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 2011  marzo 01 Martedì calendario

Un fannullone a Downing street: il gatto... - Ma di cosa si lamentano a Dow­ning Street? Ritrovarti un fannullo­ne tra i corridoi del numero civico 10 più famoso di Londra è il mini­mo che ti potesse capitare quando per un posto pubblico si decide di assumere senza concorso, fidando­si della solita raccomandazione e di un curriculum evidentemente pompato

Un fannullone a Downing street: il gatto... - Ma di cosa si lamentano a Dow­ning Street? Ritrovarti un fannullo­ne tra i corridoi del numero civico 10 più famoso di Londra è il mini­mo che ti potesse capitare quando per un posto pubblico si decide di assumere senza concorso, fidando­si della solita raccomandazione e di un curriculum evidentemente pompato. Che poi, invece che di un impiegato statale, si stia parlando del gatto Larry, poco importa. I risul­tati sono egualmente deludenti, da pronto intervento del ministro Bru­netta. Due settimane fa, se ricorda­te, ci avevano annunciato, in pom­pa magna, il suo arrivo a casa Came­ron, presentandocelo come la solu­zi­one finale per fronteggiare lo sbar­co, neanche fossimo a Lampedusa, di ratti clandestini che da mesi scor­razzano indisturbati lungo le stan­ze della residenza del primo mini­stro inglese. Avevano deciso di fare, come si suol dire, le cose in grande prendendolo dal Battersea Dogs and Cats Home di Londra. Come a dire, bastava la parola per mettere terrore nella colonia di ratti. E così, Larry «The Cat», l’agente «Zampa Zampa Sette» con licenza di uccidere, ha preso possesso del­la sua nuova dimora sotto gli sguar­di ammirati di quei residenti che pregustavano un rapido ritorno al­la n­ormalità prefigurando sue mira­bolanti operazioni militari di derat­tizzazione, memori delle celebri ge­sta di Harry, il gatto della Thatcher, a cui attribuirono anche la presun­ta strage di una famiglia di pettiros­si in giardino. Invece, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, Larry da acchiappatopi si è trasfor­mato in acchiappasogni, specializ­zato sì a schiacciare ma solo inter­minabili pisolini. Il «First Cat» sfac­cendato non solo non ha catturato, in tre settimane di permanenza, l’ombra di un solo topolino ma ha sfoderato il suo fantomatico istinto da killer, come una qualsiasi starlet­ta hollywoodiana, unicamente per aggredire la reporter Lucy Man­ning che si è vista rifilare 4 enormi graffi sul braccio. Per il resto, imperterrito, ha conti­nuato la sua metamorfosi da gatto con gli stivali in gatto con le pantofo­le, ispirandosi più alle dormite del sonnecchioso Garfield che alle pe­ripezie di James Bond. O meglio, qualcosa che lo rianima esiste. Pa­re, infatti, che, co­me i vecchi mediani degli anni Ses­santa che si incollavano alle calca­gna degli attaccanti più pericolosi, Larry abbia la fissa di aggredire alle caviglie chiunque gli capiti a tiro; ovviamente, purché non sia un to­po. Per non parlare, poi, delle im­peccabili giacche di Cameron, frut­to dei migliori sarti di Savile Row, che sono drammaticamente piene dei suoi peli. Le malelingue che fre­quentano Downing Street hanno anche riferito di un persi­stente odore di cibo per gatti che ha invaso le stanze nel­le quali, negli anni, si sono decise le sorti della nazione. A nulla sono ser­viti gli appositi deodoranti acqui­s­tati per scacciare gli aromi di croc­cantini e pappette. I tabloid inglesi, neanche a dirlo, ci stanno sguazzando, ridicolizza­no le prestazioni inesistenti del gat­to fannullone e, di rimando, del suo illustre proprietario. Non è un caso: le sue gesta sono considerate alla stregua di quelle di un mem­bro della famiglia reale, seguite con la massima attenzione ed inte­resse. «Ci era stato promesso un istinto da killer e la determinazio­ne nel ripulire la politica, o quanto­meno Downing Street - ironizza l’ Independent on Sunday nel ripor­tare le gesta di Larry - ma come è accaduto ad altri suoi colleghi mini­­stri, l’ingresso al governo gli ha fat­to perdere le sue buone intenzio­ni ». Gli esperti hanno subito affronta­to­il caso di questi pisolini reali spie­gando ai sudditi di Sua Maestà che occorre avere grande pazienza. «Un gatto che cambia casa ha biso­gno di almeno otto settimane per riambientarsi durante le quali non deve essere fatto uscire a nessun co­sto », ha sentenziato un veterinario del Battersea da cui il micio è stato adottato. Larry non chiede di meglio. Da buon politico, aspetta vegetando di concludere il suo mandato in modo da arrivare alla pensione. In­tanto, i topi, continuano a ballare.