Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 23 Mercoledì calendario

Un’odissea globale custodita dai topi - Il tema dell’«Evolution day» di Milano di quest’anno è stato «il viaggio»

Un’odissea globale custodita dai topi - Il tema dell’«Evolution day» di Milano di quest’anno è stato «il viaggio». Abbiamo sentito parlare dei viaggi di famosi naturalisti ed esploratori degli ultimi 250 anni, le cui scoperte hanno molto contribuito allo sviluppo della teoria dell’evoluzione. I loro viaggi furono importanti, perché fecero loro conoscere animali e piante spettacolari e interessanti in tutto il mondo. Ma sia loro sia tanti marinai hanno anche inavvertitamente portato a bordo delle loro navi alcuni animali nocivi, tutt’altro che spettacolari e, almeno apparentemente, non interessanti. Per esempio il topo domestico (Mus musculus). In ogni angolo I topi domestici mangiano il cibo messo da parte dagli esseri umani per sé e per il loro bestiame; vivono nei giacigli degli animali e si trovano in ogni angolo delle abitazioni delle persone e dei loro animali. Non è difficile immaginare come abbiano fatto a finire sulle navi (per esempio nelle scorte di grano, che hanno infestato), né come siano riusciti a propagarsi, una volta approdati a un nuovo insediamento umano in qualche parte del mondo. Muovendosi da un’area d’origine vicina all’India settentrionale, negli ultimi 12 mila anni i topi domestici hanno approfittato di parecchi passaggi offerti loro dagli umani, talvolta a corto raggio e talvolta su distanze molto lunghe, tanto che ora affollano il globo in modo simile ai loro coinquilini umani. I topi domestici possono sembrare soltanto animali nocivi e molto difficili da eradicare. Tuttavia, i miei colleghi e io stiamo cominciando a capire che possono anche avere una storia piuttosto interessante da raccontare (si veda http://www.biomedcentral.com/1741-7007/8/131 per un resoconto completo). Abbiamo scoperto, infatti, che possiamo utilizzare la genetica per rendere conto da dove vengono i topi di una certa area. Per esempio, quelli della Nuova Zelanda sono, perlopiù, geneticamente simili ai topi delle isole britanniche, il che naturalmente ben si accorda con il fatto che gli insediamenti europei in Nuova Zelanda provenivano principalmente dalle isole britanniche (dopo i viaggi pionieristici di James Cook e del suo accompagnatore naturalista Joseph Banks, anche loro raccontati all’«Evolution day»). Ciò che abbiamo scoperto a proposito dei topi domestici europei è particolarmente entusiasmante. Crediamo di poter mostrare che in alcune parti d’Europa i topi furono trasportati dove si trovano adesso già durante l’età del ferro (3 mila anni fa) e in altre parti durante l’epoca dei Vichinghi (1000 anni fa). A quanto sembra, particolari linee genetiche di topi sono state «trasportate» da particolari gruppi umani in particolari periodi. Per esempio, sembra che alcuni popoli del nord-Europa nell’Età del Ferro abbiano trasportato una certa «linea» di topi tra l’Inghilterra, la Francia e la Germania; i Vichinghi norvegesi, invece, avrebbero trasportato altre linee tra la Norvegia, la Scozia, l’Irlanda e le isole Far Oer. Artefatto archeologico Quindi, i topi domestici sono un po’ come un artefatto archeologico, spostato da un luogo all’altro e capace di rivelare che le genti in due specifici luoghi derivano l’una dall’altra oppure se hanno interagito in un dato periodo. Questa ricerca genetica sulle attuali popolazioni di topi domestici ci permette di guardare così ai movimenti passati degli umani, in tutto il mondo e su un ampio arco temporale. Io capisco che i topi siano sgradevoli e che nel corso della storia umana siano stati ospiti scortesi e non invitati. Ma forse, dopotutto, hanno qualcosa da offrirci in cambio del fastidio arrecato: informarci sulla nostra propria storia. Nel contesto dell’«Evolution day» di Milano i topi sono stati, spero, interessanti messaggeri dell’«evoluzione culturale». Difficilmente James Cook e Joseph Banks sull’«Endeavour», o Robert FitzRoy e Charles Darwin sul «Beagle», avrebbero immaginato che i parassiti che mangiavano le loro gallette avessero una tale storia da raccontare!