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 2011  febbraio 26 Sabato calendario

Il primo americano? Un bimbo di tre anni - Nuovo mondo», si fa per dire. L’uomo solcò le Americhe già migliaia di anni fa, tra il tardo Pleistocene e l’inizio dell’Olocene

Il primo americano? Un bimbo di tre anni - Nuovo mondo», si fa per dire. L’uomo solcò le Americhe già migliaia di anni fa, tra il tardo Pleistocene e l’inizio dell’Olocene. Che fosse durante l’ultima glaciazione – chiamata «Würm» e compresa tra 110 mila e 10 mila anni fa – ad aver permesso il passaggio di migranti dalla Siberia all’Alaska, allorché l’aumento dei ghiacci prosciugò lo stretto di Bering creando un ponte di terra tra i continenti, già lo sapevamo. Tuttavia non v’era conferma di una data precisa, in un range temporale che ipotizzava i primi spostamenti tra i 14 e i 10 mila anni fa. I resti di una sepoltura emersi dal sito archeologico di Upward Sun River, nel centro dell’Alaska, confermano una migrazione avvenuta 11 mila e 500 anni fa. Adagiato nel «caminetto» di casa, il corpo senza vita di un bimbo di appena tre anni viene cremato e la casa abbandonata per sempre dalla famiglia. Secoli dopo il rinvenimento. L’indicazione che la tomba del piccolo fosse proprio il fondo di un largo focolaio casalingo è il contemporaneo ritrovamento di pietre focaie, utensili per la preparazione di cibi e resti di ossa di animali, parte, evidentemente, dell’alimentazione del nucleo: pesci – soprattutto salmoni – piccoli mammiferi come scoiattoli e uccelli come anitre. Il metodo di datazione basato sulla misura del radiocarbonio ha permesso di stabilire l’epoca dell’insediamento mentre l’età del bimbo è stata calcolata sulla base dell’eruzione dei denti, ancora prematura. Il peculiare cerimoniale della sepoltura – dove sono stati trovati anche oggetti come pezzi di pietre color ocra – rimanda alle usanze del vecchio continente limitrofo alle Americhe. Rituali simili ma non identici emergono da altri siti del Nord America: almeno altre due sepolture, ma senza cremazione del corpo oppure senza ocra. Mancano inoltre particolari come l’inumazione – o la deposizione delle ceneri – nella casa di famiglia poi immediatamente abbandonata. Rituali tipici soltanto delle usanze paleoindiane, ossia proprio dei popoli siberiani. Secondo l’archeologo Ben Potter dell’Università dell’Alaska, che l’anno scorso ha guidato gli scavi e che a gennaio ha pubblicato su Science la notizia del ritrovamento e delle sue implicazioni con la storia delle migrazioni, «il sito, per le sue modalità cerimoniali è un unicum in Nord America». Il lavoro del team di Potter proseguirà ora con le analisi all’antico Dna delle ossa del giovane, cremate solo per l’80%, e quindi probabilmente disponibile a fornire ancora materiale genetico. Si riapre così un «cold case» che potrebbe – secondo il team – portarci ancora più a fondo nella storia dei viaggi dell’uomo, a partire delle migrazioni attraverso l’Alaska e addirittura fin giù al Sud America. Il viaggio in America di Cristoforo Colombo fu la prima esplorazione oltreoceano da parte della civiltà moderna, tuttavia soltanto l’ultima, in ordine di tempo, dell’uomo nel nuovo mondo. E il primato non spetta nemmeno ai Vichinghi, che nel decimo secolo, approdarono a Terranova, il moderno Canada. In realtà fu già l’uomo del paleolitico a varcare la porta delle Americhe.