Alessandro Dall’Orto, Libero 20/2/2011, 20 febbraio 2011
«HO RECITATO CON EDUARDO E TOTO MA MI MANCA TANTO BOMBOLO»
Libri antichi, vecchi copioni teatrali ingialliti, locandine, recensioni, fotografie. Enzo Cannavale, questa camera è meravigliosa.
«Chistu è il mio studio, qui passo le giornate. È la stanza che chiamo “fu Napoli”. Guardi quel libro, legga la data: 1864».
Materiale storico.
«Sto cercando di riordinare tutto, catalogare. Ogni giorno viene un ragazzo polacco per aiutarmi a mettere apposto, ma il problema è che chill’ si mette a leggere. E non facciamo niente».
Cannavale, a parte sistemare l’archivio cosa fa ora?
«Niente, mi riposo: ho concluso la carriera. Ormai ho 83 anni. Godo la casa. Sono sempre stato pigro, ora non guido e non esco quasi più. Anche perché se esci dove vai? Devi scansarti quando cammini».
E gli amici la vengono a trovare?
«No, ma non perché non vogliono».
E perché allora?
«Perché nun ce stannò cchiu’! Sono morti».
Ops. Enzo, la tv la guarda?
«Poco. Ho visto o’ Festivàl di Sanremo, ma nun me piace. Una volta le canzoni erano scritte dai poeti. Ora dai parolieri. E nun ce capìsc’ niente».
Film ne vede?
«Qualcuno. Sa quale è il mio programma preferito? Geo & Geo. Adoro la natura, amo gli animali».
Torniamo a lei. Le manca il teatro?
«Ho nostalgia della compagnia, delle tournée. Sa, ho iniziato a recitare che ero ragazzino».
Facciamo subito un salto indietro al piccolo Vincenzo Cannavale. Detto Enzo.
«Nasco a Castellammare di Stabia il 5 aprile 1928, primo di quattro fratelli».
Quando il contatto con il palcoscenico?
«Subito. Vado a scuola dalle suore e ci fanno recitare. Al debutto con la Filodrammatica devo dire: “Sia lodato Gesù e Maria”. È il mio momento, parlo e tutti si mettono a ridere. Il regista, incazzato, mi chiama: “Enzo, ma che hai detto?”. “E che ho detto? La battuta prevista: sia lodato Gesù e Maria”. Scuote la testa: “Tu non potrai mai fare l’attore drammatico. Sei un comico”».
Grande previsione. E grande carriera: lei inizia con Eduardo De Filippo.
«Leggo un annuncio sul giornale, c’è un concorso e cercano giovani attori per una commedia. Mi presento e De Filippo nun ce stà. Chi lo sostituisce mi ascolta e poi mi liquida con: “Le faremo sapere”. Penso che sia andata male e torno a lavorare».
Che lavoro fa in quel periodo?
«Impiegato delle poste. Guardi la faccia, nun se vede?”».
Buona questa. Ma la chiamano.
«Ricevo una lettera, mi convocano per un provino finale. C’è Eduardo e non mi escono le parole. Alla fine lui si complimenta con tutti, ma spiega che deve scegliere solo uno di noi. E indica me».