[M. PIV.], La Stampa 23/2/2011, 23 febbraio 2011
“Quanto siamo intelligenti e quanto idioti?” - Nel gennaio 2010 lo psicologo nordirlandese Richard Lynn interviene sulla rivista «Intelligence» con una tesi provocatoria quanto chiara: «In Italia il Sud è più povero del Nord, perché i suoi abitanti sono meno intelligenti, giacché nel corso della storia i meridionali si sono mescolati con i nord-africani, che sono ancora più stupidi»
“Quanto siamo intelligenti e quanto idioti?” - Nel gennaio 2010 lo psicologo nordirlandese Richard Lynn interviene sulla rivista «Intelligence» con una tesi provocatoria quanto chiara: «In Italia il Sud è più povero del Nord, perché i suoi abitanti sono meno intelligenti, giacché nel corso della storia i meridionali si sono mescolati con i nord-africani, che sono ancora più stupidi». E’ il succo dell’articolo «In Italy, North-South differences in Iq predict differences in income, education, infant mortality, stature, and literacy». Lo racconta il genetista Guido Barbujani, suo cavallo di battaglia per mettere in guardia dalle derive pseudoscientifiche di altri docenti. Così, in occasione di «Evolution Day 2011», Barbujani, nelle vesti dell’avvocato del diavolo, ha smontato pezzo per pezzo, la teoria di Lynn. «Non varrebbe la pena di farci unalezione - spiega Barbujani - non fosse per interrogarci sul perché nel terzo millennio teorie del tutto screditate siano accettate da riviste scientifiche e magari divulgate a un livello più basso, in vetrine come i quotidiani, verso lettori potenzialmente manipolabili da certe bizzarrie razziste». Dunque, perché si scrive ancora di relazioni tra quozienti d’intelligenza - i famosi Iq - e le razze? «Innanzitutto - obietta Barbujani - il quoziente potrebbe non avere alcun senso, considerando che l’intelligenza è una proprietà troppo complessa da ridurre a un numero e anche quello di “razze” è un termine errato, dal punto di vista scientifico, se parliamo della stessa specie, per l’appunto l’uomo». Del resto è 60 anni che l’Unesco - con la «Dichiarazione sulla razza» - ha stabilito l’inesistenza di razze biologicamente diverse. La risposta - spiega Barbujani - è semplice: Lynn è direttore della rivista «Intelligence». Insomma, se la suona e se la canta. Ma l’arringa del genetista si concentra anche sugli errori matematici di Lynn. Lo psicologo - lungi dall’eseguire una sperimentazione - parte dai dati di un programma di monitoraggio della valutazione degli studenti a cura dell’Ocse, secondo cui la media relativa ai risultati scolastici nei 34 Paesi membri è pari a 509. L’Italia si attesta a 511. Seguendo la teoria di Lynn, ci si chiede come facciamo a stare sopra la media, se è vero che metà degli abitanti dello Stivale è imbecille. Barbujani cita anche il principale sostenitore di Lynn, lo psicologo John Rushton dell’Università dell’Ontario, in Canada, che studia le correlazioni tra intelligenza e lunghezza del pene. Anche se «da ridere c’è poco - avverte Barbujani - dato che questi “scienziati” si espongono in prima persona, nuocendo a un onesto dibattito sui temi dell’evoluzione». Storicamente il concetto di intelligenza si è prestato a interpretazioni ora fuorvianti ora strumentali. Nel primo caso ciò è dovuto all’ambizione di aver trattato dinamiche eccessivamente complesse, nel secondo caso l’intelligenza ha fatto da sponda alle ideologie che con la scienza nulla avevano a che fare. «Per riportare il dibattito sul piano scientifico - sostiene Barbujani - si deve approfondire lo studio della genetica dei caratteri complessi». Il Dna ci è venuto spesso in sostegno nella comprensione di dinamiche semplici, là dove un proteina spiega un meccanismo fisiologico. «Tutt’altra cosa - conclude - è studiare la relazione tra genetica e mente, individuando quindi il rapporto tra caratteri genetici e caratteri cognitivi». Una sfida ambiziosa.