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 2011  febbraio 19 Sabato calendario

MEGA-MEGALOPOLI

Non è vero che la Cina imita, ma non crea. Davanti a noi cresce la più importante novità del presente: le megalopoli. È un esperimento senza precedenti nella storia: concentrare a vivere in un’unica città un numero enorme di persone, superiore a quello di molti Stati, avviando esperienze sociali, politiche ed economiche fino a oggi sconosciute all’umanità.
Nessuno è in grado di prevedere gli esiti di tale innovazione antropologica, che muterà profilo e identità dell’Asia. Ma da essi dipende il destino anche delle piccole comunità urbane che identificano oggi l’Europa, ancora affette dalla paura dell’estraneo.
In Cina, entro sei anni, nascerà la più grande metropoli del mondo. Conterà 44 milioni di abitanti, sarà il frutto della fusione di nove città e coprirà una superficie di 26mila chilometri quadrati, poco meno di trenta volte lo spazio occupato da Londra, che è la municipalità più estesa del vecchio continente. Non potendo vantare un nucleo storico dominante, la nuova capitale del pianeta non ha ancora un nome. Poiché a comporla concorreranno centri come Canton, Shenzhen, Foshan e Dongguan, oltre a Zhongshan, Zhuhai,
Jiangmen, Huizhou e Zhaoqing, richiamerà il delta del Fiume delle Perle, lungo il quale si snoderà nel sud del paese.
Il Guangdong è l’area più ricca e industrializzata della Cina: la nascente megalopoli produrrà un ventesimo di tutti i beni disponibili sulla terra e varrà un decimo dell’economia della seconda potenza del secolo. Mezz’ora di treno ad alta velocità la collegherà con Hong Kong, da cui, attraverso una serie di ponti marini spettacolari, si raggiungerà Macao. Calcolando l’estensione, convivranno nello stesso luogo 65 milioni di persone, l’85% delle quali nate altrove.
Per realizzare questa impressionante innovazione urbanistica, la Cina ha stanziato una inedita quantità di risorse. Oltre 150 progetti infrastrutturali sono stati finanziati con 220 miliardi di euro e consentiranno di connettere in un unico sistema trasporti, energia, acqua, sanità, scuole, zone industriali, commercio, cultura, telefonia e telecomunicazioni. Ventinove nuove linee ferroviarie, per un totale di 5mila chilometri,
permetteranno agli abitanti di raggiungere ogni distretto nel tempo massimo di un’ora. La pianificazione urbana unificata farà risparmiare tempo, denaro ed emissioni inquinanti.
La popolazione eviterà sprechi per strutture duplicate, potrà contare su servizi pubblici migliori e la rete produttiva risulterà ancora più competitiva. Qualche esempio: posti di lavoro e dislocazione industriale saranno razionalizzati, con un solo biglietto annuale si accederà a tutti i mezzi pubblici, le bollette telefoniche saranno ridotte dell’87%, tramite internet i residenti potranno scegliere l’ospedale meno affollato, o la scuola con l’indirizzo desiderato, uffici, zone commerciali, verdi e residenziali verranno distribuite secondo l’interesse di un unico bilancio.
La Cina, dove 160 città superano il milione di residenti, non si accontenta di sperimentare solo una nuova forma di convivenza civile. Entro dieci anni almeno cinque aree metropolitane raduneranno tra i 50 e i 100 milioni di individui, mentre decine di medie città conteranno tra i 12 e 25 milioni di persone. A rivaleggiare con la megalopoli del sud, saranno sicuramente Pechino a nord, Shanghai a Est e Chongqing a ovest. La fusione tra la capitale e Tianjin, già oggi collegate da mezz’ora di treno, darà vita alla «Bohai Economic Rim», una super municipalità-mostro da 260 milioni di abitanti. L’urbanizzazione
estrema è l’addio della Cina alla cultura rurale dei villaggi e
l’esodo interno di 800 milioni di persone sconvolge l’equilibrio della nazione che nel 2020 guiderà il mondo.
Per centrare l’obiettivo il governo, nei prossimi cinque anni, ha
stanziato 780 miliardi di euro, a cui si aggiungono 400 miliardi per le ferrovie e 150 miliardi per trasporti pubblici delle nuove città. Quando il processo cinese sarà compiuto le altre metropoli della terra, da Tokyo a San Paolo, da Mumbai a Seul, da Città del Messico a Manila, sembreranno borghi di provincia. Il fatto che tutte le aree urbane più popolate della terra stiano sorgendo nelle nazioni emergenti di Asia, America latina e Africa, fa riflettere. Il potere si sposta dove si concentrano intelligenza, conoscenza, forza lavoro e ricchezza. E lì noi non ci siamo.