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 2011  febbraio 28 Lunedì calendario

Aiuto, il mare ci ruba le spiagge - Il livello del Mediterraneo è cresciuto di 1-1,5 millimetri l’anno dal 1943, ma questo innalzamento è destinato ad aumentare»

Aiuto, il mare ci ruba le spiagge - Il livello del Mediterraneo è cresciuto di 1-1,5 millimetri l’anno dal 1943, ma questo innalzamento è destinato ad aumentare». La brutta notizia arriva dalla Spagna, dalla seconda edizione dello studio sul «Cambio Climatico nel Mediterraneo spagnolo», una pubblicazione che suona come un campanello d’allarme per il Mare Nostrum e per le sue coste sotto i colpi del riscaldamento globale. Gli scienziati confermano che il Mediterraneo sta diventando sempre più caldo, che le sue acque sono sempre più salate e che l’innalzamento del livello sta accelerando. Processo, quest’ultimo, inatteso. «Dall’inizio del XXI secolo il livello è già aumentato di 20 centimetri», spiega il fisico Manuel Vargas Yáñez, ricercatore dell’Istituto di oceanografia spagnolo. Il team ha utilizzato un sistema di osservazione pionieristico. Comprende per la prima volta anche i dati climatici dal 1943 al 2008. Dati che confermano ad esempio l’aumento della temperatura in atto. «Anche se l’incremento dal 2005 al 2008 è stato più lento rispetto a quello della fine del XX secolo, quando la temperatura del mare è aumentata in maniera significativa. In particolare sullo strato superficiale del mare la temperatura è aumentata in 100 anni di 0,7-0,8˚ C». Ma è il cambiamento di ritmo dell’innalzamento del Mediterraneo a sorprendere. Una tendenza che, oltretutto, non sembra destinata ad invertirsi a breve. «Non si fermerà. Anche se abbiamo ridotto le emissioni di gas serra ai livelli del 1990, nei prossimi 30 anni l’aumento delle temperature e del livello del mare continuerà come se non avessimo fatto nulla», prevede Vargas Yáñez. Il fenomeno della crescita dei mari quale conseguenza del riscaldamento globale non è una novità. Nel 2009 un gruppo di ricerca coordinato dal «Centro di oceanografia» di Southampton ha stimato un innalzamento della superficie del mare addirittura di 25 metri nei prossimi due millenni. Oltre tre volte più di quanto calcolato dall’International Panel on Climate Change (Ipcc), il gruppo intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico. Nel Mediterraneo, sempre l’Ipcc, ha previsto un innalzamento per il 2090 tra i 18 e i 30 centimetri. E uno studio dell’Enea ha dato a rischio inondazione 4500 chilometri quadrati di costa italiana: l’area veneziana e la costa dell’alto Adriatico tra Monfalcone e Rimini, le aree alla foce dei fiumi (Magra, Arno, Ombrone, Tevere, Volturno, Sele), quelle di carattere lagunare (Orbetello, laghi costieri di Lesina e Varano, stagno di Cagliari), le coste particolarmente basse o soggette ad erosione come quella prospiciente Piombino e i tratti del litorale Pontino e del Tavoliere delle Puglie. E’ vero anche, però, che il Mare Nostrum, fino a poco tempo fa, non sembrava crescere alla stessa velocità degli altri mari. Negli ultimi 15 anni, anzi, risultava stabile, quasi in diminuzione. Per varie ragioni: la predominanza delle alte pressioni l’ha «schiacciato» e l’aumento della salinità ha fatto da barriera alle acque meno salate dell’Atlantico in entrata da Gibilterra. In più hanno contribuito la maggiore evaporazione delle acque e il minore apporto dei fiumi. Un equilibrio che ora, secondo i ricercatori spagnoli, sembra traballare. Tanto da alimentare le previsioni più nere, come quella dell’innalzamento di un metro e oltre del Mediterraneo: la stima è dell’Enea per il 2090, qualora intervenisse un’accelerazione del normale processo d’innalzamento. Come dire: addio Venezia! Sempre che, nel frattempo, non si faccia qualcosa per invertire il rullo del destino. «Il futuro non è scolpito nella pietra: si può ancora intervenire», è convinto Vargas Yáñez.