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 2011  febbraio 23 Mercoledì calendario

La guerra dei Doria Pamphilj per l’eredità da un miliardo - Non si parlano da anni e stando alla caparbietà dei due, chissà per quanto continueranno

La guerra dei Doria Pamphilj per l’eredità da un miliardo - Non si parlano da anni e stando alla caparbietà dei due, chissà per quanto continueranno. Eppure dividono la stessa “casa”. I due fratelli Doria Pamphilj Jonathan e Gesine hanno messo di mezzo gli avvocati e tutto per un problema, di eredità. La solita buccia di banana dell’aristocrazia: ma quando si parla del futuro che non riguarda solo i discendenti dell’Ammiraglio Andrea Doria, anche la banalità può tingersi di thriller e la domanda: “Chi è l’ultimo erede dei Doria Pamphilj?”, può non apparire oziosa o squisitamente araldica. Una domanda che ha interessato persino Le Monde nella persona di Philippe Ridet che l’ha estesa ai suoi lettori. In gioco c’è il patrimonio immenso (un miliardo di euro) di una delle più antiche famiglie italiane (le prime tracce del nome Doria risalgono all’anno 941). Dopo infiniti rinvii, a fine 2010 il Tribunale di Roma non ha accolto l’istanza di «disconoscimento del certificato di paternità» di Jonathan Doria Pamphilj 47 anni, omosessuale dichiarato, unitosi in matrimonio secondo la civil partnership inglese con il brasiliano Elson Edeno Braga, sui suoi due figli: Emily nata in Kansas e Filippo Andrea in Ucraina, avuti ricorrendo alla fecondazione artificiale, in particolare alla cosiddetta tecnica dell’utero in affitto, intentata dalla sorella Gesine di 46 anni. Lei, regolarmente sposata con l’esperto d’arte romano Massimiliano Floridi (ordinato di recente diacono, insegnante di Vangelo e con facoltà di dare il battesimo) e madre di 4 femmine dai 6 ai 16 anni, ci tiene a sottolinearlo. Il dato singolare in tutta questa vicenda è che i due fratelli in lite sono stati a loro volta adottati dalla mamma Orietta Doria Pamphilj e dal marito Frank Pogson. Orietta era una nobildonna singolare, come molte del suo lignaggio; il suo numero di telefono era sull’elenco, si occupava più di cani ciechi che di beghe salottiere e quando nel 2000 lasciò questa valle di lacrime, i due ex orfanelli si scoprirono unici eredi di un’incommensurabile fortuna: Palazzo Doria a Roma con 100 appartamenti e 50 negozi e uffici affittati e una collezione da capogiro che annovera Tiziano, Caravaggio, Rubens, Lotto, Parmigiano, Velázquez. In tutto circa 650 opere. E poi il Palazzo del Principe a Genova con una tela di Sebastiano del Piombo e arazzi del ‘400. E’ tutto? No perché i principi a volte, rovistando per il palazzo, trovano dell’altro: in cantina, a Genova, il Rubens ritratto dell’infante Ferdinando d’Asburgo, oppure un Merisi che non sapevano d’avere appeso in una delle mille stanze del Palazzo. «Pensate che emozione scoprire di avere “Fuga in Egitto” del Caravaggio», disse candidamente Gesine. Il conflitto tra i due è soprattutto uno scontro di personalità completamente diverse, anche se Jonathan giura che tra loro andava tutto benissimo fino alla sua decisione di diventare padre: «Essendo io stesso un figlio adottato, ho capito quanto sia importante la famiglia», ha detto lui. E lei, di rimando: «Sono contraria alle madri in affitto. I figli hanno diritto ad avere i genitori». E lì che sono emerse, dirompenti, le diversità dei due fratelli. Lui più brioso, in prima fila ai gay pride, giacche viola o a righe gialle, un ristorantino di proprietà a Isla Margarita in Venezuela, feste con orchestre senegalesi e messicane, laurea in storia dell’arte. Il suo compagno Braga è come lui, con la battuta pronta: «Gioco al Superenalotto, dovessi vincere ti ricompro Palazzo Doria», ha detto scherzando sulle traversie giudiziarie. Gesine è una donna semplice, devota, somiglia un po’ alla mamma adottiva, attentissima al patrimonio artistico che possiede. Infatti la sua preoccupazione è quella di salvaguardare il dettato di donna Orietta la quale non voleva assolutamente che il patrimonio fosse spezzettato. Anche perché, vista la torta, oltre ai 6 figli dei due fratelli ora potrebbero avanzare richieste pure le quattro madri surrogate dei due figli di Jonathan. Senza considerare che in Italia affittare un utero è illegale con pericolo galera dai 3 mesi ai 2 anni e multa dai 600 mila a 1 milione di euro. Jonathan tace. Eppure tutti i giorni la sua voce risuona nell’audioguida dei turisti che passeggiano per la Galleria.