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 2011  febbraio 26 Sabato calendario

HOLLYWOOD SCONFITTA DAL COMPUTER

Se votassero solo i giovani, l’Oscar per il miglior film andrebbe quasi certamente a Social Network, l’attualissima biografia dell’arrogante genio hi-tech Mark Zuckerberg, fondatore del sito dove passano le ore i ragazzini, Facebook. Contrariamente al re balbuziente Edward VI di Il discorso del re, l’altro favorito all’Oscar, Mark Zuckerberg è il tipo di personaggio che Hollywood detesta e teme: gente come lui, come Steve Jobs di Apple, come Jeff Bezos di Amazon, come il meno conosciuto ma ancor più temibile Reed Hastings di Netflix stanno portando via un pezzo di business alla volta alle major hollywoodiane, i cui introiti si stanno assottigliando a ritmo preoccupante.

Come è successo all’industria discografica dieci anni fa, e come sta succedendo alle librerie e alle compagnie telefoniche, le case di produzione rischiano di fare una brutta fine se non si affretteranno ad adottare le nuove tecnologie. Il pubblico, soprattutto quello giovane che vive davanti al computer, si sta abituando a guardare quello che vuole, come vuole e dove vuole: non al cinema, non in dvd, non in tv su video on demand. Internet ha cambiato il modo in cui i prodotti di intrattenimento possono essere distribuiti al pubblico, e le nuove generazioni esigono comodità e bassi prezzi. «Ignorare quello che i consumatori chiedono in un periodo di rapido cambiamento tecnologico è la tipica ricetta per un disastro», dice l’analista Richard Greenfield della Btig Research.

E così, mentre le star scintillano sul palcoscenico, i magnati del cinema dietro le quinte osservano con ansia i grafici in picchiata dell’anno appena trascorso. Nel 2010 l’affluenza al cinema è scesa del 7% nel mercato nordamericano, mentre gli incassi sono saliti a 10,6 miliardi di dollari solo grazie all’aumento del prezzo dei biglietti nelle sale in 3D (il 20% del totale). Ma gli analisti hanno già notato un raffreddamento dell’entusiasmo per i film in tre dimensioni tra i giovani, quelli che passano ore su Facebook e ormai guardano la televisione e i film sul computer.

Il trend più preoccupante per Hollywood è però quello sul mercato dei dvd. A partire dal 2002, i dvd hanno generato per le case di produzione introiti ancor superiori agli incassi al box office, ma le vendite stanno crollando. L’anno scorso sono scese di un altro 15% a 7,8 miliardi di dollari, e sono oggi del 43% più basse che nel 2006. Il trend sta accelerando, a giudicare dai risultati del quarto trimestre delle major: le vendite di dvd e blue ray sono scese del 44% alla Paramount e del 23% alla Warner Bros.

Cosa sta succedendo? Il pubblico ha trovato alternative più comode e a buon prezzo, offerte da società come Apple (affitto e vendita online su iTunes), Microsoft e Sony (affitto e vendita online tramite xBox e Playstation) ma soprattutto Netflix e Redbox. Redbox ha installato distributori automatici dove si affittano dvd per un dollaro l’uno, spiazzando completamente negozi come Blockbuster, finito in amministrazione controllata. Netflix invece ha creato un servizio in abbonamento che consente per meno di dieci dollari al mese di scaricare un numero illimitato di film sul computer, o direttamente in tv se si è dotati di un decoder per il cavo o il satellite, o di una xBox o Playstation collegata a internet. Oggi Netflix ha 20 milioni di abbonati, e il valore delle sue azioni è schizzato a 211 dollari dai 7,7 dollari al debutto in Borsa nel 2002, un aumento del 2640% in otto anni.

Gli studios stanno sperimentando formule analoghe di distribuzione digitale, ma non riescono a mettersi d’accordo su una strategia comune, si accapigliano su migliaia di dettagli (per esempio quanti giorni attendere prima di consentire il download di un film dopo l’uscita nei cinema) e fanno fatica a lasciarsi alle spalle un modello che per decenni ha funzionato perfettamente. Quello che manca è uno Steve Jobs hollywoodiano, lungimirante, capace di creare fedeltà al marchio, inflessibile nella convinzione che non si debba dar via nulla gratis su internet.

Le major stanno reagendo nel modo che conoscono, ovvero producendo più sequel di film di cassetta - sono in arrivo le ennesime puntate di Mission Impossible, Pirati dei Caraibi, Spy Kids, Twilight, X-men, Shrek e Winnie the Pooh -, film che richiedono limitati investimenti nel marketing e generano redditi aggiuntivi nel merchandising. Stanno prendendo tempo, mentre la rivoluzione hi-tech sta procedendo alla velocità di un clic.