Armando Torno, Corriere della Sera 22/02/2011, 22 febbraio 2011
BISTURI E LIFTING: VA IN RETE LA CHIRURGIA DEL ‘500
All’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna è conservata una delle più importanti biblioteche di testi antichi di medicina. Nel 2008 la Bbc ha ripreso alcuni libri per un documentario sulla storia della chirurgia e non pochi scienziati di ogni parte del mondo la visitano regolarmente. Tale raccolta non è aperta al pubblico, per accedervi occorre prenotare. Si tratta della collezione di Vittorio Putti, direttore dell’ospedale dal 1912 al 1940, anno della sua morte. Questo insigne ortopedico raccolse 1.158 libri antichi tra i più pregiati e introvabili, acquistandoli dai sommi antiquari dell’epoca a New York (Morgan) o a Londra (Goldschmit), a Vienna (W. A. Heck) o a Parigi (Arthur Lauria). Ci sono, tra l’altro, 17 manoscritti, 66 incunaboli e 238 cinquecentine di argomento medico-scientifico. Tale patrimonio tra non molto sarà disponibile in rete. Nell’ambito del progetto Genus Bononiae, si sta organizzando una biblioteca online con opere uniche. Ma i dettagli si conosceranno in aprile, quando Fabio Roversi Monaco — presidente della Fondazione Carisbo, ex rettore e mente dell’iniziativa— presenterà l’operazione.
Tra i testi, ecco di Georg Bartisch l’Opthalmodouleia (Dresda 1583), una delle 3-4 copie al mondo che si conoscano colorate a mano, con 85 figure a piena pagina (una tavola, è la prima a sinistra). È uno dei primissimi libri di oculistica stampati, in cui viene però introdotto l’uso innovativo ed efficace di lembi movibili e sovrapponibili per mostrare le sezioni del cervello o dell’occhio. In queste pagine si leggono i pionieristici rimedi per la cataratta o i diversi trattamenti per altre patologie della vista; una parte è dedicata allo strumentario chirurgico. Poi, per fare un altro esempio, c’è di Gaspare Tagliacozzi — professore a Bologna, medico di fama europea nella seconda metà del ’ 500 — il primo libro di chirurgia plastica: De curtorum chirurgia per insitionem nella stampa pirata di Meietti, uscita a Venezia nel 1597 (il medesimo anno della regolare edizione Bindoni). Fa parte della tiratura allora sequestrata, è rarissimo. In esso ci sono 22 xilografie che mostrano la tecnica per ricostruire parti del volto— in particolare il naso, ma anche labbra e orecchie— mediante innesto; c’è lo strumentario.
Tagliacozzi sollevava un lembo della pelle del braccio del paziente e lo suturava alla regione nasale, immobilizzandolo con l’arto sulla testa per circa tre settimane, sino a quando non attecchiva. Poi il lembo veniva separato dal braccio e forgiato sul naso, grazie all’ausilio di apposite mascherine.
Armando Torno