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 2011  febbraio 22 Martedì calendario

UNA TAGLIA PER TROVARE CHI HA UCCISO A FIRENZE LE CUGINE DI EINSTEIN —

«Finalmente. Sono contenta che si cerchi quel soldato» , dice Lorenza Mazzetti: «Era giovanissimo, avrà avuto diciott’anni: secondo me, è ancora vivo. Si staccò dal gruppo dei nazisti. Ci chiuse nella stanza di sopra. Puntava il fucile e intanto tremava. Rimase con noi un’ora, mentre quegli altri interrogavano la zia e le cugine. Quando le portarono giù, e fecero il loro lavoro e bruciarono tutto, lui scoppiò a piangere. Era traumatizzato. Si era dissociato. Ho passato la vita a chiedermi come si chiamasse. E perché non ce la fece a eseguire l’ordine. Ora faranno un appello alla tv tedesca. Offriranno anche cinquemila euro a chiunque dia informazioni su di lui, sul suo comandante. Le donne Einstein non erano ebree: furono uccise per vendetta, dietro un ordine preciso. Di chi, in 66 anni non ce l’ha spiegato nessuno» . Cinquemila euro per sapere. Chi, il giorno prima della ritirata tedesca dalle campagne di Firenze, mandò la Wehrmacht alla Villa del Focardo per arrestare il cugino ingegnere di Albert Einstein e, non trovandolo, a massacrare la moglie e le due figlie? E perché, su quell’eccidio, gli Alleati imposero il top secret? Lorenza Mazzetti ha dedicato un libro (Il cielo cade), un film (con Isabella Rossellini), un’esistenza ai suoi fantasmi: a suo zio Robert Einstein, che s’era nascosto nei boschi di Rignano, vide da lontano la villa in fiamme e, un anno dopo, si suicidò per il rimorso; a sua zia Nina Mazzetti e alle cugine Luce e Annamaria, che pagarono il cognome e la parentela con un genio che Hitler, forse, detestava più d’ogni altro ebreo; alla carneficina da cui si salvò, Lorenza con altre cugine adottive, solo perché non era una Einstein. «La famiglia Einstein offre una taglia per avere notizie sugli assassini» , ha titolato ieri un giornale israeliano, andando a cercare per Gerusalemme improbabili discendenti. «La famiglia non c’entra — precisa Lorenza, 82 anni, che è stata pure assistente di Zavattini —. Sarà una trasmissione tv del mercoledì, Deutsche Kriminal, a proporre una ricompensa. Un ultimo tentativo, che naturalmente approviamo, prima che i magistrati tedeschi chiudano l’inchiesta» . C’è ancora, un’inchiesta. Fino a qualche anno fa ce n’erano due: in Germania e in Italia. La Procura militare della Spezia l’aprì quando il massacro della famiglia Einstein rispuntò fra i 695 fascicoli nell’ «Armadio della vergogna» : l’archivio in cui erano rimasti nascosti, top secret e ignorati fino a metà anni ’ 90, i misteri di molti eccidi, da Sant’Anna di Stazzema alle Fosse Ardeatine. Secondo alcuni storici, su quella strage del 3 agosto 1944 non c’è granché da scoprire: fu opera del 104 ° Panzergrenadier, un rastrellamento feroce come altri, aggravato da un desiderio di vendetta (il giorno dopo, in giardino fu trovato un biglietto: «Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei» ). «Io credo ci sia dell’altro — dice Lorenza Mazzetti —. Per esempio una lettera del 17 settembre ’ 44, spedita ad Albert Einstein da un suo ex allievo, Milton R. Wexler, maggiore americano della Quinta armata, che lo scienziato aveva pregato d’indagare. Si legge: "Mio caro dottor Einstein, mi spiace che la censura non mi permetta di dilungarmi sulla tragedia che mi è ben nota...". Wexler lo spiegò: la censura non gli permetteva di raccontare nulla, perché l’ordine di uccidere gli Einstein era venuto da qualcuno in Germania che non si poteva rivelare. Qualcuno che in quel momento stava trattando con gli Alleati. E che non si poteva mandare a processo. Penso che la verità non vada cercata a Berlino: è da Washington che devono parlare» . La taglia via tv, per quanto simbolica, potrebbe aiutare: «I soldi sono un buon metodo — concorda Efraim Zuroff, il cacciatore di nazisti del Centro Wiesenthal di Gerusalemme —. Quando cercavamo Schwannberger, il macellaio della Polonia, bastò offrire...» . La stampa israeliana parla di nuove prove emerse nel 2007, qualche elemento che può permettere di risalire ai boia delle Einstein: «Arrivarono con l’idea d’uccidere — è sicura Lorenza —. Non avevano da fare altro, gli inglesi erano già dietro la collina. Quel soldato tedesco... Qualcuno ci dica chi era, e troveremo la verità» .
Francesco Battistini