Guido Olimpio, Corriere della Sera 01/03/2011, 1 marzo 2011
ELICOTTERI, CACCIA, NAVI: COSA PUO’ FARE L’OCCIDENTE —
Gli Stati Uniti hanno ribadito che tutte le opzioni sono sul tavolo. Gli alleati— dal britannico Cameron all’italiano Frattini — sono a favore di una zona di interdizione aerea. Intanto i dispositivi militari sono entrati in una fase di allerta. Il Pentagono ha ordinato un nuovo schieramento del suo dispositivo militare nel Mediterraneo: si è avvicinata al teatro la portaelicotteri «Kearsage» con a bordo velivoli e 1800 marines e sono in preallarme unità scelte. Allo studio due ipotesi di intervento. La no fly zone e la creazione di corridoi umanitari. La Gran Bretagna, invece, sta esaminando anche una terza opzione: quella di armare i ribelli. No fly zone Gheddafi, in queste ore, ha dimostrato di poter colpire con caccia e elicotteri. La Nato dovrebbe impedire che ciò avvenga di nuovo. Se i Mirage lealisti si levano in volo dovranno essere abbattuti. L’operazione— avvertono gli esperti — è complessa perché l’alleanza non dispone di basi aeree vicine, come era accaduto in Iraq. A meno che l’Egitto non offra le sue, ma vista la situazione interna è difficile che questo avvenga. Le forze alleate dovranno allora contare sulle installazioni disponibili nel teatro. Si è parlato di Sigonella (Sicilia) e di Creta, già usate per scopi umanitari. L’Italia, intanto, dice che è «sospeso» il trattato con la Libia che avrebbe impedito l’uso di basi italiane per operazioni contro lo Stato nordafricano. Indispensabile è il ricorso alle portaerei. Italia e Francia le hanno, la Gran Bretagna può intervenire in una seconda fase. La Sesta Flotta americana — attualmente— non ne possiede in Mediterraneo: l’Enterprise è all’imboccatura del Mar Rosso, potrebbe però muoversi presto. Per realizzare la no fly zone serviranno i radar volanti Awacs che individuano i caccia nemici al decollo e coordinano la risposta. Quindi gli intercettori e soprattutto le «cisterne» per rifornire in volo i jet impegnati nel pattugliamento. Pronti a muovere commandos delle forze speciali e aerei da trasporto per recuperare piloti alleati costretti a lanciarsi in territorio ostile. In teoria gli alleati potrebbero usare alcune delle basi della Cirenaica cadute in mano agli oppositori, ma questo significherebbe un intervento diretto al quale fino a oggi gli avversari di Gheddafi si sono opposti. Da valutare un’eventuale reazione delle forze lealiste. Corridoi Hillary Clinton ha annunciato l’invio di team per assistere i profughi tunisini ed egiziani. I francesi faranno lo stesso a Bengasi. L’inizio— è stato detto — di un piano di assistenza «massiccio» . Le navi italiane che hanno sgomberato gli stranieri hanno sbarcato aiuti. Primi passi di quella che potrebbe essere un’operazione più ampia per creare corridoi umanitari. In alcune zone, gli alleati — è questo il secondo scenario — intervengono per aiutare la popolazione con viveri, assistenza sanitaria e civile. Un’attività che può richiedere la protezione di reparti armati e di un ombrello aereo. C’è un evidente pericolo di scontro con i governativi. I C130 inglesi che hanno portato via decine di loro connazionali dal deserto sono stati centrati dai proiettili. E solo per un soffio non vi sono state perdite. L’apparato dei filo-Gheddafi non può competere con l’eventuale dispositivo alleato, però è in grado di creare problemi. Altra incognita: anche se la maggior parte degli stranieri ha lasciato la Libia, il regime potrebbe andare a caccia di ostaggi per usarli come scudi umani o strumento di ricatto. Prima di arrivare a un intervento umanitario armato, la diplomazia occidentale dovrà far cambiare idea al Cremlino che ha già espresso il suo no più fermo. Armi Il premier britannico Cameron ha proposto un’iniziativa ancora più muscolosa e clamorosa: diamo le armi agli insorti per resistere al ritorno del colonnello. Gli osservatori ritengono che l’aiuto— possibile sul piano pratico — sarebbe visto come un’interferenza pericolosa. Mosca e Pechino di certo si metteranno di mezzo per bloccare il piano. L’alternativa è quella di fare arrivare il materiale in modo segreto o con triangolazioni. Possibile anche l’impiego di «consiglieri» , magari reclutati nei Paesi arabi. Una ripetizione di quanto avvenne con i mujahedin afghani impegnati contro l’Armata rossa. Ma quanto è accaduto in seguito spinge gli analisti a dire: sosteniamo politicamente gli oppositori ma non partecipiamo in modo diretto.
Guido Olimpio