ILARIA MARIA SALA, La Stampa 26/2/2011, 26 febbraio 2011
Seul incoraggia la rivolta al Nord - I militari della Corea del Sud bombardano la Corea del Nord. Non è una guerra anche se forse si potrebbe chiamarla quantomeno «un’offensiva»
Seul incoraggia la rivolta al Nord - I militari della Corea del Sud bombardano la Corea del Nord. Non è una guerra anche se forse si potrebbe chiamarla quantomeno «un’offensiva». Anche se di militare ha bene poco. Il fatto è che le forze armate sudcoreane anziché ordigni e razzi sparano volantini e pacchi di cibo. Campagna d’informazione la chiamano, di sensibilizzazione. Il tema? Quello che accade in Medio Oriente. I volantini infatti descrivono quelle rivolte spiegando nel dettaglio quanto avvenuto in Egitto e quello che sta succedendo fra Cirenaica e Tripolitania. La notizia del «bombardamento» è stata diffusa ieri dalla parlamentare sudcoreana conservatrice Song Young-sun. Seul quindi ha ricominciato a mandare pacchi alimentari e informazioni al Nord, una pratica che era stata interrotta da almeno dieci anni, sotto l’amministrazione dell’ex-Presidente Kim Dae-jung. Ora invece, ecco che la Corea del Sud invia non solo beni alimentari, ma anche informazione e «contro-propaganda». I portavoce dell’esercito sudcoreano hanno tuttavia rifiutato di commentare la notizia, preferendo glissare sull’opera di contro-propaganda. I pacchi alimentari hanno ricominciato ad essere inviati al Nord con dei palloni eolici da quando la Corea del Nord ha bombardato, lo scorso novembre, l’isola di Yeonpyeong, uccidendo quattro civili. Da allora, dunque, i militari sudcoreani hanno deciso di ripristinare la strategia di parlare, per quanto possibile, direttamente con i civili del Nord, cercando di incoraggiare la resistenza anti-regime. I palloni, a cui sono attaccati dei leggeri cestini contenenti i pacchi, sono controllati da un timer che consente loro di scendere a terra solo una volta raggiunte le città e i villaggi nordcoreani presi come «bersaglio» dai militari. Nel cesto c’è scritto che il cibo è inviato ai «fratelli del Nord» dall’esercito del Sud, e che il contenuto è fresco e non velenoso, come spesso dichiarato invece dalle autorità nordcoreane per evitare che la popolazione li accetti. Sulle etichette, infatti, viene consigliato di offrirne prima dei pezzettini al bestiame o agli animali domestici, per fugare ogni sospetto e confermarne l’idoneità al consumo, e di gettarli una volta trascorsa la data di scadenza impressa sui prodotti. Insieme ai pacchi alimentari, però, l’esercito sudcoreano invia anche medicinali e radio, nonché volantini informativi sulla Corea del Sud e sul regime del Nord. Tutte le radio vendute in Corea del Nord sono state manipolate in modo tale da consentire solo la ricezione delle stazioni nazionali, e le uniche radio capaci di captare anche le programmazioni del Sud o della Cina sono quelle che sono entrate nel Paese con il contrabbando. Dai bombardamenti di novembre ad oggi, i volantini inviati al Nord sarebbero già più di tre milioni, di cui 2,6 milioni inviati dall’inizio delle proteste in Egitto, secondo le dichiarazioni di Song. Questi contengono descrizioni dettagliate delle rivolte pro democrazia in Medio Oriente, sulle quali i media ufficiali (gli unici autorizzati in Corea del Nord) non hanno finora fatto parola. Definita come una «campagna psicologica», la decisione di mandare al Nord volantini incoraggiando alla ribellione contro il regime di Pyongyang: una guerriglia informativa che senz’altro allarma il governo, per quanto le probabilità di un sollevamento pro-democrazia nella Corea del Nord appaia al momento molto poco probabile.