Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 01 Martedì calendario

GUERRA SULLE TERRE RARE

Prove tecniche in Europa di concorrenza con la Cina sulle terre rare. «Possibile sviluppo di una collaborazione bilaterale da condividere in ambito Ue e G20», s’intitola così un documento riservato elaborato dall’esecutivo italiano e francese al vaglio delle diplomazie europee.

L’Unione europea ha individuato 14 materie prime strategiche per lo sviluppo europeo: antimonio, berillo, cobalto, spato fluoro, gallio, germanio, grafite, indio magnesio, niobio, platinoidi, terre rare, tantalio e tungsteno. Tra queste ha particolare rilievo la problematica legata all’approvvigionamento delle terre rare (trattasi di 17 elementi di difficile estrazione). Tali minerali stanno diventando sempre più importanti in quanto vengono utilizzati in settori di alta tecnologia elettronica (radar, settore militare missilistica intelligente, telefonini ecc), per le batterie in generale e in particolare per le autovetture elettriche, fibre ottiche, efficienza lampade e illuminazione industriale, ecc.

La premessa da cui parte l’iniziativa che sta seguendo direttamente la Commissione di Bruxelles, guidata José Manual Barroso, è chiara: la Cina, del presidente Hu Jintao, realizza il 97% delle esportazioni mondiali, a fronte solo di 1/3 delle risorse disponibili. Ad allarmare i Paesi industrializzati è stata la recente decisione cinese di ridurre le esportazioni.

Inoltre il governo di Pechino ha creato un nuovo organismo con il compito di negoziare con gli acquirenti stranieri, di coordinare le diverse autorità cinesi competenti in materia e di delineare i piani industriali nel settore. «Vi è una evidente strategia di accentramento e controllo di tali risorse», si legge nel paper a circolazione ristretta che Italia Oggi ha letto.

L’Italia è interessata a un coordinamento con la Francia, oltre che con la Germania, nella convinzione che Roma, Parigi e Berlino devono essere in sintonia nel considerare quest’argomento una key-issue della politica industriale europea.

L’ambasciata italiana a Washington, come quelle di altri stati europei, ha segnalato il recente rapporto cinese sulla strategia per i materiali critici, ivi incluso le terre rare, che delinea, a fronte delle restrizioni alle esportazioni cinesi, una strategia cinese per la ripresa delle attività estrattive e lo sviluppo della ricerca in collaborazione con Unione europea e Giappone. Infatti il governo di Tokyo ha confermato attraverso canali diplomatici che le aziende giapponesi continuano a ricercare sinergie con compagnie straniere concessionarie di giacimenti ricchi di terre rare.

Per questo, è la posizione ancora ufficiosa degli esecutivi di Italia e Francia che si rintraccia dal documento riservato, «riteniamo che la problematica di sicurezza di approvvigionamento di terre rare vada affrontata sia dal punto di vista della sicurezza commerciale all’importazione di tali minerali sia dal punto di vista della produzione».

In queste settimane si va delineando una proposta operativa attraverso tre azioni, «che potremmo portare avanti congiuntamente». Prima azione: porre le basi per una politica europea di produzione delle materie prime strategiche che rilanci l’opzione estrattiva mineraria. Seconda: favorire il recupero di terre rare dal riciclaggio di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Terza azione: incentivare studi e ricerche a livello europeo per l’introduzione di elementi e tecnologie alternative.

Per la prima azione, sottolineano ambienti della presidenza del Consiglio, occorrerebbe prevedere a livello Ue idonei meccanismi di incentivazione, indirizzati alle imprese minerarie per l’acquisizione di diritti minerari di ricerca e di coltivazione mineraria nell’Ue, sia all’esterno: la dimensione delle imprese italiane del settore non consente loro di competere con i grandi gruppi minerari multinazionali). L’Italia, secondo le indiscrezioni raccolte, vedrebbe con favore una collaborazione di Enea con enti di ricerca e partner industriali francesi per la realizzazione di progetti di recupero di terre rare dal riciclaggio di prodotti elettronici in disuso (cellulari, computer, etc.).