Marco Grasso, Il Secolo XIX 1/3/2011, 1 marzo 2011
FALSI, LA RESA DEGLI ISPETTORI VUITTON
Quando hanno visto il modello sono saltati sulla sedia. Lo hanno analizzato a lungo, se lo sono passati di mano in mano, alla ricerca della minima imperfezione. Non c’era. Quella borsa Louis Vuitton era uguale, in tutto e per tutto, all’originale. Anche i periti della casa di moda alla fine hanno dovuto alzare bandiera bianca. E hanno dovuto ammettere che nessuno avrebbe potuto cogliere la minima differenza. Soltanto chi aveva già comprato altri esemplari, perché sicuramente li aveva comprati a un prezzo molto, molto inferiore a quello vero della griffe.
Così la borsa, sequestrata dalla polizia a Genova, nel centro storico, nel corso di un’operazione contro l’abusivismo commerciale, è già diventato un caso di scuola. L’ultima frontiera della contraffazione. Un falso praticamente perfetto. Il linguaggio tecnico della perizia, arrivato sul tavolo del magistrato lo scorso 3 febbraio, lo fa intendere chiaramente: i due capi (l’originale usato come campione e la copia) sono praticamente identici.
Il caso Louis Vuitton del resto non è per niente isolato. Un altro pezzo forte degli ambulanti della città vecchia sono gli orologi. E anche qui c’è un’altra perizia che testimonia lo sconcerto dei produttori di fronte all’abilità dei falsari. Questa volta sono gli esperti della Rolex a scrivere, sugli orologi contraffatti: «Si tratta di ottime riproduzioni».