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 2011  marzo 01 Martedì calendario

SALVATE LE MIE TOUR EIFFEL

La prima strada della mia vita si chiama via San Vitale e da un’antica porta d’ingresso, che è appunto porta San Vitale, arriva diritta fin sotto le due torri Garisenda e Asinelli, che sono il simbolo della mia città: Bologna.
Via San Vitale è una delle tante strade di Bologna con i portici. Noi stavamo al numero civico 51 in una casa del Seicento che i miei genitori avevano trovato in affitto: solo anni dopo poterono comprarsi un bell’appartamento, grande e luminoso, in via Saragozza, fuori porta, in una zona alberata. Ma a via San Vitale sono legati i ricordi della mia infanzia. Anni fa, quando morì mia madre, mi immaginai un film sul paradiso - quello della morte, e dell’aldilà, è un tema cui penso spesso - e arrivai alla conclusione che il paradiso che vorrei è proprio tornare lì, ritrovare il cortile, le scale, il pianerottolo di via San Vitale, perché mi piace credere che il paradiso di ognuno di noi sia un ritorno a casa.

Di quei ricordi di bambino ho naturalmente le passeggiate con la famiglia, la domenica: si arrivava sotto le due Torri, che sono a pochi metri da Piazza Maggiore. Le due Torri erano per me il centro della mia città, mentre mio padre mi raccontava che per lui erano, più semplicemente, il ritorno a casa. Ci sono due cose, due «segni» infatti, che indicano - al bolognese di ritorno da un viaggio - che la casa è vicina. Sono San Luca e appunto le Torri. San Luca la vedi ancora oggi, sul colle, dall’autostrada. Le due Torri le poteva scorgere da lontano mio padre, in un paesaggio tanto diverso da quello di oggi, quando tornava in auto dalla via Emilia.

Ho messo le due Torri in tanti miei film, adesso non saprei neanche dire in quanti. Nel «Cuore altrove» c’è una scena in cui i protagonisti guardano Bologna da uno dei colli lì attorno: sono le due Torri il tratto immediatamente distintivo, il segnale che fa capire allo spettatore che quella è Bologna. Mi rendo conto che è banale dirlo, ma per Bologna le due Torri sono come la Tour Eiffel per Parigi.

Nel Medioevo le torri di Bologna erano moltissime, probabilmente più di cento: ma nessuna eguagliava in altezza Garisenda e Asinelli. Fra le antiche opere in muratura sono assolutamente straordinarie e pertanto vanno considerate un patrimonio dell’umanità. Non posso credere che la tecnologia dei nostri tempi non sappia rimediare ai guasti dei nostri tempi. E cioè all’inquinamento, al traffico, alle vibrazioni: insomma non posso credere che non si possa far niente per salvare le mie due torri.

Da molti anni ho scelto di vivere a Roma. Quando torno a Bologna, la trovo così degradata che mi appare quasi irriconoscibile. Se cerco di raccontare nei miei film la Bologna che fu, faccio fatica a trovare luoghi dove girare. Tanto che gli esterni de «Gli amici del bar Margherita», che racconta la Bologna degli Anni Cinquanta, abbiamo dovuto girarli sotto i portici di Cuneo. Se Bologna dovesse perdere anche le due Torri, sarebbe una tragedia. Spero che questo pericolo incombente serva a provocare uno scatto in una città che da troppo tempo s’è addormentata, e che ha bisogno di rilancio.