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 2011  febbraio 23 Mercoledì calendario

L’inchiesta con 83 anni di intercettazioni - Ottantatrè anni. Il tempo ne­cessario, mese più mese meno, per trascrivere una sterminata len­zuolata di intercettazioni telefoni­che e ambientali

L’inchiesta con 83 anni di intercettazioni - Ottantatrè anni. Il tempo ne­cessario, mese più mese meno, per trascrivere una sterminata len­zuolata di intercettazioni telefoni­che e ambientali. Sembra fiction, è la realtà. Ambientata a Gallarate, un tempo considerata con la vici­na Busto Arsizio la Manchester del tessile italiano. Oggi, invece, i para­goni andrebbero fatti con la Chica­go di Al Capone perché non si rie­sce a spiegare in altro modo la sba­l­orditiva proliferazione di intercet­tazioni. Quanti sono i criminali in circolazione in una città che tocca a malapena i cinquantamila abi­tanti? È quel che ci si domanda leg­gendo la lettera, altrettanto attoni­ta, che due consulenti indirizzano alla procura di Busto Arsizio dopo aver ricevuto un incarico al di là delle loro possibilità: trascrivere trecentomila intercettazioni. Un compito sovrumano, anzi no, a fa­re i ragionieri dell’aritmetica giudi­ziaria la coppia stima che occorre­ranno ottantatrè anni circa per por­tare a termine l’impresa. Siano nel 2009 e dunque la sbobinatura, poi sfumata, ci avrebbe portato alle so­glie del ventiduesimo secolo. Incredibile. Ancora di più per­ché l’inchiesta in questione ha un perimetro locale e non sfonderà sulle prima pagine dei giornali na­zionali e delle tv. Una storia, con tutto il rispetto, di provincia, per quanto deprecabile, incentrata sui presunti affari sporchi dell’Uffi­cio tecnico del Comune. Una vi­cenda che porta a una manciata di arresti e che, come tante altre inda­gini, si avvale del supporto prezio­so delle intercettazioni. Già, ma quante sono le telefonate e le con­versazioni captate? Due tecnici, non due sprovvedu­ti ma due professionisti abituati a gestire delicati e complessi incari­chi per conto delle più agguerrite procure d’Italia, ricevono i Cd­rom e i dvd e cominciano a studia­re il materiale. Restano di sasso, fanno e rifanno i loro conteggi, poi prendono carta e penna e inviano una lettera surreale, anche se im­peccabile nelle forme e nei toni, al pm Toni Novik. «A seguito dell’in­carico assunto in data 12 marzo 2009 - è l’incipit - in merito alla ri­cerca e trascrizione di intercetta­zioni telefoniche e ambientali, con la presente, come già anticipa­to verbalmente alla Signoria vo­stra, siamo a rappresentare quan­to segue: abbiamo provveduto a ef­­fettuare una stima del lavoro ri­chiestoci con la conta dei supporti magnetici sui quali sono incise le intercettazioni telefoniche e am­bientali da trascrivere». E i conteggi hanno dato risultati a dir poco sbalorditivi: «Possiamo dire che le conversazioni da trascri­vere, presumibilmente, si aggira­no intorno alle 300.000». Numeri impressionanti, da record della specialità, ribaditi in lettere come negli assegni: «Trecentomila». Un diluvio che i pur scafati pro­fessionisti non sanno come affron­tare. Quella davanti a loro più che un’indagine sembra una parete mai vista. Impossibile da scalare. Come la coppia prova a spiegare nelle righe successive: «Stimando una media di sviluppo di 300 con­versazioni mensili, la stima del tempo da impiegare per lo svolgi­mento dell’incarico si aggira intor­no ai 1000 (mille) mesi». Più di ot­tant’anni. Con la prospettiva di chiudere la monumentale trascri­zione intorno al 2092. Si resta a bocca aperta davanti a queste considerazioni senza pre­cedenti che chiariscono, meglio di tante analisi, tabelle e statistiche cosa siano diventate oggi le inter­cettazioni in Italia. I due malcapita­ti ammettono di «non essere in gra­do di assolvere l’incarico affidato­ci » e propongono, davanti a que­sta valanga che rischia di seppellir­li vivi, una via d’uscita. Che il pm, a quanto pare, individua in una dra­coniana scrematura delle conver­sazioni da portare a processo. Una supersforbiciata per evitare di ri­manere impantanati in un’inchie­sta lunga quasi come la guerra dei Cent’anni. Resta naturalmente la più banale delle domande: quanto è costata questa “valanga telemati­ca”? E rimane quella proporzione in­quietante: trecentomila intercetta­zioni, se i consulenti non hanno sbagliato, per 51mila abitanti. Sei a testa. Neonati compresi. Siamo davvero alle cupe latitudini del­­l’Est europeo in epoca sovietica. E in una qualche scena di un film an­gosciante come Le vite degli altri .