Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 26 Sabato calendario

«TRIPOLI AVRÀ ANCORA BISOGNO DI NOI»

«La Libia prima di questa rivolta era per noi un mercato significativo. Siamo impegnati con un ordine per il controllo elettronico delle frontiere, abbiamo un importante appalto nel segnalamento ferroviario, abbiamo quasi completato le forniture di un contratto di 20 elicotteri da trasporto ottenuto a suo tempo, 17 già consegnati. AnsaldoBreda stava partecipando con buone possibilità di successo ad una gara per treni passeggeri e merci da assegnare entro l’anno. Tutto ora si è bloccato... Non sappiamo cosa succederà, ma pensiamo che qualunque governo futuro avrà bisogno di nostri prodotti». Pier Francesco Guarguaglini è il presidente e amministratore delegato della Finmeccanica, il gruppo della difesa e aerospazio che, dopo il trattato governativo di amicizia del 2008 tra Italia e Libia, ha puntato molto sullo sviluppo degli affari con Tripoli.

Guarguaglini racconta al Sole 24 Ore di aver incontrato una volta Muammar Gheddafi, durante l’ultima visita a Roma il 30 agosto scorso, la sera dello spettacolo a Tor di Quinto con i cavalli berberi arrivati in aereo da Tripoli. «Stavo andando via quando Gheddafi mi ha visto e ha detto, lei è Guarguaglini? Era interessato a sbloccare le forniture di motori per aerei, elicotteri e altri materiali militari, bloccati in Italia dall’embargo del 1992. Silvio Berlusconi e Gianni Letta dovevano avergli detto che me ne occupavo io, così ha voluto parlarmi. È roba dei libici, però per riaverla dovrebbero pagare. L’industria italiana ha un credito di 160 milioni di dollari. Gheddafi mi ha detto che avrebbero mandato una delegazione a Roma, un viaggio però più volte rimandato. L’ultima data fissata è l’8 marzo, ora non credo che si farà...».

La chiusura della vecchia partita avrebbe potuto agevolare i negoziati per nuove forniture da Finmeccanica. «I libici erano interessati ai treni, ad avere un sistema completo di controllo di tutti i confini, ad avere altri elicotteri, aerei addestratori Aermacchi 311. Ci sono opportunità per l’industria dell’energia, hanno parlato anche di produrre energia da celle solari. Siamo nella gara con altre imprese italiane per la metropolitana di Tripoli». Questi progetti ora sono congelati, come sono fermi i lavori di Selex Sistemi integrati per il controllo confini e di Ansaldo Sts nel ferroviario. Finmeccanica ha rimpatriato tutti i dipendenti alcuni giorni fa. L’ultimo, un dipendente di Selex, insieme a quattro di subfornitori italiani, ha raggiunto ieri pomeriggio l’Egitto da Tobruk. Li ha accolti il personale della Farnesina.

Oltre un miliardo di euro di commesse sono arrivate da Tripoli negli ultimi due anni, dopo la firma del memorandum d’intesa il 28 luglio 2009 con la Lia (Lybian Investment authority), il fondo sovrano che il 17 gennaio scorso ha acquistato il 2,01% di Finmeccanica. In queste giornate drammatiche i contatti non si sono interrotti. Amedeo Caporaletti, presidente di AgustaWestland, incaricato del coordinamento in Libia, «ha sentito il vertice della Lia».

Che impatto ci sarà per Finmeccanica se si blocca questo mercato? «Le nostre imprese hanno messo solo 700 milioni di euro di acquisizioni nel budget dei prossimi 5 anni, una cifra prudenziale rispetto alla possibilità di avere fino a 3,5 miliardi di contratti dalla Libia in tale periodo. Il blocco temporaneo di questo mercato rappresenta sicuramente una perdita, ma non è una tragedia».

Guarguaglini riferisce di «buone notizie» dagli Stati Uniti, dove il gruppo ha investito molto, anche con l’acquisto della società di elettronica Drs nel 2008. Nelle ultime ore il Pentagono ha scelto Boeing come fornitore nella gara da 35 miliardi di dollari per 179 aerei da rifornimento, i tanker, assegnando un primo contratto di 17 aerei. Un appalto controverso che qualche anno fa era stato vinto dalla franco-tedesca Airbus, poi è stato annullato. Finmeccanica è alleata di Boeing e ne trarrà un vantaggio. «A noi verrà circa il 5% del valore del contratto, per tutti i tanker saranno circa 1.750 milioni di dollari. Il 3,5% del lavoro è per Drs e l’1,5% sarà in Italia per Alenia». Guarguaglini, cui alcuni rimproverano l’oneroso acquisto di Drs, fa notare che «questo risultato dimostra che se è non si è sul territorio è difficile superare le barriere per entrare negli Stati Uniti. I francesi si sono illusi che si possa ottenere lavoro anche da fuori».

