Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 23/02/2011, 23 febbraio 2011
IL VIMINALE ALLERTA TUTTI I PREFETTI. CASERME E HOTEL PER L’ACCOGLIENZA —
Richiesta urgente a tutte le prefetture italiane per avere l’elenco delle strutture disponibili all’accoglienza degli immigrati. Il notam riservato spedito due giorni fa dal Viminale mostra quale sia il livello di allerta per il possibile arrivo di profughi in fuga dalla Libia. Durante la riunione interministeriale che si è svolta ieri sera a Palazzo Chigi si è parlato di almeno «trecentomila persone che potrebbero giungere in Italia» . Una stima della Lega araba che secondo gli analisti potrebbe anche essere al ribasso. Il ministro Roberto Maroni non nasconde i propri timori. E parla di uno «scenario apocalittico, di fronte al quale l’Italia non può farcela da sola» . Lo dice con chiarezza ai colleghi e al presidente Silvio Berlusconi: «Se rimaniamo isolati, non siamo in grado di affrontare la crisi. L’Europa non può restare ferma di fronte a questa emergenza gravissima» . Una linea condivisa dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti che in giornata aveva ben illustrato i rischi per l’Italia ma più in generale le ripercussioni che la rivolta libica sta già avendo sui colossi industriali del nostro Paese, ma anche su quelli esteri e le conseguenze disastrose per l’andamento delle Borse in tutto il mondo, pur sottolineando come si debba «analizzare globalmente la situazione, valutando anche le manovre speculative che certamente stanno avendo un peso molto consistente» . La Difesa schiera navi e aerei L’assetto è quello di una guerra. Mentre viene confermato lo stato di allerta in tutte le basi aeree, salpano le navi della Marina Militare San Marco, San Giorgio e Mimbelli, cacciatorpediniere lanciamissili. Le regole di ingaggio non prevedono la possibilità di effettuare respingimenti in mare, ma intercettare le imbarcazioni cariche di migranti in acque internazionali può essere utile per coinvolgere nell’assistenza gli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo. Non a caso questa mattina al Viminale Maroni presiederà una riunione con i rappresentanti di Francia, Grecia, Cipro e Malta che precede il vertice previsto per domani a Bruxelles con i ministri dell’Interno dell’Unione Europea» . Nei giorni scorsi Maroni aveva chiesto un finanziamento da 100 milioni di euro. Istanza che rinnoverà domani pur consapevole che non si tratta soltanto di una questione di soldi. Il problema è reperire i posti per alloggiare chi arriva dalla Libia e si aggiunge a chi è in fuga da tutti gli altri Paesi del Maghreb, prima fra tutti la Tunisia, tenendo conto che attualmente i posti disponibili nei centri di accoglienza sono circa 6.000. Stop ai controlli: militari pronti al rimpatrio I servizi di vigilanza sulle coste libiche sono stati definitivamente sospesi. L’intero contingente italiano che si muoveva in coordinamento con le forze di polizia locali è stato trasferito presso l’ambasciata a Tripoli per aiutare il rimpatrio dei nostri connazionali e poi rientrare. Nessuno è in grado di fornire informazioni precise, ma la sensazione è che gli scafisti si siano già riorganizzati e siano in attesa di condizioni favorevoli del mare per far ripartire i viaggi della speranza. È «l’onda d’urto» che l’Italia teme e che potrebbe essere violentissima. L’incubo peggiore è quello degli inizi degli anni 90 con le navi cariche di migliaia di migranti approdati nei porti del sud d’Italia per un viaggio della speranza che si trasformò in esodo. La linea concordata dal prefetto Rodolfo Ronconi, responsabile dell’Immigrazione, con il ministro, prevede di avere la massima capienza. Alberghi, residence, strutture religiose, caserme: gli enti locali e i ministeri si attrezzano preparandosi al peggio. Anche perché Lampedusa è già in emergenza per l’esodo dei tunisini e gli «sfollamenti» ormai quotidiani stanno portando alla saturazione gli altri centri. Una delle strutture individuate dalla Difesa è la caserma Mameli di Milano. E poi c’è un’altra struttura in Emilia Romagna che potrebbe rivelarsi idonea in caso di bisogno. Per i rifugiati 2.000 posti in Sicilia Il piano prevede di separare chi ha diritto all’asilo da chi invece è senza permesso di soggiorno ma non può godere dello status di rifugiato. Per i primi Maroni continua a puntare sul villaggio degli aranci di Mineo, in provincia di Catania, struttura militare dove andrà lunedì mattina per un nuovo sopralluogo con il presidente della Regione Raffaele Lombardo. «Ci siamo fatti portavoce con il ministro ed il suo staff delle sensibilità del territorio — ha dichiarato ieri dopo un incontro al Viminale — il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, e ci è stato assicurato che si tratterebbe di 2.000 persone per un massimo di sei mesi» . Tutte le strutture utilizzate dovranno comunque essere protette da un cordone di militari.
Fiorenza Sarzanini