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 2011  febbraio 23 Mercoledì calendario

Dalla chimica allo spirito - La profonda intuizione che sta alla base de «Il sistema periodico» di Primo Levi (Einaudi) è, in un certo senso, talmente banale, tautologica, lapalissiana, da renderla illuminante: l’insieme del mondo, così come di una vita, è costituito dai suoi elementi

Dalla chimica allo spirito - La profonda intuizione che sta alla base de «Il sistema periodico» di Primo Levi (Einaudi) è, in un certo senso, talmente banale, tautologica, lapalissiana, da renderla illuminante: l’insieme del mondo, così come di una vita, è costituito dai suoi elementi. Una verità talmente ovvia e universale da poter essere ugualmente trasmigrata dalla chimica ad un romanzo biografico costruito per frammenti e l’inverso senza che se ne perda in alcun modo la forza. Così ci si continua a chiedere se nel caso la chimica, cioè gli elementi della tavola periodica, siano una metafora degli elementi della formazione umana, professionale e civile del protagonista di questi racconti, oppure il contrario. Qual è il punto di vista di Primo Levi? E’ la domanda: di che cosa ci vuole parlare? Dei gas nobili o dei suoi antenati? L’effetto è che gli elementi del mondo si intrecciano con gli elementi del mondo (fermo restando che il mondo rimane il mondo, per gli elementi vale qualsiasi accezione gli si voglia dare, che siano cioè biografici, letterari, o della materia, chimici), i punti di vista si confondono e la verità, unitamente scientifica e letteraria, viene mostrata in tutta la sua forza. Primo Levi è forse il più chiaro esempio, per il Novecento, di ciò che sosteneva Italo Calvino a proposito della letteratura italiana e della sua vocazione a considerare «l’opera letteraria come mappa del mondo e dello scibile, lo scrivere mosso da una spinta conoscitiva che è ora teologica ora speculativa ora stregonesca ora enciclopedica ora di filosofia naturale ora di osservazione trasfigurante e visionaria». D’altra parte - come se non fossimo più abituati a considerarlo uno scrittore - Dante non descrive forse le meccaniche delle sfere celesti con cui fa funzionare il suo paradiso con un piglio, una mentalità e una scrittura decisamente scientifiche? E nel caso (domanda idiota ma che rende bene la quota del problema): chi è a comandare? Il teologo, l’astronomo, il filosofo o il poeta? Primo Levi ha, in tutti i suoi libri, una spiccata vocazione enciclopedica basata proprio sulla connessione, la confusione o la connivenza, tra lo scientifico e il letterario, cioè tra la struttura e la separazione del mondo, da una parte, e la sua poesia dall’altra. La dottrina (per chi si volesse partecipare al concorso «La Scienza Narrata») è chiara: non considerarle affatto delle discipline differenti. Nel descrivere il passaggio dal mestiere di chimico a quello di letterato Primo Levi ha detto che «l’abitudine a penetrare la materia, a volerne sapere la composizione e la struttura, a prevederne le proprietà e il comportamento, conduce ad un insight, ad un abito mentale di concretezza e di concisione, al desiderio costante di non fermarsi alla superficie delle cose. La chimica è l’arte di separare, pesare e distinguere: sono tre esercizi utili anche a chi ci accinge a descrivere fatti o a dare corpo alla propria fantasia».