Mario Cervi , il Giornale 27/2/2011, 27 febbraio 2011
La stanza di Mario Cervi - Umberto Eco su Hitler: lo storico ha ragione l’anti Cav è disonesto - Caro dott
La stanza di Mario Cervi - Umberto Eco su Hitler: lo storico ha ragione l’anti Cav è disonesto - Caro dott. Cervi, mi giunge, tramite il Giornale , l’eco di un’affermazione del semiologo per antonomasia: «il paragone ( di Berlusconi, ndr ) intellettualmente ( noblesse oblige , ndr ) parlando potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni». Potrebbe confermarmi che lo storico non è all’altezza del semiologo? Altrimenti detto: Hitler NON giunse al potere con libere elezioni. Ferdinando Vischi e-mail Caro Vischi, Lei si riferisce alla risposta che Umberto Eco ha dato, alla fiera del libro di Gerusalemme, quando gli è stato chiesto se Berlusconi sia paragonabile a Mubarak, a Ben Ali, a Gheddafi. Risposta: «Il paragone, intellettualmente parlando, potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni. Ma Berlusconi non è un dittatore come Mubarak e Gheddafi, perché lui ha vinto le elezioni col supporto di una grande maggioranza degli italiani... È piuttosto triste ma è così». Non intellettualmente parlando l’affermazione di Eco mi sembra nello stesso tempo vera e insopportabilmente maligna. Se voleva sottolineare che Berlusconi è arrivato a Palazzo Chigi con procedure impeccabilmente democratiche, il famoso maître à penser poteva semplicemente paragonarlo ai capi di stato o di governo del mondo libero. La scelta era ampia, da Obama a Sarkozy, a Cameron, a Zapatero, alla signora Merkel e a tanti altri. Tutti espressi dalla volontà popolare. Invece vedi caso - e in Israele! - gli è venuto in mente il raffronto con un noto gentiluomo come Hitler. Anche a moltissimi che non sono sfegatati sostenitori del Cavaliere quel colpo basso è sembrato indecente: per l’evocazione dello sterminatore di ebrei e per l’immancabile sconsolato accenno all’idiozia degli italiani che hanno preferito Berlusconi a giganti del pensiero e dell’azione politica come Bertinotti e Bersani. Sul punto storico - la conquista nazista del potere grazie al consenso popolare e parlamentare - devo tuttavia deluderla dando almeno in parte ragione a Eco. Cito da I volonterosi carnefici di Hitler di Daniel Jonah Goldhagen: «Alle elezioni del 31 luglio 1932 quasi 14 milioni di tedeschi, il 37,4 per cento dei votanti, si schierarono con Hitler, incoronando i nazisti quale primo partito della Germania, con 230 seggi al Reichstag. All’inizio del 1933 il presidente Hindenburg, dopo un’altra elezione che a dire il vero aveva visto una flessione del quattro per cento dei voti nazisti, offrì a Hitler di diventare cancelliere... Nell’assumere il cancellierato Hitler convocò le elezioni nazionali per il 5 marzo 1933. Non furono certo elezioni libere né oneste (il partito comunista era fuori legge, e le intimidazioni contro l’opposizione furono continue) eppure né queste tattiche antidemocratiche né la violenza scatenata ebbero alcun effetto deterrente sugli elettori, tanto che i nazisti raccolsero 17 milioni di voti, pari al 43,9 per cento». C’è concordia degli storici nel ritenere che questa avanzata del nazismo sia stata originata più da un consenso di massa sulle sue impostazioni - antisemitismo incluso - che dalle pressioni del potere. Al riguardo Eco non ha del tutto ragione, la vittoria hitleriana fu consacrata da un Paese che era già in mano alle croci uncinate ma non ha nemmeno del tutto torto. Ha torto marcio - per non dire peggio - avvicinando quella vittoria alle vittorie berlusconiane.