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 2011  marzo 02 Mercoledì calendario

LA GUERRA VIETA LA SCUOLA A 28 MILIONI DI BAMBINI

È una delle piaghe più sottova­lutate in tempo di guerra e ri­schia spesso, ancor più di altre, di condizionare il futuro delle società civili anche al termine delle ostilità. Come ha rivelato ieri un rapporto pubblicato dall’Unesco, intitolato “La crisi nascosta: conflitti armati ed i­struzione”, sono almeno 28 milioni nel mondo i bambini costretti a di­sertare ogni anno i banchi scolastici sotto l’assedio di violenze belliche. Questo significa che quasi la metà del­la popolazione infantile mondiale – il 42 per cento – è esclusa dai sistemi e­ducativi.
Un fenomeno inquietante si confer­ma: in molti Paesi, «i bambini e l’i­struzione non si trovano solo sul fron­te di guerra, ma sono sempre più spesso un bersaglio dei conflitti ar­mati », come ha spiegato Kevin Watkins, direttore del rapporto.
Nei Paesi poveri, ogni conflitto dura in media un decennio e può così porta­re al sacrificio scolastico di un’intera generazione, lasciando spesso scarse possibilità di recupero a chi è cre­sciuto senza beneficiare di un’istru­zione minima. Anche perché le vio­lenze contro i bambini, soprattutto dove sono state utilizzate aperta­mente come “tattica di guerra”, gene­rano traumi e un clima di terrore da­gli effetti duraturi. Il rischio di aggua­ti di ogni tipo, spesso a carattere ses­suale, viene avvertito anche dopo la riapertura ufficiale delle scuole, in particolare nel caso delle ragazzine. Un terzo delle violenze sessuali com­messe nella Repubblica democratica del Congo, sottolinea il rapporto, ri­guarda dei minori in età scolare. Per Watkins, «l’ora è giunta per la comu­nità internazionale di concentrarsi sulle responsabilità degli autori di cri­mini abominevoli come gli stupri si­stematici ». Anche per questo, l’Unesco propone la creazione di una Commissione spe­cifica legata alla Corte penale inter­nazionale. Al momento, deplora il rapporto, vige in molti Paesi una com­pleta impunità. Lo studio confronta la situazione di 35 Paesi perlopiù pove­ri che, fra il 1999 e il 2008, sono stati attraversati da ostilità, evidenziando le situazioni in cui le scuole diventa­no bersagli frequenti. In Afghanistan, in particolare, le tendenze degli ulti­mi anni restano allarmanti. Nel 2008, erano stati già registrati 347 attacchi contro strutture scolastiche, ma nel 2009 si è passati a 613. Un’altra situa­zione fra il 2009 e il 2010. Nei bilanci nazionali, le spese per gli armamenti finiscono spesso per so­pravanzare e al contempo restringe­re quelle per l’istruzione. Eppure, ba­sterebbe ridurre del 10 per cento le spese militari in 21 Paesi per scola­rizzare quasi 10 milioni di bambini in più. Ma un simile ragionamento, ri­corda l’Unesco, è vero tanto più su scala globale. Per puntare verso l’o­biettivo di un’istruzione per tutti, ba­sterebbe dirottare l’equivalente di 6 giorni annui delle spese militari dei Paesi ricchi. In proposito, fra l’altro, il rapporto deplora le pesanti insuffi­cienze degli aiuti umanitari interna­zionali per l’istruzione. Ammontano attualmente a circa 108 milioni di eu­ro l’anno, ovvero meno del 2 per cen­to del totale.