Massimo Agostini, Il Sole 24 Ore 2/3/2011, 2 marzo 2011
L’AGRICOLTURA CONQUISTA I GIOVANI
L’agricoltura attraversa una fase di grandi cambiamenti, mentre i suoi conti non sono certo granché. Anche il numero degli occupati nel settore, in base ai dati Istat, risulta statico, o addirittura in flessione. Ma questo non toglie l’interesse per un’attività che sul piano imprenditoriale e professionale sembra offrire ancora sbocchi interessanti.
Un indicatore di questa tendenza arriva dalle iscrizioni alle 23 facoltà di Agraria, in crescita dal Nord al Sud Italia. Il confronto tra gli ultimi due anni accademici, 2009-10 e 2010-11, mette in luce addirittura un incremento degli iscritti a due cifre in quasi tutti gli atenei. Dal +6,5% segnalato dall’università di Perugia, si sale infatti al +12,4% di Padova, al +17,9% di Bologna, fino al +23,5% di Milano, con impennate a Napoli e Bari, rispettivamente, del 27,1 e del 30,1 per cento.
«Dal nostro osservatorio – riferisce Francesco Pennacchi, coordinatore nazionale delle facoltà di Agraria e preside a Perugia – non possiamo che confermare un trend di aumento che negli ultimi anni, oltre tutto, è in controtendenza rispetto al calo demografico e al numero degli studenti, più o meno ventenni, che si affacciano per la prima volta all’università. Ragazzi che mostrano, grazie anche ai messaggi dei media, un interesse crescente per il settore agroalimentare, la sicurezza degli alimenti e la loro qualità, ma anche per i corsi di laurea più innovativi».
Certo, che poi tra le iscrizioni all’università e i posti di lavoro ci sia una stretta correlazione sarebbe azzardato. «È chiaro che i numeri vanno sempre scremati – continua Pennacchi – Dei 6-7mila studenti iscritti in Italia, un 20-25% si arena entro i primi due anni e quelli effettivamente motivati a seguire i contenuti dei corsi si riduce alla fine a un 30%. In compenso il 54% trova impiego entro un anno».
«La crescita nel mercato del lavoro della domanda di consulenti e tecnici preparati negli ultimi vent’anni è stata sorprendente – aggiunge Andrea Sisti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali – Questo non solo per l’aumentata richiesta di qualità e sicurezza degli alimenti, ma anche per tutte le problematiche che legano la filiera agroalimentare al territorio, alla gestione del paesaggio rurale e del verde urbano».
Per la Coldiretti si tratta di «uno degli effetti dell’ampliamento del perimetro in cui era confinata in passato l’attività agricola. Un processo avviato nel 2001 con la legge di orientamento che l’anno scorso, ad esempio, ha allargato con un decreto dell’Economia la platea dei prodotti tassati in base al reddito agrario: oltre ai prodotti freschi di panetteria, sfarinati da granella secchi, radici, tuberi, frutta in guscio, grappa, malto, birra, le cui produzioni rientrano ora a tutti gli effetti nell’attività agricola». L’organizzazione agricola mette però sul tavolo altre due considerazioni. La prima, è che sul totale di 210mila aziende agricole che in Italia assumono manodopera, circa 30mila sono condotte da giovani agricoltori al di sotto di 40 anni: «A dimostrazione – sostiene – che le aziende condotte da giovani sono più dinamiche delle altre».
La seconda è che l’interesse verso le opportunità occupazionali del settore agricolo allargato è tangibile anche per le novità introdotte con l’applicazione della cosiddetta riforma Gelmini. Il riordino degli Istituti tecnici e professionali ha ampliato infatti l’offerta di istruzione e formazione dedicata al settore, sia per i 126 Istituti tecnici, che per i 208 Istituti professionali con indirizzo agroalimentare. Un riordino che prevede stage, periodi di alternanza tra scuola e lavoro, tirocini, con la partecipazione attiva nelle attività delle imprese. Per Confagricoltura non è da escludere che «l’agricoltura, soprattutto in una fase di crisi generalizzata dell’economia, sia vista come un bene rifugio anche sul piano occupazionale. Le prestazioni previdenziali in questo settore possono fungere da “ammortizzatore sociale”, perché assicurano al lavoratore una copertura».
E l’agricoltura sarebbe appetibile in particolare per i giovani, visto che «i dati Inps – osservano alla Confederazione delle imprese agricole – il 47% dei dipendenti ha meno di 40 anni». Figure comunque attente alle nuove attività e opportunità professionali alle quali le ultime riforme della Politica agricola comune hanno dato un’accelerazione sempre più spinta. «Nel quadro della multifunzionalità, settori come quelli dell’agriturismo, del fotovoltaico e delle energie rinnovabili in generale possono offrire davvero nuove chance occupazionali».