Guarguaglini vede «notizie positive» anche nella proposta del bilancio di spesa degli Stati Uniti per il 2012, presentata da Barack Obama. «I tagli del Pentagono sono meno di quanto temuto. Molti tagli non sono cancellazioni di programmi, ma risparmi di risorse con incrementi di efficienza, che vengono reinvestiti nel budget». Sulla sua scrivania c’è il rapporto di un consulente da Washington, in cui si spiega che «per il 2012 la spesa prevista dalla difesa è di 671 miliardi di dollari, inferiore del 3,5% al finanziamento reale di quest’anno».

Il documento precisa che «larga parte del calo è dovuta alla riduzione delle operazioni in Iraq e Afghanistan», mentre «la spesa di base complessiva, pari a 553 miliardi, aumenta del 3,6% reale sul 2011». Nei prossimi cinque anni – spiega il documento – è previsto un risparmio secco di 78 miliardi, mentre 100 miliardi sono efficienze e risparmi reinvestiti nel budget. Nel luglio scorso a Farnborough Guarguaglini ha incontrato Ashton Carter, il sottosegretario Usa per gli acquisti della Difesa. «Mi aveva parlato dell’obiettivo di risparmiare 100 miliardi in cinque anni, facendo efficienza per rimettere i soldi su altri programmi. Mi aveva chiesto suggerimenti. Gli ho detto che, se si evitano continue modifiche ai programmi, sia lo sviluppo sia la produzione vengono a costare meno. Poi gli ho inviato un memo con le proposte Finmeccanica. Non so cosa abbia deciso...».

Nelle proposte di spesa del Pentagono «ci sono aumenti nel 2012 per nuove navi, aerei da trasporto ed elicotteri, sistemi senza pilota e cybersecurity, tutte aree in cui Finmeccanica è ben posizionata per competere. È stato incrementato dai 400 milioni di dollari di quest’anno a 700 milioni – osserva Guarguaglini – il finanziamento per gli aerei da trasporto C27J, si prevedono 8 consegne da Alenia. Ci sono 300 milioni per i nuovi addestratori. Questo significa che partirà la gara. Aermacchi parteciperà con il 346, il motore è già americano, Honeywell, ora occorre scegliere un partner». Guarguaglini conferma la possibile scelta tra Boeing e Northrop Grumman, ma non chiude la porta a Lockheed. «Sono i nostri concorrenti dovunque, con l’aereo coreano T-50, ma se domani ci dicessero di fare la gara americana insieme proponendo il 346 sarei d’accordo».

Negli elicotteri «non si vedono fondi per l’elicottero del presidente, ma per AgustaWestland sono opportunità i finanziamenti importanti per il trasporto verticale e per un velivolo scout per l’esercito». Inoltre ci sono molti programmi nell’elettronica di interesse per Drs e Selex Galileo.

Positive anche le prospettive nel navale, nel quale la spesa prevista aumenterà da 13,8 miliardi quest’anno a 15,5 miliardi di dollari e sono previste 55 nuove navi anziché le 50 del 2011. «Sarà contento Bono, sarà contenta Fincantieri», commenta Guarguaglini.

Con Fincantieri capofila, il gruppo Finmeccanica è interessato alla fornitura di 11 navi militari al Brasile. Dopo l’approvazione della legge sul trattato di cooperazione nella difesa, Guarguaglini dice che «è altamente probabile che venga firmato il contratto, vale più di 5 miliardi di euro, circa la metà è la quota di Finmeccanica». Francesi e inglesi hanno cercato di approfittare dei ritardi: «Non credo che ci sarà una gara e dovremmo avere il contratto dal Brasile, ma bisogna fare in fretta e soprattutto stare attenti».

Con l’assemblea di fine aprile scade il mandato del vertice del gruppo. Guarguaglini, che ieri ha compiuto 74 anni, non ama parlare di nomine. «È una decisione del governo. Credo che la scelta debba tener conto di quale deve essere il futuro di Finmeccanica», dice, consapevole che la casella di Finmeccanica pare finora la più incerta tra quelle che il governo deve riempire, rispetto ad Eni ed Enel.

Chi ha chiamato prima per fare gli auguri di compleanno, Letta o Tremonti? «Nessun politico mi ha chiamato».