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 2011  febbraio 28 Lunedì calendario

L’uomo di Hong Kong si prende l’Inghilterra - L’ uomo di Hong Kong si è preso Wembley senza nemmeno sapere che cosa fosse

L’uomo di Hong Kong si prende l’Inghilterra - L’ uomo di Hong Kong si è preso Wembley senza nemmeno sapere che cosa fosse. Carson Yeung, ieri pomeriggio, al fischio di inizio, si è alzato ad applaudire il club che ha comprato 16 mesi fa e ha realizzato di avere intorno 88 mila persone, stadio stracolmo e una tensione mai provata. Finale di Carling Cup: Arsenal contro Birmingham e un risultato già scritto che non è uscito. Il piccolo Birmingham si è preso il trofeo, un posto in Europa, il primo successo dopo quasi 50 anni, la soddisfazione di aver battuto la squadra più in forma dell’intera Premier League e deve ringraziare un piccolo milionario cinese che si è fissato con il club in blu. Ha provato a comprarlo nel 2007 e non ci è riuscito, si è rifatto sotto nel 2009 e ha messo sul tavolo 94 milioni e un progetto a lungo termine per trainare la società in alto. Non ha acquistato stelle, non ha investito tonnellate di soldi a fondo perso come altri colleghi e non ha ispirato fiducia. Fino a ieri. I tifosi erano scettici, gli inglesi sospetti perché Mr Yeung, che ha iniziato con un salone da parrucchiere dentro un hotel e ora possiede un impero finanziario, tiene i suoi capitali alle isole Cayman, un paradiso fiscale. Ha anche avuto qualche guaio con la giustizia, vendite di azioni poche chiare, diversi magistrati alle costole a caccia di manifeste evasioni, ma se l’è sempre cavata. Il calcio è una passione della prima ora, era il boss di una squadra di Hong Kong ma l’ha venduta presto perché non era soddisfatto. Voleva un’altra dimensione e mentre giocava a fare il presidente ha conosciuto Steve McManaman, ex ala del Liverpool e dell’Inghilterra, a un passo dallo svernare in Cina a fine carriera e oggi braccio destro per le questioni di pallone del magnate asiatico. Lui gli ha suggerito di lanciarsi con il Birmingham, una squadra che ha barcollato tra Premier e First Division negli ultimi 10 anni, che prima di raddoppiare contro l’Arsenal aveva vinto solo una Carling Cup nel lontano 1963. Unica memoria a cui aggrapparsi ovvero una piazza facile da soddisfare e non così difficile da rimettere in piedi. Yeung si è tenuto il tecnico che ha trovato, Alex McLeish, ex ct della Scozia che ha messo in difficoltà l’Italia nelle qualificazioni agli ultimi Europei, campione in patria, mai capace di portarsi a casa qualcosa in Inghilterra. Ora ha un trofeo che pesa e lo ha regalato al suo capo, omaggio speciale perché ieri Yeung ha compiuto 51 anni e ha scoperto che il pallone fa miracoli. È abituato alle etichette, quando ha iniziato a investire in borsa lo chiamavano «tagliacapelli» e quando si è presentato a Birmingham sfoggiava un completo bianco da gangster che gli hanno subito rinfacciato. Una gaffe senza neanche dire una parola visto che il signore dei soldi facili, proprio come Abramovich, non ama parlare. L’unica vera intervista l’ha concessa prima di questa finale e ha raccontato il suo amore per lo sport e la voglia di costruire uno stadio nuovo, di trasformare il Birmingham e di «trovare una stella cinese che possa fare grande questa maglia». Un tentativo di colonizzare, di esportare in Cina le magliette e importare in Inghilterra un modello. In estate ha portato il Birmingham a spasso per unatournée asiatica, ha chiuso contratti con sponsor di Hong Kong, ha contribuito al rialzo dei diritti tv grazie all’interesse del Far-Est. Non male per uno che viene da un ex protettorato britannico e che ha trionfato dentro la casa del calcio inglese, Wembley. È stato Mcmanaman a spiegargli che cosa significa quello stadio: «E non ci sono riuscito, lo doveva vedere con i suoi occhi. Gli ho raccontato di alcune partite storiche, di quanto conti per gli inglesi vincere lì dentro, ma sorrideva. Credo mi considerasse eccessivo e io temevo persino di averlo offeso con la mia insistenza, ma ora sa di che parlavo». Si è lasciato travolgere dall’entusiasmo, si è presentato con l’impermeabile nero per dimostrare di aver imparato la lezione di stile e alla domanda: «Spenderebbe gli stessi soldi investiti da Abramovich per Torres?» ha risposto divertito, «un passo alla volta». Dopo due minuti di gara non ha mosso un muscolo quando l’arbitro ha rubato alla sua squadra un rigore netto. Qualche dirigente seduto lì vicino gli avrà spiegato il concetto di «sudditanza psicologica», il motivo per cui l’Arsenal non ha giocato in dieci per 88 minuti come avrebbe dovuto e, proprio come quando gli illustravano le regole sociali dentro il salone da parrucchiere, avrà deciso di ribaltare la gerarchia. Ha iniziato con una soddisfazione assoluta, il gol decisivo lo ha segnato Obafemi Martins, l’ex interista è un rincalzo arrivato in prestito dal Rubin Kazan e promosso proprio da Yeung che pensava fosse facile vendere in patria le sue capriole. Adesso ha un poster a cui appiccicare il marchio che vuole, Obafemi e le sue quattro giravolte celebrative. Attento al mercato globale, ha persino ringraziato la Nigeria. Il suo Birmingham fresco di gloria in realtà vive una stagione strana, è qualificato ai quarti di Fa Cup, ma sta in zona retrocessione nonostante il bel campionato dell’anno scorso. È un gruppo di mestieranti capaci di stupire ma non sempre di essere all’altezza, il boss non si preoccupa, ha fiducia nei suoi ragazzi, nelle canaglie che ha ingaggiato. C’è Lee Bowyer (34 anni), che nel 2000 ha picchiato uno studente pakistano ed è diventato un reietto, e c’è Barry Ferguson (33 anni), che è ancora in rissa con la nazionale scozzese. Lo hanno estromesso da una partitaperché aveva fatto tardi in un party nel 2009 e lui ha chiesto di non essere più convocato. I bad boys hanno fatto fuori gli «young gunners», nomignolo della gioventù Arsenal, talenti di belle speranze che non sono ancora riusciti a vincere nulla. Mentre le vecchie volpi del Birmingham hanno portato a casa una Coppa, la seconda della loro storia, la prima made in Hong Kong.