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 2011  marzo 02 Mercoledì calendario

Petrali Giovanni

• Abbadia Cerreto (Lodi) 1934 (~). Tabaccaio • «[...] la sera del 17 maggio 2003 reagì ai due rapinatori che avevano minacciato la moglie Rosa con una Colt ed erano scappati con 1300 euro acchiappati dalla cassa. Li rincorse fuori dal locale per cento metri [...] scopa in una mano e Beretta calibro 9 nell’altra. Li centrò entrambi, mentre scappavano in sella a un Phantom: alla spalla Alfredo Merlino, 30 anni all’epoca della rapina, che morì sull’asfalto tra le mani dei soccorritori, alla schiena Andrea Solaro, che [...] se la cavò. Un anno per omicidio colposo e otto mesi per detenzione illegale dell’arma fuori dal bar fu il prezzo pagato in primo grado da Petrali [...] la presidentessa della prima corte d’appello Maria Luisa Dameno [...] ha respinto la richiesta di 9 anni e 6 mesi per omicidio volontario del sostituto procuratore Piero De Petris, quella del tabaccaio fu “legittima difesa putativa”. Sparò, cioè, dopo i due schiaffi presi in faccia da Merlino e Solaro, dopo che il pericolo dell’arma puntata in faccia alla moglie era cessato, rischiando addirittura di colpire un passante (Petrali centrò la fiancata di una Chrysler, i vetri di una Nissan e i deflettori di una Volvo). Alla schiena, in fuga, a rapina cessata, e ci vollero tre controverse perizie per stabilirlo durante il primo grado. Ma fece fuoco in base a quello che in giurisprudenza si chiama “errore scusabile nell’apprezzamento dei fatti”, il convincimento di essere ancora in pericolo di vita perché sconvolto dalle botte appena prese [...]» (Massimo Pisa, “la Repubblica” 22/3/2011) • «[...] nel maggio 2003, colpendoli alle spalle, uccise un rapinatore e ferì il complice che avevano tentato una rapina nella sua tabaccheria nel centro di Milano. In primo grado, nel febbraio 2009 [...] era stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo e lesioni colpose: per i giudici l’anziano commerciante “era incorso in un errore di percezione perché sconvolto” [...]» (“la Repubblica” 24/2/2011) • «[...] Il 17 maggio 2003, il milanese trentenne Alfredo Merlino e Andrea Solaro, genovese 19enne, pregiudicati, rapinano il bar-tabacchi in piazzale Baracca, zona semicentrale di Milano. Solaro impugna un revolver e minaccia Rosa, moglie del proprietario, mentre Merlino urla di spararle alle gambe, prima di colpire Petrali con un pugno e arraffare 1.300 euro dalla cassa. Quando i due si avviano all’uscita, il tabaccaio prende una calibro nove e spara 7 colpi, uno da dietro il bancone, gli altri inseguendo i rapinatori all’esterno. Merlino morirà con due proiettili in corpo, Solaro (poi condannato a 4 anni e mezzo) è ferito da uno. Il processo ha ruotato sulla sorte dei sei ultimi colpi. Per il consulente del pm Laura Barbaini furono sparati all’esterno; la perizia diceva solo tre, e a vuoto. I giudici devono aver valorizzato la seconda, ritenendo che quando Petrali sparò, occhiali rotti, sangue sul viso, agitatissimo, alla sua età non fosse in grado di valutare in quella situazione se i rapinatori stavano fuggendo ed erano di spalle (come sostenuto dal pm) o se invece lo stessero ancora minacciando. Pensò all’ipotesi peggiore, sbagliando: “Legittima difesa putativa”, ha spiegato Luigi Cerqua, presidente della corte, e derubricazione dell’accusa. I sei giudici popolari (gli altri due sono togati) sono stati obiettivo prediletto di difesa e accusa. “Ho avuto paura di morire e che uccidessero mia moglie. Guardavo la pistola puntata contro di me e dicevo: adesso vedrò uscire la fiamma che mi ucciderà”, ha detto con voce rotta l’anziano imputato prima che entrassero in camera di consiglio. Suo figlio Marco, avvocato, ha invitato la corte a immedesimarsi: “Non è lui ad avere la pistola puntata in faccia, siete voi”. Barbaini, invece, li aveva spinti a non cedere “all’emozione e alla tentazione facile di unirsi con un’assoluzione al grido della comunità”. [...]» (Giuseppe Guastella, “Corriere della Sera” 13/2/2009).