Giulia Crivelli, Il Sole 24 Ore 22/2/2011, 22 febbraio 2011
NELLA VETRINA MILANESE BUSINESS DA OTTO MILIARDI
Le premesse perché la settimana della moda milanese che inizia domani sia un successo, questa volta ci sono proprio tutte. La formula "allungata" è stata sperimentata nel settembre scorso: le sfilate e presentazioni sono distribuite in modo equilibrato lungo sette giorni, con nomi "imperdibili" nel primo e ultimo giorno. Uno stratagemma copiato dalla settimana della moda francese che costringe, di fatto, anche chi ha fretta di lasciare Milano per Parigi, come si dice da anni capiti ad Anna Wintour potente direttore di Vogue America, a fermarsi per l’intera manifestazione, contribuendo a far marciare a pieno ritmo l’indotto di alberghi e ristoranti che ruota intorno alla moda.
«L’auspicio è che questo calendario resti praticamente fisso, proprio come fanno in Francia. Così vinciamo tutti – dice Mario Boselli, presidente della Camera della moda –. I grandi stilisti hanno la giusta visibilità, ma anche i meno noti e gli emergenti. Lo stesso vale per chi non sfila ma presenta in showroom. E poi, con sette giorni di calendario si corre un po’ meno, si ha il tempo di vedere piccole realtà del made in Italy e, cosa non meno importante, di apprezzare quello che Milano può offrire dal punto di vista culturale. E a questa tornata l’offerta sarà particolarmente ricca».
I numeri elaborati dalla Camera di Commercio dimostrano la centralità di Milano per il comparto: si calcola che nel 2010 sia nata circa un’impresa al giorno (342 in totale, per la precisione). Una nuova azienda su cinque ha un titolare con meno trent’anni e oltre la metà è guidata da una donna. Il settore fattura da solo quasi 8 miliardi di euro e dà lavoro a circa 45mila addetti. Il comparto della moda e del design milanese, compreso il commercio al dettaglio, produce una ricchezza di oltre 13 miliardi di euro annuali, il 13% del dato nazionale. E se consideriamo i soli studi di design moda e design industriale milanesi (pari al 12% del totale italiano) il peso del fatturato sale al 61%.
Ma anche lo scenario macro è decisamente buono: secondo i dati elaborati dalla Camera della moda (Fashion Economic Trends), dopo la crescita registrata nel 2010 (+6,5%), nel 2011 il fatturato dell’industria italiana della moda (tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria, calzature) raggiungerà i 65,013 miliardi, in aumento dell’8% rispetto al 2010. «C’è aria di ottimismo, la crisi del 2008 e 2009 ha avuto come effetto positivo una sorta di presa di coscienza da parte di tutti, stilisti compresi, che non c’era più tempo da sprecare in piccole o grandi rivalità, che facevano il gioco di altre capitali della moda, Parigi in testa – aggiunge Boselli –. Anche il Comune di Milano ha rafforzato il suo impegno, sia come aiuto organizzativo sia come disponibilità di spazi. La novità di questa edizione sarà la tensostruttura allestita in piazza Duomo, che ospiterà sette, otto sfilate che potranno essere viste anche da chi passa per caso, o magari apposta, lì davanti. È un modo per aprirsi davvero alla città, che non deve più vivere queste settimane come un male necessario ma, se possibile, come una festa».
A chi accusa la moda di essere comunque troppo chiusa, elitaria (le sfilate restano eventi a ingresso molto ristretto), rispetto al design, Mario Boselli risponde: «Il Salone del mobile viene organizzato una sola volta all’anno e dura cinque-sei giorni (quest’anno sarà da martedì 12 a domenica 17 aprile, ndr). Le settimana della moda sono quattro all’anno, per un totale di 22 giorni: dobbiamo distribuire le nostre energie su un arco di tempo molto più lungo, non possiamo pensare di avere la stessa intensità della settimana del design».
Già da oggi, comunque, la città cercherà di accogliere il popolo della moda, centinaia di buyer e circa 2mila giornalisti da 37 paesi (un numero superiore a quelli accreditati per la notte degli Oscar che si terrà a Los Angeles domenica 27 febbraio). Le sfilate in calendario sono poco meno di 80, cui si aggiungono le presentazioni in show room. In passerella si vedranno le collezioni per il prossimo autunno-inverno, perché la moda – altra differenza rispetto al design – si mette in mostra con mesi di anticipo, creando un possibile effetto di straniamento per i non addetti ai lavoro. Ecco perché la Camera della moda ha deciso di allestire due maxi schermi, in piazza San Babila e piazza Cordusio, sui quali scorreranno le immagini delle sfilate del settembre scorso, in cui si vedevano abiti e accessori che solo ora hanno cominciato a invadere le vetrine dei negozi. Un’idea già sperimentata a New York, che Milano ha saggiamente deciso di copiare.