Federico Fubini, Corriere della Sera 01/03/2011, 1 marzo 2011
I DEBITI SONO BASSI. MA ORA GLI ITALIANI RISPARMIANO POCO —
Le famiglie italiane non ringrazieranno mai abbastanza la loro fissazione con il risparmio. Quando la crisi finanziaria ha colpito, decenni di frugalità sono tornati decisamente comodi: avevano costruito l’airbag che ha evitato al Paese guai peggiori. Nel 2007 il debito delle famiglie britanniche era al 176%del loro reddito annuale, negli Stati Uniti era al 130%e in Italia solo al 70%. Adesso però quel livello è salito al 78%e per quanto resti ben al di sotto anche dei livelli di Francia e Germania, forse è tempo di dare una seconda occhiata a quello davvero che sta succedendo. Anche dopo la recessione il risparmio resta un culto tipicamente italiano, ma riusciamo ancora a praticarlo? L’andamento dei consumi farebbe pensare di sì, perché la dinamica degli acquisti delle famiglie rimane del tutto stagnante. L’Italia in questo è e resta un Paese di formiche. Eppure se si guarda alle ultime tendenze in atto e ai confronti internazionali, sono formiche che mettono da parte sempre di meno, proprio mentre in altri Paesi avanzati il risparmio riprende finalmente a crescere. Le cicale anglosassoni si sono date una regolata, le formiche italiane hanno sempre di più il fiato corto. L’erosione del risparmio in Italia in realtà ha già una storia che viene da lontano. Era al 21,7%del reddito disponibile delle famiglie nel 1990, un picco che rivelava tutta l’inconscia paura degli italiani per la crisi dei conti pubblici che si sarebbe scatenata di lì a poco. Il problema è che oggi quello stesso tasso di risparmio è sceso ancora (dal 2007 in poi) al 6,8%, meno della metà di dieci anni prima (nel ’ 97). Di questo passo, la quota zero toccata dagli americani nel 2007 non sarebbe distante più di qualche anno. Prima di fine decennio. Nel frattempo proprio le famiglie americane hanno cambiato molte delle loro abitudini e hanno raggiunto un massimo di risparmio del 6,3%del reddito disponibile a metà 2010, almeno a credere ai dati del dipartimento del Commercio Usa. A questo punto però è meglio frenare e precisare: i dati fra Italia e Stati Uniti non sono sempre comparabili (dipende da come si contano i contributi per le pensioni, per esempio). Gli americani non ci sorpasseranno tanto presto. Noi italiani restiamo molto più formiche di loro, checché ne dicano i conti degli uni e degli altri. Curiosamente però per una società nazionale che pone il risparmio al centro della sua morale privata, l’Italia appare un po’ distratta sull’argomento. Forse semplicemente pensiamo di essere forti e frugali a prescindere da qualunque verifica. Fatto sta che i dati esatti e ufficiali sul tasso di risparmio in proporzione al reddito disponibile nel 2010 ancora mancano. Tutto quel che si sa, sulla base delle indagini sulla ricchezza delle famiglia di Bankitalia e dei dati Istat, è che la tendenza al declino è continuata. È successo perché durante la recessione il reddito degli italiani è calato, ma le famiglie hanno cercato di mantenere al massimo il livello di consumi che avevano prima. In questa fase invece l’Istat segnala che il reddito resta fermo, mentre i prezzi salgono: il risultato è lo stesso, meno risparmio. Vero, è sempre possibile che s’inverta presto questa tendenza che vede ormai l’Italia sotto la media dell’area-euro nella graduatoria di chi è capace di mettere da parte per il futuro. Nel frattempo l’Italia resta un Paese di formiche. Ma sono formiche sempre più in crisi d’identità.
Federico Fubini