Daniele Zappalà, Avvenire 2/3/2011, 2 marzo 2011
LA GUERRA VIETA LA SCUOLA A 28 MILIONI DI BAMBINI
È una delle piaghe più sottovalutate in tempo di guerra e rischia spesso, ancor più di altre, di condizionare il futuro delle società civili anche al termine delle ostilità. Come ha rivelato ieri un rapporto pubblicato dall’Unesco, intitolato “La crisi nascosta: conflitti armati ed istruzione”, sono almeno 28 milioni nel mondo i bambini costretti a disertare ogni anno i banchi scolastici sotto l’assedio di violenze belliche. Questo significa che quasi la metà della popolazione infantile mondiale – il 42 per cento – è esclusa dai sistemi educativi.
Un fenomeno inquietante si conferma: in molti Paesi, «i bambini e l’istruzione non si trovano solo sul fronte di guerra, ma sono sempre più spesso un bersaglio dei conflitti armati », come ha spiegato Kevin Watkins, direttore del rapporto.
Nei Paesi poveri, ogni conflitto dura in media un decennio e può così portare al sacrificio scolastico di un’intera generazione, lasciando spesso scarse possibilità di recupero a chi è cresciuto senza beneficiare di un’istruzione minima. Anche perché le violenze contro i bambini, soprattutto dove sono state utilizzate apertamente come “tattica di guerra”, generano traumi e un clima di terrore dagli effetti duraturi. Il rischio di agguati di ogni tipo, spesso a carattere sessuale, viene avvertito anche dopo la riapertura ufficiale delle scuole, in particolare nel caso delle ragazzine. Un terzo delle violenze sessuali commesse nella Repubblica democratica del Congo, sottolinea il rapporto, riguarda dei minori in età scolare. Per Watkins, «l’ora è giunta per la comunità internazionale di concentrarsi sulle responsabilità degli autori di crimini abominevoli come gli stupri sistematici ». Anche per questo, l’Unesco propone la creazione di una Commissione specifica legata alla Corte penale internazionale. Al momento, deplora il rapporto, vige in molti Paesi una completa impunità. Lo studio confronta la situazione di 35 Paesi perlopiù poveri che, fra il 1999 e il 2008, sono stati attraversati da ostilità, evidenziando le situazioni in cui le scuole diventano bersagli frequenti. In Afghanistan, in particolare, le tendenze degli ultimi anni restano allarmanti. Nel 2008, erano stati già registrati 347 attacchi contro strutture scolastiche, ma nel 2009 si è passati a 613. Un’altra situazione fra il 2009 e il 2010. Nei bilanci nazionali, le spese per gli armamenti finiscono spesso per sopravanzare e al contempo restringere quelle per l’istruzione. Eppure, basterebbe ridurre del 10 per cento le spese militari in 21 Paesi per scolarizzare quasi 10 milioni di bambini in più. Ma un simile ragionamento, ricorda l’Unesco, è vero tanto più su scala globale. Per puntare verso l’obiettivo di un’istruzione per tutti, basterebbe dirottare l’equivalente di 6 giorni annui delle spese militari dei Paesi ricchi. In proposito, fra l’altro, il rapporto deplora le pesanti insufficienze degli aiuti umanitari internazionali per l’istruzione. Ammontano attualmente a circa 108 milioni di euro l’anno, ovvero meno del 2 per cento del totale.