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 2011  gennaio 25 Martedì calendario

IN ASIA LA GRANDE PARTITA DELLE NASCITE

I n Asia si sta combattendo una “guerra” silen­ziosa. Se è vero che gli equilibri mondiali – e­conomici, politici, militari – si stanno sempre più spostando a Oriente, sarà l’esito di questa par­tita a decidere quali Paesi dell’Asia emergeranno, quali saranno destinati a un ruolo di secondo pia­no, quali a un inarrestabile declino. La “guerra” del­le nascite – e le problematiche ad esse connesse, dal­la qualità dell’istruzione alla lotta alle sacche di po­vertà – rivela che il Continente asiatico è attraver­sato da trend antitetici. Un dato salta subito all’oc­chio: il boom demografico – come svela un’inchiesta di A­siaNews Network – dell’In­donesia , già oggi il quarto Paese più popoloso al mon­do (237 milioni di abitanti). Lo scorso anno sono nati 4,5 milioni di bambini, quasi l’intera popolazione di Sin­gapore. Secondo il Popula­tion Reference Bureau, il tas­so di fertilità nel Paese è pa­ri a 2,4 nascite per donna mentre gli individui al di sotto di 15 anni sono pa­ri al 28 per cento dell’intera popolazione.

Se l’Indonesia cresce, Taiwan è avviluppata in una parabola opposta. E “pericolosa”. L’isola ha il più basso tasso di fertilità al mondo: 0.91 nascite per donna. Nel 2009 il numero di bimbi nati è sceso da 191mila a 166mila. Negli ultimi cinque anni 560 a­sili sono stati chiusi. Il presidente di Taiwan Ma Ying-jeou ha recentemente ordinato di studiare del­le soluzioni a quello che ormai viene etichettata co­me «un’emergenza nazionale». Problemi “a sorpresa” anche per Cina. La politica del figlio unico, se ha frenato la natalità (il tasso è sceso dal 3 a 1,65 nascite per donna nel giro di 30 anni) e polverizzato la struttura tradizionale della famiglia cinese, sta ponendo questioni sempre più gravi sul fronte dell’occupazione. Come segnalato dalla Bbc, si calcola che entro il 2024 i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni saranno 150 milioni nel 2024, contro i 227 milioni attuali. Il Dragone si tro­verà così a fronteggiare un’inedita carenza di ma­nodopera che sta innescando fenomeni migratori interni sempre più intensi.

E il “nemico” storico di Pechino? Il Giappone sta conoscendo una decrescita drammatica. Un dato su tutti: i diciottenni erano 2 milioni nel 1992, oggi sono 1,24 milioni. Il Paese del Sol levante è sempre più vecchio. Uno su dieci ha più di 75 anni. Il numero de­gli over 65 ha sfondato quo­ta 29 milioni (22,7% del tota­le). Se nel 2005 per ogni 3,3 lavoratori c’era un anziano, si calcola che il rapporto si riequilibrerà pericolosa­mente: 1,3 lavoratori per ogni anziano. Ma non basta. En­tro il 2025 potrebbe spalan­carsi un deficit spaventoso di manodopera: mancheranno all’appello 4,27 milioni di lavoratori in un Paese tra­dizionalmente ostile alle politiche di immigrazio­ne. Secondo il National institute of population si potrebbe verificare un crollo del 30% dai 127 milioni attuali a quota 90 milioni entro il 2055.

Dinamiche simili, ma non così accentuate, anche in Corea del Sud (48,9 milioni di abitanti, tasso di natalità pari a 1,2). Nel 2009 gli over 65 erano il 10,7% della popolazione, nel 2018 saranno il 14%. Infine l’ India. Lo scorso anno vi sono nati 26 milioni di bambini. Il confronto con la Cina è d’obbligo: si cal­cola che il sorpasso avverrà nel 2040, quando gli in­diani saranno 1,6 miliardi. Nel 2020 l’età media in Cina sarà pari a 37 anni, di 29 anni in India.