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 2011  marzo 11 Venerdì calendario

INTEGRALISTI? MA SE SONO PIU’ CONSUMISTI DI NOI!

Da quando piazza Tahrir ha mandato in esilio forzato sul Mar Rosso il tiranno Hosni Mubarak, in Occidente ci si interroga sul pericolo islamismo. Sui rischi di una possibile radicalizzazione della situazione nei paesi arabi a vantaggio delle forze politiche meno tollerati e più estreme. L’iranizzazione dell’universo islamico moderato e in qualche modo laico è il peggiore dei fantasmi delle cancellerie. Ma i volti dei giovani, istruiti e tecnologici, che hanno piegato con rapide rivolte regimi pluridecennali, tutto sembrano volere tranne la nascita di nuovi governi repressivi e autoritari. Negli anni 80 furono le televisioni satellitari a minare il consenso sovietico nei paesi del Patto di Varsavia. Tramite le parabole clandestine nelle case degli ungheresi e dei cechi entravano le immagini di vita dell’Occidente. I consumi possibili e la connessa qualità della vita. Lo stesso messaggio che, un ventennio dopo, internet e il web hanno diffuso tra i giovani egiziani. La protesta è stata animata da una voglia di vivere «all’occidentale e come l’Occidente» non certo da un desiderio di rinchiudersi in una dimensione teocratica. La demografia, schiacciata verso i vent’anni di età media della popolazione, ha fatto e fa la differenza. Giovani mediamente istruiti e informati che hanno tanta voglia di iniziare a consumare, di poter decidere e gestire una vita non più caratterizzata da stenti e privazioni. È il desiderio di farsi occidentali la vera molla, quella più significativa e meno contenibile dai regimi, che ha fatto scendere in piazza per tanti giorni centinaia di migliaia di giovani. La voglia, irrefrenabile, di essere parte della partita globale del progresso. Perché possono prenderne parte i giovani brasiliani, quelli indiani o cinesi e noi, gli arabi, no? Perché siamo gli unici esclusi? Fino a quando gli interessi petroliferi, uniti al timore di una effettiva iranizzazione del mondo islamico, hanno tenuto banco, i regimi corrotti a Tunisi o al Cairo hanno retto e sono stati sorretti. Poi, quando anche in Iran la protesta dei giovani ha iniziato a farsi piazza antigovernativa e i primi martiri sono caduti sotto il colpi delle guardie della rivoluzione, allora anche in Egitto i ventenni hanno capito che potevano girare il corso della storia in loro favore. Volevano e vogliono guadagnare e consumare di più. Sanno che più ricchezza può essere prodotta e ridistribuita anche nei paesi arabi e che il loro capitale umano può essere meglio valorizzato. Per questo sono scesi in piazza e hanno fatto saltare i potenti. Per poter consumare di più, non per farsi esplodere con una bomba alla cintola in un supermercato europeo o in un aeroporto nordamericano.