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 2011  marzo 02 Mercoledì calendario

GHEDDAFI JR E LA TESI «COMPRATA». L’IMBARAZZO DELLA LONDON SCHOOL —

Quale università poteva permettersi di ospitare in video conferenza il colonnello Gheddafi? Appena tre mesi fa, il 2 dicembre 2010, nell’affollata aula magna della London School of Economics, uno degli atenei più prestigiosi in Europa, il dittatore libico comparve in diretta sullo schermo, giusto il tempo per dire che l’attentato di Lockerbie (21 dicembre 1988, una bomba sul volo Pan Am 103, 270 morti) fu un complotto organizzato da Reagan e dalla Thatcher con l’intento di scaricargliene addosso la responsabilità e che la famiglia del terrorista Megrahi, rilasciato dalla Scozia e rimpatriato nell’agosto 2009 a Tripoli in precarie condizioni di salute, ha oggi intenzione di fare causa al Regno Unito per il trattamento ricevuto durante la prigionia. Molti ragazzi, e fra loro alcuni intellettuali del livello del sociologo Lord Giddens (uno dei padri del New Labour) erano lì ad ascoltare le «riflessioni» del numero uno del regime nordafricano. Non era semplice scomodare Gheddafi per occasioni del genere. Eppure la London School of Economics (Lse) riuscì nel colpo. Ed eravamo alla vigilia della rivolta. Adesso quel video, che è visibile in internet, crea non pochi imbarazzi a una delle università di eccellenza del Regno Unito. E non è l’unica nota che stona nelle relazioni speciali fra la Lse e la famiglia Gheddafi. I punti controversi sono parecchi. E il più suggestivo e scomodo riguarda la tesi di dottorato che Saif al Islam, secondogenito del tiranno, qui discusse nel 2008. La copiò? La comperò? Fu «premiato» perché avrebbe poi garantito finanziamenti alla Lse? Sono le domande, ma non le uniche, che si pone un’indagine avviata dalla stessa istituzione accademica sull’onda dei sospetti di plagio avanzati da un gruppo di studenti e di oppositori. Elegante, uomo dalle maniere delicate (prima che apparisse due giorni fa con un mitra in mano nel centro di Tripoli ad arringare la folla), cultore a suo dire dei valori liberali, amico di ministri, di eredi famosi (Nat Rothschild) e del principe Andrea, Saif al Islam si era iscritto alla London School of Economics nel 2003 per un master e, successivamente, per un dottorato sotto la guida di David Held, noto studioso della sociologia politica. La sua esperienza si concluse nel 2008 con un lavoro di 429 pagine sulla «governance delle istituzioni democratiche» . Sono gli eventi che seguirono a rafforzare i pettegolezzi. Nel 2009 Saif al Islam, attraverso la sua fondazione con sede svizzera (la «Gheddafi International Charity and Development Foundation» ) cominciò a versare nelle casse della Lse un contributo di (un milione e 500 mila sterline (un milione e 750 mila euro) e chiamò nel consiglio della medesima fondazione proprio il professor David Held (il quale a onore del vero tre mesi dopo si dimise). In definitiva: si trattò di riconoscenza e di un finanziamento regolare (le università vivono sui fondi dei privati) o di una «ricompensa» all’università che aveva chiuso un occhio sulle scopiazzature nella tesi? Per la London School of Economics sarebbe uno scivolone pesante. Ma non isolato. Già perché l’attuale direttore della Lse, sir Howard Davies, ha già ammesso di avere collaborato con il colonnello Gheddafi come consigliere per gli investimenti dei profitti da petrolio e gas. Senza contare le parole poco profetiche (per una volta) di Lord Giddens, anche lui cattedratico della Lse e stimato scienziato delle discipline sociali, scritte nel 2007 quando, augurando lunga vita al colonnello, immaginò il futuro della Libia come «la Norvegia del Nord Africa» .
Fabio Cavalera