Giuliano Galletta, Il Secolo XIX 23/2/2011, 23 febbraio 2011
IL PERSEGUITATO DA MAMMA RAI
UNA VOLTA Eduardo de Filippo rispondendo al telefono ad una centralinista della Rai che lo interpellava con un perentorio: «Pronto qui è la tv !», rispose, da par suo, con un fulminante: «Aspetti, le passo il frigorifero». L’elettrodomestico che ha fatto (e rifatto) l’Italia è inesorabilmente parte integrante della nostra vita quotidiana, anche se internet sta lentamente intaccando il suo strapotere. Assodata questa realtà generale è altrettanto evidente che si può vivere anche senza tv. Una scelta che può essere fatta per forza o per vocazione, ma rientra senz’altro nel novero delle possibilità. Tutto questo a rigore di logica, logica che però non trova asilo alla Rai; per l’azienda di viale Mazzini un abbonato è come un diamante: per sempre. Può aver gettato alle ortiche il suo apparecchio e vivere in un eremo, ma il canone lo deve pagare. Da vent’anni non possiede più la tv, ha girato il mondo e ora abita in una cascina senza elettricità, ma la maledizione burocratica non dà tregua a Carmelo Aloisio, 69 anni, meccanico di Ventimiglia. A lui la Rai chiede, non solo il canone del corrente anno, ma un bel po’ di arretrati: 5.000 euro. A nulla sono valsi i tentativi di disdetta, raffiche di raccomandate, persino colloqui presso l’ufficio abbonamenti di Torino. Mamma Rai non molla, mostrando un accanimento degno di miglior causa. «Mi sento perseguitato» si sfoga Aloisio. Difficile dargli torto.