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 2011  febbraio 28 Lunedì calendario

DINASTIE. LA CARICA DI ELIZABETH

Tra pochi giorni, l’11 marzo, Rupert Murdoch spegnerà 80 candeline. Impegnato su mille fronti, reduce dal lancio del «Daily» , il primo quotidiano concepito per l’Pad e quindi senza una versione cartacea, l’editore australiano trapiantato negli Stati Uniti sembra più determinato che mai a restare al timone di News Corp: l’unico vero gruppo editoriale globale al mondo. Un gigante fatto di reti televisive (da Fox a Sky in Italia), case cinematografiche e librarie, siti web, «social network» e giornali sparsi in America, Europa, Australia e Asia che Rupert si è costruito pezzo per pezzo partendo dall’«Adelaide News» , il quotidiano ereditato dal padre nel 1953. Eppure, nei piani di successione che ha in mente da tempo, proprio quello degli 80 anni dovrebbe essere lo spartiacque: l’era del passaggio — più o meno graduale — delle consegne. A chi? Il successore disegnato è di certo il più giovane dei figli del suo secondo matrimonio che, però, è anche quello che si è maggiormente impegnato nella gestione dell’azienda familiare dopo la «defezione» , qualche anno fa, del fratello maggiore, Lachlan. Spinto dalla moglie, una modella australiana, nel 2005 Lachlan lasciò il ponte di comando dell’ azienda, a New York, per andare a vivere a Sydney, dove ha fondato una sua attività imprenditoriale. Situazione nuova Ma è pensabile che Rupert avvii fin dalle prossime settimane le procedure per l’avvicendamento alla presidenza del gruppo? Probabilmente no: qualcuno sostiene addirittura che il ritorno nell’azienda familiare di Elizabeth crea una situazione nuova. La figlia di Murdoch (43 anni, mentre Lachlan ne ha 40 e James 39) è una donna dal temperamento forte, ribelle, che alla fine degli anni ’90, dopo una serie di scontri coi due fratelli impegnati in azienda, se ne andò sbattendo la porta per tentare la sua strada. In pochi anni è riuscita a mettere in piedi la società indipendente di produzioni televisive più importante della Gran Bretagna. «Shine» , oggi un gruppo con la testa a Londra e attività in 12 Paesi, è stata acquistata pochi giorni fa da News Corp per una cifra pari a 673 milioni di dollari. L’operazione è ora soggetta all’approvazione dei consigli delle due società. Col suo perfezionamento Elisabeth tornerà a sedere nel «board» della compagnia di famiglia. Secondo alcuni ciò non sarebbe irrilevante ai fini dei piani di successione, visti, in particolare, il notevole spessore imprenditoriale di Elisabeth, il suo temperamento che è molto simile a quello del padre e qualche errore di percorso commesso da James. Ci sono dirigenti americani del gruppo che, ad esempio, non hanno per niente apprezzato alcuni «sconfinamenti transoceanici» di James rispetto alle sue responsabilità di capo delle attività News Corp in Europa ed Asia. Aggressivo anche più di Rupert e rigido laddove il padre sa anche mostrare, quando lo ritiene opportuno, la flessibilità dell’«uomo di mondo» , James sta ora affrontando due prove piuttosto dure: l’acquisizione della rete televisiva britannica BSkyB (della quale News Corp controlla per ora una quota di minoranza) e la gestione dello scandalo dei messaggi carpiti dalle segreterie telefoniche di alcuni «vip» . Intercettazioni condotte da giornalisti del «News of the World» ma, forse, con la complicità di alcuni dirigenti del gruppo. Due casi che a cavallo tra gennaio e febbraio hanno spinto il vecchio Rupert a trasferirsi per diversi giorni a Londra saltando l’abituale appuntamento del World Economic Forum di Davos (disertato anche da James, che era atteso come oratore). James si gioca su queste due vicende una bella fetta della sua credibilità di imprenditore, ma né gli ostacoli a Londra né il ritorno dell’intraprendente Elisabeth sembrano poter cambiare i piani di successione di Rupert. Anzi, chi conosce dall’interno la storia dei Murdoch pensa che il rientro della figlia sia un nodo cruciale della strategia del patriarca, deciso a ricompattare la famiglia (i figli adulti, visto che quelli nati dal terzo matrimonio con l’attuale moglie, Wendi Deng, hanno appena 8 e 10 anni), prima di cedere lo scettro. Il secondo passo dovrebbe riguardare Lachlan, tornato di recente a occuparsi in modo abbastanza attivo dell’azienda. Anche lui è in consiglio d’amministrazione, ma senza alcuna delega o incarico specifico. Quando, qualche tempo fa, il principe saudita Walid bin Talal, secondo azionista di News Corp dopo la famiglia Murdoch, si lasciò sfuggire in un’intervista che James era il successore designato, Rupert si irritò non poco e replicò al principe: «Resterò al comando fino a 130 anni» . Minaccia da non p r e n d e r e troppo sottogamba, visto che la madre di Rupert, Elisabeth Joy, ha 102 anni e gode di buona salute. Equilibri Il primo a trasalire fu proprio James, in imbarazzo anche per i suoi stretti rapporti personali col principe arabo. Ma nessuno di questi incidenti di percorso dovrebbe modificare l’avvicendamento al quale Rupert sta pensando da tempo. Anche se originariamente non era lui il prescelto, quando il patriarca deciderà di mollare sarà James a succedergli: insieme a qualche difetto, ha anche molte qualità, è affidabile, conosce il gruppo meglio d i chiunque altro, ci lavora dentro giorno e notte da molti anni. Ma Murdoch ha ancora bisogno di tempo per rimettere insieme i tasselli familiari: probabilmente vuole creare un equilibrio diverso, una situazione nella quale Elisabeth e Lachlan siano appagati dall’assegnazione di qualche importante attività del gruppo da gestire con grande autonomia. Poi, probabilmente, Rupert non è nemmeno psicologicamente pronto a scendere dal palcoscenico. Ai figli aveva detto che avrebbe mollato a 80 anni, ma ora che la scadenza è alle porte, c’è chi comincia a interpretare quelle parole nel senso che il «tycoon» resterà al comando fino alla chiusura del bilancio dell’esercizio nel quale cade il suo ottantesimo compleanno. Vale a dire fino alla primavera del 2012: ancora un anno per gestire le prevedibili scosse d’assestamento nella convivenza dei tre fratelli in aziende. Sempre che di assestamenti si tratti e non di un terremoto.
Massimo Gaggi