ANTONELLA MARIOTTI, La Stampa 28/2/2011, pagina 20, 28 febbraio 2011
“Sfido la natura ad armi pari Mappe e Gps non servono” - E’ possibile vivere soli nella natura? Franco Michieli cerca di rispondere da una vita a questa domanda
“Sfido la natura ad armi pari Mappe e Gps non servono” - E’ possibile vivere soli nella natura? Franco Michieli cerca di rispondere da una vita a questa domanda. Geografo ed esploratore, ricorda David Livingstone, ma è più solare e sembra appartenere a un romanzo di due secoli fa: viso calmo e sorridente, scurito dal sole e dall’aria aperta, capelli e barba come ci si aspetta da chi di questa civiltà fa volentieri a meno. Percorre deserti di neve e scavalca le Alpi, senza mappe, senza Gps, senza telefonini: si affida ai rumori dei boschi, al sorgere del sole, al soffio del vento, al percorso dei fiumi. «E non mi sono mai perso, se non qualche momento. Come in Islanda sulla neve, nella nebbia: era bianco ovunque». Il senso di Michieli per l’orientamento è come quello degli Inuit per la neve: «Basta seguire con gli sci le creste che il vento fa sulla neve e tenere sempre la stessa angolazione». Sembra così facile quando lo spiega, ma non è iniziato tutto all’improvviso. «La mia passione è nata quando avevo un anno». Michieli è venuto al mondo nel 1962 a Milano, i fine settimana li trascorreva in montagna e l’esplorazione ce l’aveva nel Dna, visto che il nonno è Adriano Augusto Michieli, autore di una delle prime biografie del Duca degli Abruzzi, ora ripubblicata dal «National Geographic». «Ho preso l’abitudine ai percorsi fuori dai sentieri. Ad apprezzare la tranquillità di stare nella natura senza rumori». Poi, a 18 anni, decide la prima traversata: il pomeriggio stesso dell’esame di maturità parte in treno per Ventimiglia. Arriverà, a piedi, dopo 81 giorni, a Trieste, attraversando tutta la catena delle Alpi. «Mi ponevo delle domande forti. E’ possibile vivere nella natura? E sono partito solo con il sacco a pelo e senza nemmeno la tenda. Pensavo che avrei avuto paura, che non sarei riuscito a dormire. Invece ho provato un grande senso di serenità. Si stava bene. Scendevo a valle solo per far provviste e telefonare a casa». Allora, però, aveva alcune mappe, eppure «ho vissuto il senso di accoglienza della natura: spesso mi trovavo sulla strada giusta anche quando pensavo di perdermi». Così, questa comunione intima con i suoni e i luoghi ispira una grande fiducia e allo stesso tempo «mi ha reso molto più umile. Ho avuto la sensazione che fuori di me ci fosse qualcosa di molto piùgrande».Passano 17 anni e «ho provato quest’altro passaggio: mettere da parte tutti gli strumenti. Intanto ero diventato geografo, che vuol dire sapere qual è la logica dei territori del mondo, come scorrono i fiumi, come segnano la terra, come si riconoscono le rocce e le montagne». Iniziano così le esplorazioni guardando le stelle, seguendo le nuvole e il sorgere del Sole. Michieli è anche lui un fiume, di parole e di sentimento per la Terra e per ciò che «abbiamo perso». «E’ un peccato - dice - che ciò che abbiamo dentro di noi lo dimentichiamo per affidarci a protesi tecnologiche. Noi non potremo mai orientarci come gli animali, ma abbiamo percezioni che stiamo perdendo». Alcuni studi sugli uccelli migratori hanno stabilito che da piccoli devono apprendere la posizione delle costellazioni e «anche noi da piccoli assimiliamo la cultura dell’orientamento, un’abitudine a capire un territorio mentre ci siamo dentro. A me è capitatodinoncapire dove stavo andando nella nebbia fittissima, eppure di ritrovarmi poi dove speravo». Michieli è padre di due figli Filippo, 14 anni, e Tommaso di 12. Con loro è stato su un’isola deserta in Norvegia per due settimane. Con Filippo andrà in Perù per insegnare alle guide locali a diventare «Guide alpine». Osserva in uno dei suoi diari: «Scrisse Leonardo da Vinci: “Nessun effetto è in natura senza ragione; intendi la ragione, e non ti bisogna esperienza”. Ma ci sono realtà, come quelle che scoprono i vagabondi, la cui ragione non è comprensibile».