Nino Sunseri, Libero 23/2/2011, 23 febbraio 2011
GLI STATI UNITI A DUE MESI DAL FALLIMENTO
Giulio Tremonti ormai non perde occasione per ripeterlo. La crisi attuale è come un videogame: ogni volta che si abbatte un mostro ne appare un altro più grande e feroce. In questi giorni non mancano certo le conferme alle preoccupazioni del ministro.
Il fuoco di rivolta che sta divorando le dittature nordafricane, oltre che minacciare le coste meridionali dell’Europa, potrebbe mandare in cenere un bene molto prezioso. Vale a dire le speranze di ripresa dell’economia mondiale. Il petrolio ai livelli attuali non si vedeva dal 2008. Esattamente dall’anno che diede inizio alla recessione. L’economia mondiale che frena proprio nel momento in cui si stava rimettendo in moto è un bel mostro. Soprattutto perché riempirebbe il futuro di incubi.
Il videogame più temuto è il dissesto della finanza pubblica Usa. Il debito federale ha raggiunto la soglia di 14,3 mila miliardi di dollari.
I limiti posti dall’amministrazione Usa è a 15 mila miliardi. Cioè quando l’asticella passerà in maniera stabile la soglia del 100% del Pil. A questo limite mancano appena 785 miliardi. Vuol dire che nello spazio di un paio di mesi, se non ci saranno interventi correttivi, la strada per il baratro sarà imboccata.
C’è da dire, per la verità, che la soglia di 15 mila miliardi ha un valore puramente simbolico. Non c’è nessuna regola che porta al default una volta che si supera la barriera del 100% del Pil. Quindi gli Stati Uniti possono andare avanti senza problemi. Possono alzare l’asticella di un altro miliardo e tutto va come prima. Fino a quando gli avanzi di bilancio esteri, e
segnatamente della Cina, coprono il debito non c’è problema.
Casomai la sfida del videogame è un’altra. Il debito pubblico Usa, secondo molti osservatori, non è di 14,3 miliardi ma di 20. Vuol dire che il rapporto con il Pil è al 140%. A variare le condizioni è la contabilizzazione dei debiti di Fannie e Freddie, le due megafinanziarie pubbli-
che che operavano nel campo immobiliare. Il governo Usa ha garantito la loro esposizione. Nessuno deve temere per Fannie e Freddie. In base ai criteri di contabilità pubblica si tratta di rischi fuori dal perimetro del bilancio statale. Se tutto filerà liscio nulla esclude che con le due megafinanziarie lo Stato possa ottenere risultati altrettanto lusinghieri di quelli avuti con il finanziamento alle banche. Se la situazione dovesse rovesciarsi, invece, dal videogame sgorgherebbero battaglioni di mostri. In questo senso i disordini in Nordafrica non sono un segnale confortante. La destabilizzazione di aree ricche di petrolio non è mai una bella notizia per le vicende economiche. Meno che mai adesso che il fuoco arde ai piedi dell’Europa. I primi lamenti si sentono. Per esempio la Grecia che chiede l’allentamento dei vincoli connessi al piano di salvataggio varato dalla Ue e dal Fmi. La concessione degli aiuti è stata vincolata ad una serie di condizioni molto severe come le riforme strutturali e il taglio delle spese. Anche il tasso al 5,2%, è giudicato alto. Per un anno i greci hanno manifestato, scioperato e protestato ma il governo è andato avanti. Ora però ad Atene sono stanchi di sacrifici. Il governo vuole un abbattimento dei tassi l’allungamento delle scadenza. Perché la crisi fa male. Ma soprattutto non finisce mai. Come nei videogame.