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 2011  febbraio 21 Lunedì calendario

RICHARD WAGNER, SVOLTE PERICOLOSE

RICHARD Wagner antisemita ante litteram? Anticipatore delle folli teorie di Hitler sulla soluzione finale del problema ebraico? Lo sostiene lo studioso Nicola Montenz in Parsifal e l’Incantatore (Archinto, 304 pagine, 16 euro), bel saggio uscito in questi giorni sul talentuoso compositore, amato dai melomani di tutto il mondo (ma bandito in Israele) e di cui nel 2013 si celebrerà il bicentenario della nascita.
Il ritratto intimo, musicale e politico di Wagner e della sua leggendaria amicizia con il giovane re di Baviera Ludwig II, non è affatto edificante. Negli anni Sessanta dell’Ottocento il musicista tedesco, un passato da anarchico rivoluzionario al fianco di Bakunin, poi convertitosi agli ideali dell’aristocrazia conservatrice e infine assurto a vate dell’Impero tedesco (Karl Marx lo sbeffeggiò coll’appellativo di “musicante di Stato”), nel mentre componeva opere meravigliose come l’Anello del Nibelungo, Die Walküre e Tristano ed Isotta, come era già noto idolatrava le tesi del Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane del conte francese Joseph Arthur de Gobineau e a sua volta vergava e pubblicava testi violentemente antisemiti. Peraltro era cinico ed egoista anche nei rapporti d’amore e di amicizia, tanto da abbandonare la prima moglie al suo destino e da prendersi come amante e poi come consorte Cosima Listz, figlia del celebre pianista, nonostante fosse sposata con il suo miglior amico e finanziatore, Hans von Bulow.
Montenz argomenta la sua tesi citando tra l’altro uno dei diversi saggi razzisti scritti dal compositore tedesco, Il giudaismo nella musica, in cui Wagner auspicò una particolare forma di redenzione per gli ebrei: lo sterminio. Non c’è quindi da stupirsi che Hitler lo innalzasse ad icona del Terzo Reich, parlando di lui nella sua autobiografia Mein Kampf come di un modello culturale e politico, utilizzando le sue composizioni (in particolare I maestri cantori di Norimberga, nel quale si esalta la purezza tedesca) come roboante colonna sonora dei congressi nazisti in Baviera e appropriandosi del mito germanico wagneriano della tetralogia dei Nibelunghi.
Le accuse di antisemitismo a Wagner sono state confermate pochi giorni fa, in un incontro pubblico della Giornata della Memoria a Milano, dal suo pronipote Gottfried Wagner, classe 1947, studi storici e filosofici, allievo di Weill e Brecht a Vienna, che vive da tempo in Italia a Cerro Maggiore e qualche anno fa ha firmato una discussa autobiografia, Il crepuscolo dei Wagner (il Saggiatore), tradotta in sei lingue, che gli è costata la rottura dei rapporti con la famiglia. “Uno dei motivi per cui l’ho scritta - ha detto - è il mio impegno per la verità sull’antisemitismo di Richard Wagner nella sua vita e nella sua opera, e sul legame tra la sua ideologia e Hitler”.
Wagner jr, intervistato da Gad Lerner, ha affermato che la macchina da scrivere e i fogli su cui è stato scritto il Mein Kampf di Hitler sarebbero stati forniti dalla nonna Winifried, “nazista militante come mio padre e mio zio”. E ha raccontato di aver fondato per questo motivo l’associazione denominata Post-Holocaust Dialogue Group, assieme ad Abraham Peck, figlio di ebrei sopravvissuti dai lager, con l’intento di far incontrare i discendenti delle vittime della Shoah con quelli dei carnefici. “I Wagner sono stati complici di Hitler. E Richard Wagner è stato un modello importante per il Fuhrer”.