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 2011  febbraio 27 Domenica calendario

I nuovi mestieri da donna? Fabbro e camionista - Sono donne ma fanno mestieri da dure. Di quelli che non sogni da bambina, di solito: carrozziere, falegna­me, fabbro

I nuovi mestieri da donna? Fabbro e camionista - Sono donne ma fanno mestieri da dure. Di quelli che non sogni da bambina, di solito: carrozziere, falegna­me, fabbro. Camionista, in ci­ma al sedile, alla guida di un gigante di tir, su e giù per le autostrade d’Italia. Altro che principesse, altro che model­le o attrici o maestre. Sono donne che hanno altro, per la testa e per le mani: un fisico forte, capace di sopportare una fatica da maschio. Ed è anche questione di mentali­tà: fanno le artigiane, che già è una scelta controcorrente, e magari pure inproprio, cre­andosi l’impresa. Attrezzi, ca­vi, fili, fiamma ossidrica, bul­loni, motori. Tutto ciò a loro non solo non fa paura, ma ne­anche è estraneo come alla maggior parte delle femmi­ne, che neppure considera­no l’esistenza di questo inte­ro mondo di mestieri quoti­diani: sono faccende che di solito tornano in mente al mo­mento del bisogno, quando salta il frigorifero, quando c’è la scaffalatura del ripostiglio da costruire, quando si rom­pe la lavatrice e si allaga il ba­gno, quando l’auto ti pianta in asso. Ecco a quel punto ci sono donne che sanno risol­vere la situazione. Donne fuo­ri dal comune, davvero. La media non sa cambiare una lampadina, loro sono capaci di rifare l’impianto elettrico di tutto l’appartamento. La solita donna media riesce a parcheggiare, se tutto va be­ne, a lisca di pesce: loro guida­no un camion per centinaia di chilometri e ci fanno an­che manovra. Sono femmine di un altro pianeta, che scelgono strade inusuali e fanno proseliti, per­ché il loro numero è in au­mento. Complice la crisi, che fa riscoprire la tradizione, di­ce un’indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza. Fatto sta che i nume­ri raccontano una realtà in sordina ma in crescita, un uni­verso di calzolai, tappezzieri, restauratori, meccanici, idraulici donna. Lavori per i quali spesso non c’è neanche la declinazione, al femmini­le. I tappezzieri, per esempio, sono donna nel quindici per cento dei casi: in totale mille e cento signore, una su cin­que fra i nuovi iscritti del 2010. Tantissime. Come fra i calzolai: trecento le donne, cioè l’otto per cento. Anche in questo caso, nel 2010 era­no una ogni cinque fra i nuovi artigiani del settore. Poi ci sono le camioniste: un po’ come le amazzoni, so­no figure mitologiche, delle specie di superwoman, fan­no un mestiere che già è con­siderato impossibile da molti maschi. Faticoso, pericolo­so, snervante, una routine di paesaggi sempre in movi­mento e strisce bianche, ben­zina e pedaggi, carico e scari­co, un po’ di sosta,tanto traffi­co, una stanchezza accumu­lata chilometro dopo chilo­metro che diventa quasi infi­nita, irrecuperabile, altro che fondotinta anti occhiaie. So­no il tre per cento del totale, che potrà sembrare una per­centuale bassina, ma in real­tà sono milleottocento don­ne al volante di camion e tir, un’enormità. Sono tante an­che le artigiane del ferro: il cinque per cento dei fabbri d’Italia, quasi duemilaquat­trocento donne, impegnate in una professione che è sem­pre più rara, difficile, di quel­le che alla sera altro che stan­chezza. E magari poi a casa ci sono la cena da preparare, i figli che devono finire i com­piti e poi vanno messi a letto, la cucina da sistemare, i calzi­ni sul pavimento, la lavatrice, i panni da stirare, la pattumie­ra da buttare. La fatica è ugua­le per tutti, ma per alcune è di più. Ci sono le carrozziere, ol­tre settecento (l’1,4 per cento dei meccanici) e le donne elettricista (oltre quattrocen­to, poco più del tre per cento del totale), che fanno un me­stiere amatissimo da molte mamme, perché in famiglia ci vorrebbero sempre un me­­dico e un elettricista, che non si sa mai. Ecco loro hanno ri­solto il problema alla radice, come le donne idraulico. Lo­ro sono solo centoquaranta, la percentuale più esigua, lo 0,3 per cento del totale: in pra­tica lo scorso anno solo una donna ha aperto un’impresa nel settore ogni 191 uomini. Una minoranza nella mino­ranza, la professione più ta­bù fra quelle artigiane. Ma ta­bù si fa per dire, in Sardegna c’è anche qualche temeraria che lavora in miniera, un co­raggio d’altri tempi, una tem­pra da romanzo. Figurarsi se per loro esiste la parola im­possibile.