Interventi&Repliche, Corriere della Sera 27/02/2011, 27 febbraio 2011
IL GRUPPO MARTINI E I DEBITI DI TRIPOLI
Ho appreso ieri dal Corriere («Petrolio, armamenti, appalti. Il dossier sugli interessi italiani», pag. 10 e occhiello in prima) che un’azienda del mio Gruppo (Silos Martini) sarebbe tra le imprese che dal 2008 al 2010 hanno fatto affari e profitti con la Libia. È falso. Vero è invece che vantiamo un credito superiore ai 15 milioni di euro (in conto capitale e senza contare gli interessi) verso varie Autorità libiche, maturati per forniture effettuate dal 1980 al 1996. Tale credito è certo, riconosciuto dal governo libico e italiano (categoria A della Lista Ubaee) ma inspiegabilmente mai saldato. Come noi altre 100 aziende italiane per complessivi 660 milioni di euro. Leggere che avremmo fatto affari e profitti con il regime libico è quindi una beffa, come lo è stata del resto l’incomprensibile firma del Trattato di Amicizia che ha assicurato soldi e servizi alla Libia per 20 anni. Dimenticandosi però di portare a casa i soldi di questi imprenditori italiani che in Libia hanno lavorato per anni in modo onesto e dignitoso. Ma a questo siamo purtroppo abituati: da anni giacciono inutilmente in Parlamento vari progetti di legge per dirimere la vicenda dei crediti libici. I progetti sono bipartisan (commissione sesta del senato, proponenti Giovanardi, Costa e Bardolini), privi di emendamenti e condivisi, ma nessuno li approva perché in realtà nessuno ne ha interesse.
Fabio Martini
Presidente Gruppo Martini Italia