Tommaso Labate, il Riformista 22/2/2011, 22 febbraio 2011
«IO, ROBERTO E LA SINISTRA A SANREMO»
Definisce il Rubygate «agghiacciante», sostiene che il Pd «è un partito dell’Ottocento» e soprattutto scandisce: «Dopo il Palasharp e le manifestazioni delle donne, la vittoria di Roberto al Festival di Sanremo è un altro segnale della riscossa di quell’Italia che vuole voltare pagina e lasciarsi alle spalle i danni del berlusconismo. L’inizio della controrivoluzione, insomma».
Daria Colombo, giornalista, scrittrice (il suo primo romanzo Meglio dirselo, uscito l’anno scorso per Rizzoli, ha appena vinto il Premio Bagutta), intellettuale, fondatrice del movimento dei Girotondi e, da ultimo, moglie di Roberto Vecchioni, affida al Riformista i “dietro le quinte” del Festival, il tentativo di censura della Rai sul pezzo del marito e il suo sorprendente attacco alla sinistra radical-chic.
Colombo-Vecchioni. La sinistra snob che sbanca Sanremo.
La scelta di Roberto di partecipare al Festival è anche un’operazione culturale. La sinistra con la puzza sotto il naso, quella snob e quella dei cantautori “impegnati”, non può più permettersi di stare lontana dalle masse. Non possiamo più lasciare alla destra il festival di Sanremo o Amici.
Cantautori impegnati, sinistra con la puzza sotto il naso. Sembra il ritratto di lei con suo marito.
Infatti la mia è anche un’autocritica. A me stessa, ai vari De Gregori e anche a mio marito. Se vogliamo cambiare questo paese, non possiamo rinchiuderci solo nei luoghi - anche televisivi - che riteniamo “colti”, lasciando il resto del campo a Berlusconi. Siamo noi che dobbiamo andare dal popolo, non il contrario.
Come a dire, Bersani dovrebbe andare dalla De Filippi, non da Saviano.
Deve andare da entrambi. Non solo dal secondo, come ha fatto.
Parentesi, perché il principale partito d’opposizione non le piace?
Non si può andare avanti coi partiti di stampo ottocentesco.
Pensa che il Pd sia un partito dell’Ottocento?
Sì. E Bersani, che ho appoggiato alle primarie, m’ha deluso.
Forse preferisce Vendola? O Renzi?
Neanche loro mi convincono. Devo dire però che m’ha sorpreso positivamente D’Alema. Dopo la sua apertura alla società civile gli ho mandato un messaggio.
La fondatrice dei Girotondi che plaude a D’Alema. Un po’ strano, non trova?
I girotondini m’accusavano perché sostenevo che bisognasse allearsi coi partiti, i partiti ce l’avevano con me perché ero girotondina. L’idea di fare volontariato politico m’ha dato soltanto problemi.
Chissà se Nanni Moretti è stato contento per la vittoria di Vecchioni a Sanremo.
Nanni? Non lo sento da un bel po’.
Torniamo al Festival. Davvero pensa che la vittoria di suo marito può rappresentare un altro momento della riscossa contro il berlusconismo?
Anche grazie a Morandi, che l’ha convinto a partecipare, Roberto ha rotto il ghiaccio con quel tipo di palcoscenico. E ha vinto soprattutto grazie a Chiamami ancora amore, una canzone bellissima con un testo bellissimo. Ma questo è stato anche il trionfo di una persona pulita, sempre coerente con le sue idee, che non è scesa a compromessi.
C’è stato da scendere a compromessi, per salire sul palco dell’Ariston?
Gli avevano chiesto di cambiare alcune parti del testo. «Chi ha vent’anni e se ne sta a morire / in un deserto come in un porcile», ad esempio. Mio marito, ovviamente, non ci pensava nemmeno a modificare il pezzo. Piuttosto avrebbe abbandonato il Festival. Poi Morandi ha mediato e tutto è andato per il verso giusto.
Insomma, Vecchioni che vince Sanremo è il segnale dell’Italia che vuole cacciare Berlusconi.
È uno dei segnali, insieme al Palasharp e alle manifestazioni delle donne. È la riscossa di un popolo che non ne può più. Ma questa, e la prego di evidenziarlo, è la mia idea.
Qualcuno potrebbe voler strumentalizzare questa vittoria. La sinistra, per esempio...
Roberto ha già detto che lui fa il poetastro, non il politico. L’avevano già chiamato Ballarò e Annozero. Ha declinato entrambi gli inviti.
Solo la sinistra ha gioito della vittoria di Vecchioni?
Filippo Rossi (direttore del webmagazine finiano di Farefuturo, ndr) s’è commosso. Per non parlare di altri artisti in gara...
Vabbè, quelli di sinistra.
Macché. Anche Al Bano, prima della fine, ha detto dietro le quinte che Roberto meritava di vincere. Ci ha invitati nella sua tenuta di Cellino San Marco. Vede, abbiamo colto questo momento storico. C’è un’Italia che non s’è arresa alla cultura berlusconiana, all’idea che ci siano giovani donne pronte a tutto pur di ottenere subito soldi, successo e visibilità.
Il Rubygate in un aggettivo.
Agghiacciante.
A Milano c’è un’«affittopoli» che imbarazza anche un pezzo di sinistra.
Io, a casa di Cinzia Sasso (la compagna di Giuliano Pisapia, ndr), ci sono stata. È un appartamento, come dire, molto modesto. Temo che la macchina del fango di cui ha parlato Saviano sia in azione.