Paola Di Caro, Corriere della Sera 02/03/2011, 2 marzo 2011
«IN GIOCO IL MIO RUOLO». IL PRESIDENTE DELLA CAMERA SCEGLIE LA PRUDENZA —
Sembra la scena clou fin troppo melodrammatica di un filmone americano, invece è la realtà: sarà Gianfranco Fini, il suo «peggior nemico» come lo considera lui, a decidere il destino giudiziario di Silvio Berlusconi sul caso Ruby. Toccherà infatti con ogni probabilità al presidente della Camera pronunciare l’ultima parola sulla querelle del conflitto di attribuzione, sollevato dai capigruppo della maggioranza, e sul quale si dovranno esprimere due organismi parlamentari da lui presieduti, la Giunta per il Regolamento e soprattutto l’Ufficio di Presidenza. A rendere appassionante la trama delle prossime settimane ci si mette anche la composizione dei due organismi: in entrambi, è l’opposizione ad avere i numeri decisivi, 6 a 5 in Giunta, 10 a 8 in Ufficio di Presidenza, escluso il presidente che per prassi non vota. Ma se i due organismi si esprimessero per l’inammissibilità del conflitto di attribuzione -, e questo nonostante il prevedibile sì che verrà espresso dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere che però è chiamata a fornire solo un parere -, sarebbe comunque Fini, con decisione «monocratica e sovrana» , a potere -se lo riterrà opportuno -rovesciare il pronunciamento. Decretando (nonostante in passato mai sia accaduto dopo il respingimento della richiesta da parte dell’ufficio di presidenza) che sia comunque l’Aula ad esprimersi, come il Pdl gli chiede con insistenza di fare. si capisce dunque l’estrema cautela con la quale si muove il presidente della Camera in queste ore. Come ha detto nei giorni scorsi, anche ieri a chi gli ha parlato, ha ripetuto che sa- ranno ascoltati i pareri delle commissioni chiamate ad esprimersi e verrà studiato molto a fondo un caso che «non ha precedenti specifici» . Poi si deciderà, e stiano tranquilli dall’una e dall’altra parte: «Non farò giochetti di alcun tipo» , perché mai come in questo momento è in gioco «il ruolo super partes del presidente della Camera» , che Fini è ben deciso a non compromettere per interessi di partito. Proprio a questo ruolo si appella la maggioranza, e il leader di Fli ha ben chiaro che gli attacchi che gli hanno mosso perfino in Aula (con Cicchitto) la scorsa settimana, e le pressioni fortissime di questi giorni (mai smentita ranno ascoltati i pareri delle commissioni chiamate ad esprimersi e verrà studiato molto a fondo un caso che «non ha precedenti specifici» . Poi si deciderà, e stiano tranquilli dall’una e dall’altra parte: «Non farò giochetti di alcun tipo» , perché mai come in questo momento è in gioco «il ruolo super partes del presidente della Camera» , che Fini è ben deciso a non compromettere per interessi di partito. Proprio a questo ruolo si appella la maggioranza, e il leader di Fli ha ben chiaro che gli attacchi che gli hanno mosso perfino in Aula (con Cicchitto) la scorsa settimana, e le pressioni fortissime di questi giorni (mai smentita l’ipotesi di una raccolta di firme tra i deputati per censurare il suo operato e chiederne le dimissioni), hanno come primo obiettivo proprio quello di spingerlo a decidere nella direzione dell’ammissibilità della richiesta di voto dell’Aula sul conflitto di attribuzioni. Così, anche tra i suoi fedelissimi non si esclude affatto che il presidente della Camera possa concedere il via libera al voto sorprendendo chi si aspetta da lui una decisione contraria, e consegnando la «patata bollente di un conflitto istituzionale allo stesso Berlusconi, che farebbe una figuraccia e che prevedibilmente vedrebbe bocciata la sua richiesta dalla Corte Costituzionale» . In ogni caso non si tratterà di una decisione facile. Perché dal suo partito fanno capire quali saranno gli equilibri al momento del voto. Italo Bocchino, membro della Giunta per il regolamento, è secco: «La richiesta di conflitto di attribuzione nel merito è risibile, perché è una bufala che Berlusconi abbia l’ipotesi di una raccolta di firme tra i deputati per censurare il suo operato e chiederne le dimissioni), hanno come primo obiettivo proprio quello di spingerlo a decidere nella direzione dell’ammissibilità della richiesta di voto dell’Aula sul conflitto di attribuzioni. Così, anche tra i suoi fedelissimi non si esclude affatto che il presidente della Camera possa concedere il via libera al voto sorprendendo chi si aspetta da lui una decisione contraria, e consegnando la «patata bollente di un conflitto istituzionale allo stesso Berlusconi, che farebbe una figuraccia e che prevedibilmente vedrebbe bocciata la sua richiesta dalla Corte Costituzionale» . In ogni caso non si tratterà di una decisione facile. Perché dal suo partito fanno capire quali saranno gli equilibri al momento del voto. Italo Bocchino, membro della Giunta per il regolamento, è secco: «La richiesta di conflitto di attribuzione nel merito è risibile, perché è una bufala che Berlusconi abbia voluto salvaguardare i rapporti con l’Egitto telefonando in Questura, nel metodo è sbagliata: perché coinvolgere la Camera? Sia la presidenza del Consiglio a sollevarla, semmai» . E altrettanto critico è il giudizio di Nino Lo Presti, membro della giunta per autorizzazioni a procedere: «La lettera dei capigruppo di maggioranza è un fumoso affastellamento di argomenti non pertinenti» . Se, come è prevedibile vista la posizione di Fli, nell’Ufficio di presidenza e nella Giunta per il regolamento prevarrà il no, a quel punto toccherà a Fini decidere. E, se volesse davvero passare ad altri la «patata bollente» , la via d’uscita ci sarebbe: nonostante il doppio voto contrario, la richiesta potrebbe andare in Aula perché in questo caso, a differenza dei precedenti, la Camera si è già espressa: votando il no all’autorizzazione alle perquisizioni nell’ufficio di Spinelli perché «del caso deve occuparsi il Tribunale dei Ministri» .
Paola Di Caro