R. Es., Il Sole 24 Ore 1/3/2011, 1 marzo 2011
STRETTA OCCIDENTALE SU GHEDDAFI
La Libia ha vissuto ieri un’altra giornata tesa, con le prese di posizione della comunità internazionale, gli Stati Uniti ormai in prima linea nel contrastare il regime di Muammar Gheddafi (sono stati congelati beni libici per 30 miliardi di dollari) e il Colonnello che ha rilasciato nuove interviste a emittenti tv ribadendo che non intende mollare. In tarda serata l’ambasciatrice Usa all’Onu Susan Rice ha fatto sapere che si considera sempre più «attivamente e seriamente» l’ipotesi di una no-fly zone in Libia con la Nato e altre organizzazioni internazionali.
Le sanzioni della Ue
L’Unione europea ha deciso le sanzioni contro il regime libico: il Consiglio europeo, attraverso i ministri dell’Energia dei Ventisette, ha infatti approvato l’embargo sulle armi stabilito dalla risoluzione Onu di sabato scorso, aggiungendo anche l’embargo su tutti quegli strumenti che il regime potrebbe utilizzare nella repressione della rivolta. Inoltre il Consiglio ha aggiunto il congelamento dei beni e restrizioni sui visti per lo stesso colonnello Gheddafi e 25 dei suoi familiari e persone dell’entourage (in ambito Onu l’elenco era più ristretto). Le misure entreranno in vigore nei prossimi giorni, quando la decisione sarà pubblicata.
Il fronte americano
«È tempo che Gheddafi se ne vada, subito, senza altre violenze o ritardi»: lo ha affermato da Ginevra il segretario di Stato americano Hillary Clinton, a margine della riunione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. La Clinton ha chiesto che siano studiate «delle misure supplementari» per mettere fine alle violenze in Libia, dove si deve «poter formare un governo». Noi «dobbiamo sostenere la transizione nel mondo arabo: questo deve essere il nostro imperativo» ha aggiunto. Parallelamente il portavoce del Pentagono David Lapan rendeva noto un «riposizionamento» delle forze navali e aree americane attorno al paese per affrontare qualunque evenienza.
L’opzione esilio
La Casa Bianca ha alzato il tiro suggerendo che «un’opzione» per risolvere la crisi libica potrebbe essere l’esilio di Muammar Gheddafi. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney non ha però chiarito se gli Stati Uniti intendano facilitare questa via d’uscita per il raìs. «L’esilio è certamente una possibilità per lui», ha spiegato Carney, puntualizzando che «è fondamentale» prendere ogni decisione «in accordo con gli alleati» della Nato. Washington, ha fatto sapere Carney, è in contatto con diverse fazioni dell’opposizione libica. Intanto il dipartimento al Tesoro americano ha congelato contanti e obbligazioni libiche per 30 miliardi di dollari.
Il dossier all’Aja
Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) ha annunciato l’apertura di un esame preliminare sulle violenze in Libia: «L’ufficio sta esaminando gli attacchi su larga scala avvenuti contro la popolazione», ha detto Luis Moreno Ocampo nel corso di una conferenza stampa all’Aja, aggiungendo che dovrà «decidere se avviare un’inchiesta per crimini contro l’umanità nel paese». Il procuratore ha osservato che la risoluzione adottata dall’Onu già considera che gli attacchi sistematici contro la popolazione civile «possano essere assimilati» a quel tipo di crimini.
Le interviste del colonnello
Anche ieri Muammar Gheddafi ha parlato con diversi media. Prima delle sue interviste, la tv al-Jazeera ha dichiarato che il colonnello aveva incaricato Bu Zaid Dorda, capo dei servizi segreti esterni del regime, di aprire un dialogo con i leader dell’opposizione nell’Est del paese. «Sono sorpreso. Avevamo un’alleanza contro al-Qaeda e ora che stavamo combattendo il terrorismo ci hanno abbandonato. Forse vogliono occupare la Libia»: in questi termini Gheddafi si è riferito all’Occidente, intervistato da Christiane Amanpour sulla tv Abc. Sul presidente Barack Obama: «Lui è un brav’uomo ma è male informato sulla situazione in Libia», ha detto. «Le sue dichiarazioni devono essere state preparate da qualcun altro». Alla Bbc il colonnello ha detto che «il popolo mi ama e sarebbe disposto a morire per me».