VITTORIO SABADIN, La Stampa 1/3/2011, 1 marzo 2011
La monarchia premiata dagli Oscar - Dopo l’«annus horribilis» del 1992, quando il principe Andrea divorziò da Sarah Ferguson, la principessa Anna da Mark Phillips, il principe Carlo da Diana Spencer e prese pure fuoco il castello di Windsor, per la Regina Elisabetta sembra cominciato l’«annus mirabilis»
La monarchia premiata dagli Oscar - Dopo l’«annus horribilis» del 1992, quando il principe Andrea divorziò da Sarah Ferguson, la principessa Anna da Mark Phillips, il principe Carlo da Diana Spencer e prese pure fuoco il castello di Windsor, per la Regina Elisabetta sembra cominciato l’«annus mirabilis». Il 29 aprile si sposeranno finalmente il nipote William e Kate Middleton e «The King’s Speech», il film dedicato a suo padre Giorgio VI, ha dominato la serata degli Oscar, rilanciando in tutto il mondo una immagine molto positiva della Casata. Le ragioni che hanno premiato il regista Tom Hooper e l’attore Colin Firth non hanno infatti solo a che vedere con l’arte del cinema: riguardano anche il coraggio, il senso del dovere, le tradizioni, il rispetto e la coesione della famiglia, e la grande nostalgia che la gente ha di tutto questo. La scena iniziale de «Il discorso del re», con Alberto Duca di York che il 31 ottobre del 1935 sale le gradinate dello stadio di Wembley come se andasse al patibolo, spezza subito il cuore degli spettatori: un principe balbuziente che non riesce a pronunciare un discorso in pubblico è costretto a farlo comunque, a causa della responsabilità del proprio ruolo. Quando alla fine vince la sua battaglia, non si può non provare un grande affetto per lui e per la solida, imperturbabile istituzione che lo ha educato e sostenuto: la monarchia britannica. In fondo, ci sarà pure una ragione se migliaia di persone aspettano ancora per ore di vedere la Regina passare in auto o in carrozza, o affacciarsi dal balcone del Palazzo nelle rare occasioni in cui lo fa. Decine di «waiting ladies» rispondono a milioni di lettere che arrivano da ogni parte del mondo e niente ha scalfito il rispetto e la simpatia che ancora tutti provano per Elisabetta. Una volta passata l’emozione, persino la vicenda di Diana è stata ridimensionata dalla Storia a quello che era: la tragedia di una ragazza inadatta alla parte. Perché forse quasi tutti possono governare, ma per regnare occorrono solide qualità e capacità di tenuta non comuni. Vedendo il film, molte persone hanno scoperto che la madre della regina, quell’arzilla e sempre allegra signora dagli improbabili cappellini, scomparsa nel 2002 a 102 anni, era stata una moglie affettuosa e determinata nell’aiutare il marito a sconfiggere il suo disturbo. Discendeva dal re di Scozia Robert the Bruce e da quello d’Inghilterra Enrico VII, ma è andata come una qualunque cittadina nello studio del logopedista Lionel Logue a chiedere aiuto. Aveva determinazione e grande coraggio e quando durante la Seconda guerra mondiale i bombardamenti tedeschi distrussero un’ala di Buckingham Palace si limitò a commentare: «Bene, ora da palazzo potremo finalmente vedere anche l’East End». Quando nel 1942 la First Lady americana Eleanore Roosevelt andò a trovare Giorgio VI e la moglie, scoprì che a Buckingham Palace l’acqua e il cibo erano razionati e il riscaldamento spento, per dimostrare alla popolazione che le sofferenze che pativa erano le stesse della famiglia del re. Si dice che Elisabetta II abbia visto il film e abbia apprezzato il rispetto e l’affetto per i suoi genitori con i quali è stato girato. Vi compare anche lei, bambina, e le saranno tornate in mente la casa in cui è nata, al 17 di Bruton Street, a Mayfair, e quella che abitarono poco dopo, al 145 di Piccadilly. Quando nel 1936 il padre divenne re, la sua educazione cambiò indirizzo, per adeguarsi alle necessità di un’erede al trono: imparò il francese dalle governanti per parlare correttamente con gli ambasciatori, studiò in casa diritto costituzionale, legge, storia dell’arte, musica. Da quel momento cominciò una serie quotidiana di impegni che dura ancora oggi: discorsi da fare, mani da stringere, viaggi e ricevimenti, visite di stato, con il dovere di essere sempre impeccabile, rassicurante e sorridente. Le recensioni uscite sui giornali inglesi hanno ovviamente colto il risveglio di orgoglio per la monarchia che permea il film. Il principe balbuziente Alberto salì al trono dopo lo scandalo di Edoardo VIII e Wallis Simpson, nel momento in cui la popolarità per la famiglia reale era al punto più basso. Hollywood ama le storie in cui lo spirito umano ha la meglio sulle condizioni avverse. Ma dalla vicenda privata di un famoso uomo pubblico non emerge solo il tema del coraggio, di come lo si trova e dell’uso che se ne fa. Ci sono anche i temi più profondi, attualissimi in tutto il mondo, dell’educazione al ruolo e della responsabilità, dalla quale deriva l’esigenza di mettere sempre il dovere al di sopra del piacere e delle esigenze personali.