Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 22 Martedì calendario

SCUOLA, L’ITALIA DIVISA IN DUE: AL NORD RIMONTANO I TECNICI

Liceo scientifico al top delle preferenze. Sezioni musicali e coreutiche da tutto esaurito. Classico in crisi. Liceo linguistico e quello delle scienze umane in rapida ascesa. Istituti tecnici e professionali in ripresa, ma quasi solo al Nord. Mentre al Sud lo scollamento fra territorio, enti locali e scuola spinge le classi più alte verso i licei e i ragazzi deboli, nel peggiore dei casi, verso l’abbandono (ogni anno in Italia in 120mila giovani lasciano gli studi superiori). È il quadro che emerge dalle iscrizioni che si sono chiuse pochi giorni fa. Dati ufficiali ancora non ce ne sono, ma dagli addetti ai lavori si apprende che l’avvio della riforma delle superiori, partita a settembre, ha scardinato antiche consuetudini e spostato l’asse delle preferenze nella scelta degli indirizzi. Per anni il Classico è stato il liceo per eccellenza, ora sta tornando ad essere una scuola di nicchia. Scalzato dall’appeal dello Scientifico che garantisce competenze più attuali e utili per università e mondo del lavoro. Stessa musica per il Linguistico e il Liceo delle scienze umane a indirizzo economico-sociale che vanno bene. Per i Tecnici e i Professionali comincia la rimonta, ma il paese si spacca: al Nord c’è la ripresa più netta, come dimostra la valanga di dati che le scuole stanno girando alla Confindustria. «Tutta l’area tecnologica sta avendo un incremento nelle regioni del Nord- spiega Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria-, la sensazione è che ci sia un exploit delle scienze applicate. Certo i licei restano la scelta privilegiata, ma, laddove ci sono stati incrementi di iscrizioni rispetto al 2010, le famiglie hanno premiato le scuole di eccellenza che, nei territori più industrializzati, spesso sono quelle tecniche. Stanno guadagnando iscritti gli indirizzi che offrono prospettive di lavoro». Per fare alcuni esempi, a Varese l’Istituto tecnico Newton ha raddoppiato le “matricole” in meccatronica ed elettronica, all’istituto tecnico Buzzi di Prato le nuove leve sono passate da 270 a 365, al Volta di Lodi il Liceo delle scienze applicate segna un +62%. In Lombardia hanno già reso noti i dati ufficiali: il 42% sceglie il liceo, con netta preferenza per lo Scientifico, il 40% ha optato per indirizzi tecnico-professionali. Per capire come è cambiato il vento basta guardare a un dato: ci sono 3.700 iscritti al Classico e altrettanti al percorso professionalizzante organizzato dalla Regione dal titolo “Operatore del benessere”. La ceretta se la batte con la lingua di Cesare. Nella Capitale Scientifico superstar come nel resto d’Italia, il Classico cala. «Nella mia scuola ho cinque indirizzi liceali- spiega Emilio Fatovic, rettore del Convitto nazionale Vittorio Emanuele II di Roma - e lo Scientifico stravince: se sommiamo gli iscritti del Classico con quelli del classico europeo non arriviamo al dato dello scientifico che da noi ha anche una sezione con il cinese dove abbiamo avuto 100 domande per 25 posti. Ormai le famiglie e i ragazzi pensano al futuro, fanno scelte solide. Anche per il Liceo coreutico siamo pieni». Al ministero sono arrivate domande per l’apertura di 34 nuove sezioni di musicale e 9 di coreutico. Ne saranno autorizzate 3 e 5. Tanto che, per ora, in attesa di capire a quali scuole saranno concesse le sezioni di nuova attivazione le richieste vengono accettate con riserva. La nota più dolente delle iscrizioni appena concluse è la spaccatura Nord-Sud: al Meridione la scarsa attività degli enti locali per favorire il dialogo impresa-scuola e la crescente disoccupazione fanno arretrare istituti tecnici e professionali. «Le Regioni del Nord hanno una lunga storia concreta di azioni positive messe in campo con il tessuto territoriale- commenta Cecilia Pirolo, preside dell’istituto Romanazzi di Bari- al Sud questo non c’è. Il che si somma ad un tessuto lavorativo più povero. I ragazzi o corrono nei licei o si disperdono, bisogna lavorare di più per aiutarli a cambiare testa, a coltivare l’idea dell’imprenditorialità».