Roberto Giardina, ItaliaOggi 1/3/2011, 1 marzo 2011
TEDESCHI STAKANOV. SCHERZIAMO?
I tedeschi grandi lavoratori. Ci credono solo all’estero. Sono tra quelli in Europa che hanno l’orario più corto, pur essendo tra i più pagati. Tra feste cattoliche e luterane, e ricorrenze laiche, si arriva a sedici o diciotto festività, e c’è qualcuno che, per rispettare la par condicio, celebra sia Lutero sia la Madonna.
Le scuole chiudono solo per sei settimane in estate? Ma i ragazzi restano a casa già in ottobre, e poi a Natale e a febbraio per le skiferien, le settimane bianche e così via.
Alla fine hanno vacanze più lunghe di quelle fruite in Italia. E, tanto per fare un esempio, Berlino è soprannominata Tunis, Tunisi, ma con un gioco di parole significa anche Tue nichts, non far nulla. I berlinesi sono rinomati per essere dei poltroni, ma altrove non va meglio.
I prussiani che lavorano si stancano presto. Tendono ad ammalarsi al venerdì per allungare il weekend e al lunedì per smaltire la sbornia. Ma per paura della crisi, negli ultimi tempi la quota di assenteismo è diminuita, mentre sono aumentate le ore di straordinario: l’anno scorso sono state 1,250 miliardi, con un incremento del 15%. Il risultato paradossale: diminuiscono le assenze per le malattie cosiddette «normali», mentre crescono i casi di depressione ed esaurimento.
L’incremento dei casi di cedimento psicologico, casualmente e stranamente, coincide quasi con l’aumento degli straordinari: il 13,5% in più. E rappresentano il 12% del totale delle assenze per malattie fisiche, cioè il doppio rispetto agli anni 90. Nel gruppo di dipendenti fino ai 30 anni, oltre il 27% si lamenta che la pressione sul posto di lavoro «è troppo alta». Tre quarti degli interrogati, secondo un sondaggio, ritiene di essere soddisfatto del suo posto di lavoro, e di svolgere l’attività desiderata. Ma il rimanente terzo è minacciato dalla sindrome del burnout, dell’esaurimento per eccesso di lavoro.
Nelle vicinanze di Berlino è in attività una clinica, la Oberbergklinik, specializzata nei casi di esaurimento a causa del lavoro: «Burnout è un termine alla moda», commenta Götz Mundle, direttore della clinica, «lo stress lo provano tutti, e non sempre si lavora troppo. La sindrome non è quasi mai provocata dall’attività che si svolge, questa piuttosto è l’elemento scatenante, mentre in realtà la causa vera va ricercata altrove». Ma, in effetti, i suoi pazienti aumentano di anno in anno. Chi è minacciato dalla sindrome di lavoro eccessivo ritiene di non fare mai abbastanza, e non si concede pause.Una situazione contraddittoria: una maggioranza batte la fiacca, o comunque non si fa condizionare dal lavoro, mentre una minoranza esagera, e si sente inadeguata al compito. La casse mutue, in generale, non riconoscono il burnout, e i pazienti devono pagare di tasca loro. Un trattamento nella clinica berlinese richiede almeno un soggiorno di dieci giorni, che costano come minimo 4.500 euro. La guarigione non è garantita, anche perché non c’è alcun male da cui guarire, avvertono gli specialisti. Ma i pazienti appartengono in gran parte alla classe dirigente e non hanno problemi finanziari.