Antonio Dini, Il Sole 24 Ore 17/2/2011, 17 febbraio 2011
LA PRIMAVERA DEI TABLET
Sta crollando la torre di Babele delle tavolette, come un castello di carte. Da qui all’estate il numero di tablet presenti sul mercato è destinato a crescere del 500 per cento. E la velocità aumenterà ancora di più a Natale. Già poche settimane fa, al Ces di Las Vegas, erano spuntati più di 45 nuovi modelli di grandi apparecchi "touch". Adesso i grandi produttori stanno accelerando ulteriormente, molto spesso con l’obiettivo di saggiare il mercato: lanciano modelli con caratteristiche sempre più estreme per cercare di segmentare la clientela e incontrare bisogni ancora inespressi, o crearli da zero.
A segnare la strada finora era stata Apple, che un anno fa aveva presentato iPad (arrivato sugli scaffali a Pasqua dell’anno scorso). L’apparecchio voluto da Steve Jobs per qualche mese è stato l’unico sul mercato. Questo vuol dire che, dal punto di vista della clientela, non c’era alcuna segmentazione. Come con la Ford modello T: o prendi quella, oppure nulla.
Tempo poche settimane ed è partita la prima carica dei cloni asiatici. Che cercavano di scimmiottare in maniera truffaldina il design di Apple. E poi, a seguire, sono arrivati i prodotti "seri": quelli realizzati da Samsung, Toshiba e gli altri utilizzando Android, poi i tablet di Hp e adesso quello di Rim (i produttori del BlackBerry). Il mercato è diventato affollato. Scegliere un tablet adesso può essere difficile. È il paradosso della scelta, ci sono fin troppi modelli sul mercato e non si capisce quali sono destinati a sopravvivere, quali a scomparire rapidamente nell’oblio.
Grazie alla concorrenza il posizionamento di Apple ora è diverso: iPad è diventato un apparecchio di fascia alta, trendy, con un ecosistema fortemente integrato, che fa gioco a se stante. Non ha il controllo del mercato come volumi, ma sicuramente come piattaforma: iTunes store è tutt’ora lo standard di settore, sia per i clienti che per gli sviluppatori e fatturato.
A combattere contro Apple c’è la galassia Android: il sistema operativo di Google è agnostico, va su qualsiasi hardware, ma non è ancora del tutto maturo. La maggior parte dei tablet oggi in commercio utilizza infatti la versione 2 di Android, pensata per gli smartphone, e non è chiaro se può aggiornare alla 3 "Honeycomb", quella più adatta a gestire le funzionalità di un tablet moderno. Se si guarda Honeycomb, però, le cose cambiano. Spicca il nuovissimo Samsung Galaxy 10.1 (la dimensione dello schermo di poco superiore a quella di iPad), lo Xoom di Motorola. L’offensiva coreana e statunitense si basa su hardware di alto livello, versioni "due" rispetto ai primi prototipi presentati nei mesi scorsi. Caratterizzati da schermi di qualità notevole, videocamere da 8 megapixel, WiFi rapido.
Schiacciati fra la tribù dell’iPad e quella di Android, c’è tutto un mondo di (piccole) alternative che vorrebbero crescere, acchiappando una fetta di mercato. La più ambiziosa, perché può contare su una base di installato nel mercato dei telefoni intelligenti, è la canadese Research In Motion (Rim). Ha preparato un tablet che fa da estensione al suo BlackBerry, dovrebbe garantire il massimo della sicurezza per chi gestisce la rete e la dotazione tecnologica aziendale e soprattutto fare bene il suo mestiere: gestione della posta, gestione degli allegati, "seriose" attività di business.
Rim non è l’unica ha voler provare una soluzione fatta in casa. Anche il colosso Hp, primo produttore al mondo di Pc, ha deciso che nel settore dei tablet e degli smartphone la battaglia si gioca seguendo altre regole, quelle dettate da Apple. Quindi, vale l’integrazione verticale tra applicazioni, sistema operativo ed hardware. Così, dopo aver acquistato l’agonizzante Palm per 1,6 miliardi di dollari, adesso si lancia con il suo tablet "TouchPad", basato sul sistema operativo webOS. Il sistema è chiuso come iPad di Apple, ma secondo gli strateghi di Hp va bene così. Il futuro di questi apparecchi è di navigare la rete e condividere documenti e contenuti multimediali creati con standard aperti.
La Babele dei tablet è così sempre più grande. Adesso sugli scaffali dei negozi è possibile trovare un buon numero di tablet, prevalentemente basati su Android e con funzionalità abbastanza differenziate, come il Folio 100 di Toshiba, che ha una vocazione spinta per l’intrattenimento casalingo.
La spinta alla segmentazione non accenna a diminuire e rischia di creare problemi ai consumatori perché rende meno "onnivori" gli apparecchi che comprano: macchine non più generaliste ma specializzate in determinati compiti e funzioni, quindi più deboli in altri. Attenzione, quindi, a cosa si sceglie, perché non si può più dare niente per scontato, pena qualche brutta sorpresa.