Adriana Bazzi, Corriere della Sera 01/03/2011, 1 marzo 2011
EFFETTO GENGIS KHAN L’ECO-CONQUISTATORE
Ecologicamente parlando, Gengis Khan può essere definito come il conquistatore più «verde» che la storia abbia mai avuto. Politicamente discutendo, è scorretto dirlo, ma, scientificamente argomentando, è proprio così. Il grande imperatore dei Mongoli (siamo nel XIII secolo) ha sterminato così tante popolazioni, durante la sua cavalcata dalle steppe asiatiche fino all’Europa dell’Est (non si è mai fermato e portava con sé, anche in battaglia, la sua yurta, cioè una tenda, montata su un carro trainato da buoi, mettendo in pratica un’originale strategia di guerra), che ha poi permesso la riforestazione di un gran numero di terre, prima sfruttate per la produzione di generi alimentari (si calcola che abbia ucciso circa 40 milioni di persone). E la ricrescita degli alberi, nell’epoca successiva alle sue imprese, ha consentito di rimuovere almeno 700 milioni di tonnellate di carbonio dall’atmosfera, una quantità pari a quella che viene attualmente prodotta ogni anno, in tutto il mondo, con la combustione della benzina. I calcoli sono di un gruppo di ricercatori della Carnagie Institution Department of Global Ecology di Washington, che ha voluto studiare l’influenza di alcuni eventi storici del passato, caratterizzati da un’elevata mortalità, sul clima. «Normalmente si crede — ha detto Julia Pongratz, coordinatrice dello studio pubblicato dalla rivista online The Holocene — che l’impatto delle attività umane sul clima abbia avuto inizio con l’era industriale e con l’uso del carbone e del petrolio come combustibili, ma non è vero. L’uomo influenza l’ambiente da centinaia di anni, da quando ha cominciato a trasformare le foreste in terreni agricoli, modificando così la mappa della vegetazione presente sulla Terra. Le nostre ricerche dovrebbero ora servire a ripensare le modalità di sfruttamento della superficie terrestre in modo da ridurre il nostro impatto sul clima e sul ciclo del carbonio» . La distruzione delle foreste va di pari passo con l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera (che contribuisce al riscaldamento globale e al cambiamento del clima) e questo è avvenuto anche in epoche precedenti l’uso di combustibili fossili, come si può documentare analizzando i ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide. Il gruppo della Pongratz ha lavorato con i ricercatori del Max Planck Institute for Meteorology in Germania e ha ricostruito la mappa della vegetazione sulla superficie terrestre, dall’ 800 avanti Cristo fino ai giorni nostri, mettendola in relazione ad alcuni avvenimenti storici. In particolare ha focalizzato la sua attenzione su quattro periodi che hanno contribuito allo spopolamento di ampie zone della Terra, valutandone le conseguenze in epoche successive: l’invasione dei Mongoli (1200-1380 dopo Cristo), la colonizzazione dell’America (1519-1700), la «morte nera» , una delle più devastanti epidemie di peste in Europa (1347-1400), e la caduta della dinastia Ming in Cina (1600-1650). Soltanto i primi due, secondo i ricercatori, hanno avuto un impatto «ecologico» , mentre gli altri due non hanno avuto una durata sufficiente per poter incidere sul bilancio della CO2 nell’atmosfera. L’invasione mongola, alla fine, è l’evento storico che ha avuto il maggiore impatto, rispetto a tutti gli altri. Ed è questo che ha permesso di etichettare Gengis Khan come il «distruttore» ecologico. Ma non tutti sono d’accordo. Secondo altre ricerche, infatti, Gengis Khan non avrebbe contribuito così tanto all’annientamento dei popoli incontrati nel suo cammino espansionistico. Studi, condotti dall’Università di Oxford in collaborazione con ricercatori cinesi, pachistani, uzbechi e mongoli, su campioni di sangue delle popolazioni dell’Asia centrale (in particolare sul cromosoma Y), hanno mostrato che almeno l’ 8 per cento degli uomini (in totale quindi 16 milioni di persone nell’Asia centrale) hanno ereditato tratti genetici da un progenitore comune che potrebbe essere Gengis Khan. Non è difficile immaginare che il «distruttore verde» abbia avuto molte mogli e concubine.
Adriana Bazzi